«Sulla stazione progetti caotici, abbiamo il dovere di fermarli»
Il via libera, martedì sera, del Parlamento cantonale al credito di oltre sette milioni da destinare alla realizzazione del cosiddetto «nodo intermodale» alla stazione FFS di Locarno - una pensilina e un nuovo percorso per i mezzi pubblici che dal lungolago sale verso le partenze dei treni per un investimento totale di quasi 17 milioni - ha riacceso i motori del comitato «Salva viale Cattori». Comitato che proprio non ne vuol sapere di autobus in transito «nella zona più pregiata della regione» (un tratto di strada in porfido di circa 80 metri, a cui se ne sommano altrettanti contando la ‘svolta’ lungo piazza Stazione, ndr). «Questione di giorni. Ci incontreremo e ne parleremo, poi decideremo il da farsi» racconta al Corriere del Ticino il primo firmatario della petizione (4.000 adesioni in poche settimane), l’avvocato Michele Gilardi. Fermare lo «scempio», insomma, è un dovere.
«Decidano e facciano sapere»
Il 75.enne, che definisce il progetto «caotico» e «zoppicante», precisa il notevole impegno per arrivare a promuovere un referendum a livello cantonale, dalla raccolta firme alla campagna: «Se c’è da dare una mano io ci sono, ma spero arriveranno anche volti nuovi a portare avanti la causa». Telegrafico il commento del sindaco di Muralto, sul cui territorio risiede la stazione di Locarno, Stefano Gilardi (fra l’altro fratello di Michele): «Sono soddisfatto dei passi avanti che si stanno facendo su questo progetto». Il medico 72.enne ribadisce la sua distanza nei confronti di «Salva viale Cattori»: «I potenziali referendisti ora sanno come muoversi, decidano pure e lo facciano sapere». «Non dovevamo nemmeno arrivare a questo punto», sbotta ancora l’avvocato Michele Gilardi. «Critico il Cantone, certo. Ma anche l’Esecutivo comunale ha fatto i suoi errori di gestione».
«Sarebbe tutto diverso, se...»
Il nostro interlocutore, in passato sindaco di Muralto a sua volta, ribadisce che sotto la sua guida oggi si discuterebbe unicamente del sottopassaggio, che permetterebbe di evitare di attraversare la strada fermando il traffico su via Stazione, un’opera però esclusa nell’ultimo rapporto della Commissione della gestione, poi finito sui banchi del Gran Consiglio che ha bocciato un emendamento che ne proponeva la realizzazione. «Anzi, mi chiedo come sarebbe l’area se oggi Muralto fosse quel che in realtà è, vale a dire un quartiere di Locarno. Di sicuro, viale Giuseppe Cattori si sarebbe legato alla prospettata riqualifica denominata ‘La nouvelle Belle Époque’. Il tracciato Debarcadero-viale Cattori-piazza Stazione ne sarebbe una suggestiva appendice. Peccato che, quando avevamo provato, per un soffio non eravamo riusciti a far passare l’aggregazione. Tuttavia, in questa legislatura qualcosa si dovrà muovere. Sono convinto che i tempi siano ormai maturi». Ma, tornando alla questione «viale Cattori», c’è di più.
«Hanno scritto (sul rapporto della Commissione della gestione, ndr) che lungo il ‘nuovo’ viale Cattori si potrebbero aggiungere facilmente dei parcheggi per favorire il traffico privato. Ma la questione non è vincolante e la decisione poco chiara. Noi desideriamo mantenere la situazione così com’è, con la libertà di circolare in auto per raggiungere i negozi che animano l’affascinante ‘boulevard di quartiere’».
«Siamo ultimi? Non importa»
Così com’è, ma con qualche miglioria estetica: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che occorra risistemare l’arrivo degli autobus alla stazione di Locarno, senza stravolgere la ‘geografia’ della piazza». Sul fatto che ancora una volta si rischia una votazione popolare cantonale «Ticino contro Locarno», Michele Gilardi non si sbilancia: «Non importa se siamo gli ultimi a rinnovare i dintorni della stazione. Non capisco tutta questa fretta di approvare il progetto».
«I fondi non svaniranno»
Il riferimento è ai cinque milioni messi dalla Confederazione, che potrebbero andare perduti per sempre. «Ma non è così, per niente», esclama. «Abbiamo prodotto pure un documento giuridico che lo conferma. I fondi di Berna slitterebbero semplicemente del tempo necessario per lo studio di una nuova soluzione nel comparto. Davvero, non capisco tutta questa fretta. Invece di iniziare i lavori nella seconda metà del 2025, ci vorrà qualche anno in più. Non decenni. Basta l’umiltà di ammettere che qualcuno ha una visione differente», conclude Michele Gilardi.