Il confronto

Scontro sull’iniziativa per il 10%: «È un inciampo» - «No, aiuta tutti»

Quarto e ultimo dibattito in vista della votazione del 28 settembre – Di fronte, i deputati Giulia Petralli e Tiziano Galeazzi - L’ecologista: «A lungo termine l’obiettivo è correggere un sistema antisociale» – Il democentrista: «Si pagheranno più imposte, non ci stiamo»
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
17.09.2025 23:05

Più un costo o più un beneficio? Si tratta di un rafforzamento della dimensione ridistributiva del sistema fiscale ticinese oppure solo di un aggravio per lo Stato? Sono alcune domande che abbiamo messo sul tavolo nel quarto e ultimo confronto elettorale in vista del voto del 28 settembre. Il tema è l’iniziativa per il 10% del Partito socialista. E di fronte – in uno dei bar che si affacciano su Palazzo delle Orsoline a Bellinzona – abbiamo messo i deputati Giulia Petralli (Verdi) e Tiziano Galeazzi (UDC). «L’iniziativa è sicuramente un beneficio», lancia subito l’ecologista. «E questo per due motivi: il Ticino è uno dei Cantoni più penalizzati a livello di stipendi, che ristagnano da anni. Oltre a ciò, negli ultimi anni da noi si è verificato l’aumento più marcato dei premi di cassa malati». La gente, sottolinea Petralli, «non ce la fa più e deve fare troppe rinunce». «No, è un costo per lo Stato e quindi per i cittadini: inoltre non risolve il problema alla radice», risponde secco Galeazzi. E attenzione: perché «agli occhi della cittadinanza la proposta è allettante, ma poi bisognerà che qualcuno passi alla cassa. Ma è proprio lì che sta l’inciampo». Per il democentrista, questa iniziativa è solo il preludio a premi di cassa malati in base al reddito. «Un progetto che andrà a peggiorare ulteriormente le cose». Poi, l’affondo: «Il fatto che il comitato interpartitico a sostegno dell’iniziativa per il 10% pensi al ceto medio, fa specie. Perché non ha mai pensato al ceto medio». Per Galeazzi, in difesa di questa ampia fascia di popolazione ci sono i partiti borghesi. «Non voglio entrare nel merito di questa provocazione che lascia il tempo che trova», risponde Petralli. «Il ragionamento alla base dell’iniziativa è semplice: nessuno deve pagare più del 10%. Ciò significa un benefico per il 61% della popolazione ticinese. Si dice che costerà 300 milioni di franchi all’anno allo Stato? Ma la domanda è chi paga e come? Ciò che oggi quel 61% della popolazione paga in più rispetto alla ‘‘barriera’’ del 10% del reddito disponibile, domani verrà pagato in modo solidale: un primo passo verso premi in base al reddito. Che sì, non ci nascondiamo, è chiaramente un obiettivo a lungo termine volto a correggere un sistema antisociale. Oggi un manager di una banca paga lo stesso premio di chi lavora nelle cure». «Da una parte si sussidia, dall’altra si toglie con le imposte: è davvero uno specchietto per allodole», ribatte Galeazzi. «In tasca non ti rimane nulla».

