Se il prezzo di un tetto genera esclusione sociale

La questione abitativa interessa una quota rilevante della popolazione e genera situazioni critiche nella sua componente più debole in termini di disponibilità economiche. Tutto ciò assume forme tanto più marcate in una fase come quella attuale che registra, anche alle nostre latitudini, un incremento ragguardevole della povertà, sia assoluta che relativa. Proprio al tema “caldo” e urgente del rapporto fra povertà e alloggio, Soccorso d’Inverno Ticino ha dedicato la terza «giornata di riflessione», che segue quelle già rivolte, negli scorsi anni, ai temi della messa in rete delle associazioni che operano in ambito sociale e alla relazione fra povertà e malattia. L’evento di Lugano ha mostrato l’ampiezza di casi legati a difficoltà nel pagamento dell’affitto, sfratti, interruzioni di servizi essenziali quali elettricità e gas, e a tutte quelle situazioni che anche nel nostro Cantone determinano un’emergenza per persone sole e famiglie.
La precarietà
Aprendo i lavori, Marco Chiesa, presidente di Soccorso d’Inverno Ticino, ha ricordato l’ingente aiuto finanziario, pari a poco meno di un milione di franchi l’anno, che l’ente presta, indicando tuttavia come gli interventi puntuali e urgenti, pur essenziali, vadano accompagnati da misure strutturali. «Va infranta - come ha affermato nel suo intervento Paola Eicher, direttrice - la correlazione reciproca fra povertà e alloggio: da un lato, costi troppo elevati possono far scivolare nella povertà, dall’altro lato la povertà porta spesso a condizioni abitative precarie». Ha ricordato come già nel 2015 la FHNW (Scuola universitaria professionale della Svizzera nord-occidentale) avesse rilevato una situazione di precarietà, con un’elevata percentuale di famiglie che spendevano oltre il 30% del reddito lordo per l’affitto. Da allora la situazione è peggiorata, come è emerso dagli interventi successivi. E alla base del calcolo, andrebbe piuttosto assunto il reddito disponibile, cioè al netto di spese obbligatorie, come i premi malattia cresciuti esponenzialmente, i vari balzelli pubblici e privati, i costi dell’alloggio al di là della pigione, il tutto considerato alla luce della mancata crescita dei salari. In Ticino, il numero degli appartamenti a costo sostenibile è sceso e la condizione dei singoli e delle famiglie disagiate è andata progressivamente peggiorando, anche se - come ha affermato nel suo intervento Raffaele De Rosa, direttore del DSS - «la povertà spesso in Ticino non si vede». De Rosa ha evidenziato le iniziative cantonali su questi temi, quali la creazione di un osservatorio specializzato in materia di alloggio presso la SUPSI e il rafforzamento del ruolo dell’ente pubblico nella promozione di abitazioni a pigione moderata attraverso l’acquisizione del capitale sociale della società Alloggi Ticino SA, che attualmente gestisce circa il 70% del mercato dell’alloggio sostenibile. Il consigliere di Stato si è detto fautore di programmi ancora più ampi, che stimolino l’interazione fra pubblico e privato, Cantone e comuni, sul tema dell’edilizia a portata dei segmenti più deboli, favorendo coesione sociale e inclusione, fornendo anche servizi di qualità che rompano l’isolamento degli anziani.
Le difficoltà per Lugano
Il ruolo dell’Osservatorio SUPSI è stato illustrato da Giovanni Branca, docente-ricercatore senior: l’analisi delle statistiche, indica una situazione ticinese in cui, se l’emergenza abitativa non è ancora emersa, i disagi comunque crescono, complici, come detto, certe altre dinamiche di costi, cassa malati in testa, e redditi al palo. Per Lugano, la situazione è stata considerata da Raoul Ghisletta, municipale e responsabile della politica dell’alloggio. La politica di investimenti, prevista in 10 milioni di franchi nel 2015, è risultata poi frenata, da un lato, dall’emergere di tendenze come quella degli affitti di breve durata, e quindi dalle difficoltà finanziarie con cui il Municipio è confrontato. Il dibattitto ha posto in evidenza altri temi, su cui è intervenuto anche Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie: equilibrio fra sussidi diretti e investimenti dai costi imprevedibili, fenomeni speculativi condotti dalle casse pensioni, rischi di urbanizzazione “ghettizzata”. Fra le soluzioni innovative quelle a base cooperativa, un mix fra affitto e proprietà, attuate dal sindacato OCST e presentate dal segretario cantonale Xavier Daniel, e dalla CASSI, illustrate dalla sua presidente Monique Bosco-von Allmen.