Salute

Sepsi, una minaccia silenziosa: in Svizzera 20 mila casi e oltre un miliardo di costi ogni anno

Un’emergenza medica paragonabile a infarti e ictus, il programma nazionale punta a diagnosi più rapide, nuove linee guida cliniche e campagne di sensibilizzazione per ridurre mortalità e costi
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
11.09.2025 10:31

Ogni anno in Svizzera più di 20.000 persone vengono ricoverate per sepsi, e circa 4.000 non sopravvivono alla degenza ospedaliera. La sepsi – una reazione incontrollata e potenzialmente letale del corpo a un’infezione – colpisce persone di tutte le età, in particolare neonati e anziani. La sua gravità è paragonabile a quella di un ictus o di un infarto, ma i rischi restano spesso sottovalutati.

I dati emergono dal rapporto pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro la sepsi (13 settembre) dal Swiss Sepsis Program (SSP), progetto sostenuto dalla Commissione federale per la qualità. L’analisi, condotta da specialisti del Kinderspital di Zurigo insieme a Unisanté Lausanne e Università di Basilea, si basa sui dati ospedalieri 2019-2023.

Un’emergenza che non cala

Negli ultimi anni il numero di casi non è diminuito. Secondo la pediatra Nora Lüthi, autrice principale del rapporto, «i rischi della sepsi sono ancora troppo sottovalutati». Luregn Schlapbach, responsabile del programma, sottolinea: «Le sepsi sono una minaccia importante che comporta costi enormi per la nostra società. Diagnosi, trattamento e assistenza devono diventare una priorità nel sistema sanitario».

Oltre alla mortalità ospedaliera del 20%, tra gli anziani quasi un terzo dei pazienti muore entro un anno dal ricovero. Anche i sopravvissuti affrontano spesso complicazioni croniche che incidono sulla qualità di vita e sul lavoro.

Un peso enorme per il sistema sanitario

Le sepsi costituiscono una sfida non indifferente anche per il sistema sanitario del nostro Paese. Il 40% dei pazienti con sepsi finisce in terapia intensiva, con costi medi pari a 50.000 franchi per ricovero. In totale, si stima che i costi diretti superino il miliardo di franchi all’anno; considerando riabilitazione, cure successive e complicazioni a lungo termine, la cifra potrebbe raddoppiare.

«Le cifre lo mostrano chiaramente: le sepsi sono una minaccia importante che comporta costi enormi per la nostra società», afferma Luregn Schlapbach. «Per questo motivo è urgentemente necessario che diagnosi, trattamento e assistenza post-cura della sepsi diventino una priorità nel sistema sanitario», aggiunge.

Le azioni del programma nazionale

Nei prossimi anni il programma nazionale contro la sepsi avrà il compito di rafforzare la lotta a questa malattia. L’obiettivo è migliorare la prevenzione, le cure e il sostegno ai pazienti attraverso diverse iniziative: una campagna di informazione rivolta alla popolazione, regole cliniche più chiare e condivise, corsi di formazione per il personale medico, un registro nazionale dei casi e anche un gruppo di supporto per le persone colpite e le loro famiglie.

Il programma, che mette al centro la diagnosi precoce, i trattamenti tempestivi e l’assistenza dopo il ricovero, è portato avanti insieme dal CHUV di Losanna, dall’Inselspital di Berna e dal Kinderspital di Zurigo, con il finanziamento della Commissione federale per la qualità (CFQ).

Secondo Luregn Schlapbach, uno dei responsabili, resta però un problema aperto: «In Svizzera manca ancora un coordinamento nazionale della ricerca sulla sepsi. Senza questo collegamento, i risultati scientifici faticano a tradursi in miglioramenti rapidi e concreti per i pazienti».

In parallelo, professionisti sanitari e persone colpite hanno lanciato una dichiarazione aperta, invitando chiunque a sostenerla, per sottolineare che la sepsi non è un problema astratto ma una realtà concreta anche in Svizzera.

Una sepsi è una reazione potenzialmente letale del corpo a un’infezione. Può provocare uno shock settico, danneggiare gravemente tessuti e organi e addirittura causare la morte, soprattutto se non viene diagnosticata e trattata tempestivamente. Può colpire persone di tutte le fasce d’età, tuttavia in oltre due terzi dei casi interessa gli anziani. Nei bambini l’incidenza è molto inferiore (circa 600 casi all’anno) e nella maggior parte dei casi si tratta di bambini al di sotto dei cinque anni e di neonati.