Salario minimo, l'IRE: «Nessun effetto di sostituzione»
Il Consiglio di Stato ha presentato il messaggio sulla valutazione dell’impatto del salario minimo sul mercato del lavoro ticinese. Lo ha fatto basandosi anche sull'esito dello studio realizzato dall'Istituto di ricerche economiche (IRE). Ne abbiamo parlato con il direttore dell'IRE Mario Jametti.
Il
rapporto realizzato dall’Istituto di ricerche economiche (IRE) ha analizzato
gli effetti dell’introduzione del salario minimo sul mercato del lavoro e
sull’economia ticinese. Con quali conclusioni?
«Direi che le conclusioni sono molteplici. Le
nostre stime indicano che dopo l’introduzione della legge
(LSM), il salario orario è aumentato in maniera significativa per i lavoratori
maggiormente sotto la soglia, mentre l'effetto sui redditi è positivo ma
significativo solo per i lavoratori stranieri. In più, l’effetto non sembra
essere stato accompagnato da una diminuzione delle ore settimanali lavorate. Un risultato a nostro avviso interessante è che lo studio ha
rilevato un effetto positivo del salario minimo sull’ingresso nel mercato del
lavoro ticinese da parte di lavoratori svizzeri, in particolare nell’industria
manifatturiera, suggerendo una potenziale maggiore attrattività di queste
attività per lavoratori di nazionalità svizzera. I nostri risultati devono comunque
essere interpretati con un po’ di cautela, in ragione di alcuni limiti legati
ai dati a disposizione e soprattutto per il periodo abbastanza breve di analisi».
In
che modo è stato possibile stabilire che il salario minimo impatta
positivamente sull’economia?
«Nel rapporto abbiamo combinato due approcci, uno descrittivo e altro "controfattuale". Il primo
ci permette di avere una visione più generale sull’andamento dell’economia, per
esempio sull’andamento della disoccupazione, ma non permette di “isolare”
l’effetto della LSM da altri fattori, per esempio l’andamento della
congiuntura. Il secondo, invece consiste nel confrontare ciò che è accaduto
dopo l'introduzione del salario minimo (la situazione reale) con ciò che si
suppone sarebbe accaduto se il salario minimo non fosse stato introdotto (la
situazione ipotetica). Questo paragone aiuta a determinare meglio se ci sono
stati cambiamenti imputabili alla LSM, ma limita i margini da considerare, per
esempio l’effetto sui salari, i redditi o la probabilità d’entrata sul mercato
di lavoro».
La
vostra analisi ha messo in luce aspetti critici?
«La criticità più importante dello studio è che
l’analisi si concentra su un periodo breve dopo l’introduzione della LSM.
Questo anche in ragione del fatto che l’economia Ticinese si è mostrata resiliente,
fino adesso, anche di fronte agli impatti negativi, come la guerra in Ucraina e
l’inflazione. Un limite dell’analisi controfattuale è la difficoltà di
generalizzazione per tutti i settori dell’economia. Solamente con i dati che
avremo a disposizione nel futuro potremo far fronte a queste criticità».
Quali
sono invece gli aspetti maggiormente positivi introdotti dal salario minimo?
«La LSM ha aumentato i salari e, in minor grado,
i redditi dei lavoratori che si trovavano sotto la soglia del salario minimo.
Questo senza impattare maggiormente l’occupazione e le ore di lavoro. Notiamo anche l’effetto positivo registrato sulla
probabilità di entrata nel mercato del lavoro da parte di lavoratori svizzeri.
Infine, i nostri risultati suggeriscono che a beneficiare dell’aumento
salariale siano state tutte le classi di salario attorno al salario minimo, non
unicamente quelle inferiori, con ricadute positive (“ripple effect”) anche sui
salari superiori a quello previsto dalla di legge».