Lo scontro sui costi

Il dibattito prosegue, acceso. Per Petralli, sulla cassa malati va fatto un ragionamento a 360 gradi: sui costi ma anche sul finanziamento. «Proponiamo di mettere un cerotto importante alla crisi del finanziamento». Una misura che, secondo la deputata dei Verdi, andrebbe sostenuta in parallelo da una riduzione dei costi. «È come il gioco delle tre carte», rilancia invece Galeazzi. «In questo caso si stimolano i cittadini a votare una soluzione che prevede di distribuire ulteriori sussidi, ma la ricetta per rientrare dai costi - tra 250 milioni e 300 milioni annui - è un innalzamento generalizzato delle imposte. Che beneficio ci sarebbe?». I sostenitori dell’iniziativa socialista hanno infatti presentato una proposta di finanziamento fondata su tre pilastri: aumento delle stime immobiliari, 10 punti aggiuntivi di moltiplicatore cantonale e aumento dell’aliquota sulla sostanza. Insomma, non sarà indolore. «La proposta è sostenibile», osserva però Petralli. «E il beneficio per il ceto medio è evidente, e va a correggere una stortura del sistema. Il premio base è identico sia per chi ha grandi patrimoni, sia per chi non ha molte disponibilità finanziarie. È antisociale, una discriminazione fatta e finita». Per Galeazzi, tuttavia, non basta. Anzi: il rischio è che il costo dell’iniziativa aumenti di pari passo con l’aumento dei premi di cassa malati. «Se non si risolve alla radice il problema, potremmo passare da 300 milioni di franchi a 400 milioni nel giro di pochi anni», spiega. «A mio avviso il sistema di sussidi RIPAM va ripensato. Altrimenti arriveremo a spendere un miliardo entro fine decennio. Ricordo che il Ticino non ha risorse naturali da vendere a qualcuno per finanziarsi. Dove andiamo a prendere i soldi? Aumentando le tasse. A noi, lo ripeto, non sta bene. E non vogliamo uno Stato assistenzialista». «Ma lasceremo più soldi in tasca al cittadino», ribatte Petralli. «E questo porterà benefici a tutta l’economia cantonale. Serve un correttivo, il premio di cassa malati è la preoccupazione numero uno dei cittadini. La proposta non risolverà il problema alla radice, d’accordo, ma dà sollievo alla popolazione». Pronta la provocazione del deputato UDC: «Allora la vostra area dovrebbe sostenere anche l’iniziativa leghista visto che anch’essa si rivolge al ceto medio». «No, perché si tratta di un finto aiuto che avvantaggia solo i redditi alti. Chi guadagna redditi modesti o ha penioni basse non trarrà beneficio dall’iniziativa leghista che invece svuota le casse pubbliche», replica Petralli.

L’indipendenza del cittadino

Posizioni inconciliabili fra i due, evidentemente. Una diversa visione della società e dei compiti dello Stato. Dice ad esempio Galeazzi: «Noi vogliamo vedere un cittadino indipendente, non sussidiato. Una certa area politica, al contrario, vorrebbe utilizzare sussidi a innaffiatoio. La persona che si trova in difficoltà dovrebbe essere aiutata a uscire da quella situazione e a rendersi indipendente». «Anche noi vogliamo l’autonomia dei cittadini», risponde la deputata dei Verdi. «Ma perché i cittadini faticano? Faticano perché ci sono datori di lavoro che pagano troppo poco. E questo contribuisce ad alimentare la macchina dei sussidi. Non proponiamo uno Stato assistenziale, lo difendiamo perché le condizioni di base sono queste». Un altro appunto mosso da Galeazzi a Petralli è la cosiddetta «fuga dei ricchi». A furia di pagare tasse, dicono i contrari all’iniziativa, i globalisti scappano altrove. «Se dovessero andare via tutti, saremmo di nuovo nelle caverne. Un Cantone da commissariare», attacca il democentrista. «È la solita minaccia», controbatte l’ecologista. «La realtà dice ben altro. Dice che la forchetta fra poveri e ricchi si sta allargando sempre più. Chi ha tanto, è giusto che paghi anche per chi ha meno».

La ricetta dei costi

Fra Petralli e Galeazzi il divario è netto. Proviamo, allora, un’ultima volta: quale ricetta per risolvere il problema dei costi della salute? Inizia l’UDC: «Bisogna agire sulla pianificazione ospedaliera. C’è troppa offerta. E perché paghiamo così tanto i farmaci rispetto agli altri Paesi? Bisogna rivedere l’intero sistema. Cercando di spiegare alle persone che non bisogna correre dal medico per ogni piccolezza». «Concordo», spiega Petralli. «ma ciò richiede tempo. Nel frattempo limitare i premi al 10% è una misura urgente».