L'intervista

Salario minimo, l'IRE: «Nessun effetto di sostituzione»

L'Istituto di ricerche economiche dell'USI ha confermato l'impatto positivo della misura sull'economia ticinese - Il direttore Mario Jametti: «Alcuni settori sono diventati più attrattivi»
© CdT / Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
26.06.2024 19:30

Il Consiglio di Stato ha presentato il messaggio sulla valutazione dell’impatto del salario minimo sul mercato del lavoro ticinese. Lo ha fatto basandosi anche sull'esito dello studio realizzato dall'Istituto di ricerche economiche (IRE). Ne abbiamo parlato con il direttore dell'IRE Mario Jametti.

Il rapporto realizzato dall’Istituto di ricerche economiche (IRE) ha analizzato gli effetti dell’introduzione del salario minimo sul mercato del lavoro e sull’economia ticinese. Con quali conclusioni?
«Direi che le conclusioni sono molteplici. Le nostre stime indicano che dopo l’introduzione della legge (LSM), il salario orario è aumentato in maniera significativa per i lavoratori maggiormente sotto la soglia, mentre l'effetto sui redditi è positivo ma significativo solo per i lavoratori stranieri. In più, l’effetto non sembra essere stato accompagnato da una diminuzione delle ore settimanali lavorate.​ Un risultato a nostro avviso interessante è che lo studio ha rilevato un effetto positivo del salario minimo sull’ingresso nel mercato del lavoro ticinese da parte di lavoratori svizzeri, in particolare nell’industria manifatturiera, suggerendo una potenziale maggiore attrattività di queste attività per lavoratori di nazionalità svizzera. I nostri risultati devono comunque essere interpretati con un po’ di cautela, in ragione di alcuni limiti legati ai dati a disposizione e soprattutto per il periodo abbastanza breve di analisi».

In che modo è stato possibile stabilire che il salario minimo impatta positivamente sull’economia?
«Nel rapporto abbiamo combinato due approcci, uno descrittivo e altro "controfattuale". Il primo ci permette di avere una visione più generale sull’andamento dell’economia, per esempio sull’andamento della disoccupazione, ma non permette di “isolare” l’effetto della LSM da altri fattori, per esempio l’andamento della congiuntura. Il secondo, invece consiste nel confrontare ciò che è accaduto dopo l'introduzione del salario minimo (la situazione reale) con ciò che si suppone sarebbe accaduto se il salario minimo non fosse stato introdotto (la situazione ipotetica). Questo paragone aiuta a determinare meglio se ci sono stati cambiamenti imputabili alla LSM, ma limita i margini da considerare, per esempio l’effetto sui salari, i redditi o la probabilità d’entrata sul mercato di lavoro».

La vostra analisi ha messo in luce aspetti critici?
«La criticità più importante dello studio è che l’analisi si concentra su un periodo breve dopo l’introduzione della LSM. Questo anche in ragione del fatto che l’economia Ticinese si è mostrata resiliente, fino adesso, anche di fronte agli impatti negativi, come la guerra in Ucraina e l’inflazione. Un limite dell’analisi controfattuale è la difficoltà di generalizzazione per tutti i settori dell’economia. Solamente con i dati che avremo a disposizione nel futuro potremo far fronte a queste criticità».

Quali sono invece gli aspetti maggiormente positivi introdotti dal salario minimo?
«La LSM ha aumentato i salari e, in minor grado, i redditi dei lavoratori che si trovavano sotto la soglia del salario minimo. Questo senza impattare maggiormente l’occupazione e le ore di lavoro.  Notiamo anche l’effetto positivo registrato sulla probabilità di entrata nel mercato del lavoro da parte di lavoratori svizzeri. Infine, i nostri risultati suggeriscono che a beneficiare dell’aumento salariale siano state tutte le classi di salario attorno al salario minimo, non unicamente quelle inferiori, con ricadute positive (“ripple effect”) anche sui salari superiori a quello previsto dalla di legge».