ONU e Palestina

Astensione svizzera, secondo Chiesa «una decisione saggia»

Secondo il consigliere agli Stati ticinese, la scelta di astenersi sulla risoluzione a favore della piena adesione di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite è «in linea con la nostra politica di neutralità»
©SARAH YENESEL
Giovanni Galli
19.04.2024 19:30

La Svizzera, come il Regno Unito, ieri all’ONU si è astenuta sulla risoluzione a favore della piena adesione di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite. La proposta, fatta dall’Algeria, è caduta per l’opposizione degli Stati Uniti, che al Consiglio di sicurezza dispongono del diritto di veto. Gli altri dodici membri dell’organo esecutivo si sono espressi a favore. La Palestina mantiene pertanto lo statuto di osservatore. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha annunciato che «al momento» l’ammissione della Palestina «non avrebbe favorito un allentamento delle tensioni e gli sforzi per giungere alla pace in Medio Oriente. «La Svizzera ritiene che, data la situazione molto instabile in Medio Oriente, l’ammissione a pieno titolo della Palestina all’ONU non sia attualmente vantaggiosa dalla prospettiva di una generale politica di pace per la regione. Per questo motivo il Consiglio federale ha deciso che la Svizzera al Consiglio di sicurezza si sarebbe astenuta al momento della votazione sulla richiesta di adesione palestinese», si legge nella dichiarazione del DFAE diffusa dopo la votazione a New York (dopo la mezzanotte ora svizzera). La Confederazione dice di rimanere impegnata nella soluzione dei due Stati. «Il Consiglio federale è convinto che solo una soluzione negoziata che preveda due Stati sia in linea con il diritto internazionale e con i parametri concordati a livello globale, e possa garantire una pace duratura in Medio Oriente».

Consultate le commissioni Prima di prendere posizione, il Consiglio federale ha sentito i presidenti delle Commissioni della politica estera del Parlamento, Laurent Wehrli (PLR/VD) e Marco Chiesa (UDC). Secondo il consigliere agli Stati ticinese è stata una «decisione saggia, in linea con la nostra politica di neutralità e consapevole del fatto che gli Stati Uniti avevano l’intenzione di porre il veto, in un periodo storico nel quale qualsiasi decisione alla luce degli atti terroristici dell’ottobre 2023 avrebbe potuto alimentare inutilmente ulteriori tensioni». 

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