Blatten, «potrebbe non essere finita»

«Il peggiore degli scenari», come è stato definito dagli specialisti, si è infine concretizzato in tutta la sua drammatica devastazione. Il ghiacciaio del Brich, nella valle della Lötschental, in Vallese, ha ceduto improvvisamente sotto l’immane peso della roccia precipitata dal Kleines Nesthorn. Alle 15.24 di mercoledì il disastro: gran parte del ghiacciaio ha iniziato a scendere con grande violenza dal fianco della montagna, trascinando con sé roccia, fango, alberi, detriti. Poi il boato, sordo, avvertito in tutta la vallata. E polvere, nuvole intere di polvere che hanno coperto qualsiasi cosa e oscurato le telecamere piazzate giorni prima per monitorare i movimenti geologici. Una volta che il polverone si è posato, la realtà ha colpito con tutta la sua tragica forza: Blatten non esiste più. Oltre il 90% del villaggio, evacuato dalle autorità dopo i primi crolli in altitudine, è stato sommerso dalla colata detritica. «È un giorno nero per Blatten», hanno detto politici, autorità e sfollati. «Un villaggio è scomparso dalla mappa», ha aggiunto il consigliere di Stato vallesano Christophe Darbellay. Fortissima l’emozione durante la mesta conferenza stampa seguita all’evento. Circa 300 abitanti non potranno più far rientro a casa.
Ore di totale incertezza
Ma la catastrofe che ha colpito uno dei luoghi più idilliaci delle Alpi svizzere potrebbe non essere conclusa. La frana di ghiaccio, roccia e terra, lunga circa due chilometri e in alcuni punti alta oltre 10 metri, ha ostruito il fiume Lonza. A monte della massa detritica si sta quindi creando un lago, il cui livello – vista la portata del corso d’acqua, considerevole in questa stagione – cresce di ora in ora. «Abbiamo ancora molto di cui preoccuparci. Potremmo essere a metà della catastrofe», ha dichiarato oggi il presidente del Governo vallesano Mathias Reynard. Lo scenario peggiore che si è verificato mercoledì potrebbe non essere la fine», ha spiegato il consigliere di Stato socialista. «Ci sono ancora centinaia di migliaia di metri cubi di roccia instabili». Una massa enorme che sta impedendo agli specialisti di avvicinarsi al cono della frana. Troppo pericoloso intervenire sul posto: bisogna procedere con dei «semplici» sorvoli in elicottero o utilizzando dei droni. Ma oltre alla montagna, come detto, a togliere il sonno alle autorità è il lago. Il fiume Lonza potrebbe esondare in queste ore superando il cono di detriti. Nel peggiore dei casi, potrebbero innescarsi colate detritiche, hanno spiegato gli specialisti durante una conferenza stampa a Ferden, località situata a due chilometri da Blatten. «L’accumulo di acqua sta attualmente salendo di circa 80 centimetri all’ora, un ritmo leggermente più lento rispetto a qualche ora fa». La superficie coperta dall’acqua sta aumentando, ma attualmente sembra improbabile che l’onda di piena superi il bacino artificiale di Ferden. I villaggi di Gampel e Steg, più a valle, sono stati comunque inclusi nella pianificazione in vista di possibili evacuazioni. Al momento non ci sono ancora piani concreti al riguardo. «L’ampiezza del deposito di detriti aiuta a prevenire il peggio», ha spiegato Christian Studer dell’Ufficio per i pericoli naturali del canton Vallese. Si presume che il bacino di Ferden sia in grado di svolgere la sua funzione protettiva se l’acqua dovesse tracimare. «Abbiamo contattato gli ingegneri del progetto e ritengono che questo muro possa resistere anche a impatti enormi», è stato spiegato durante la conferenza stampa. Ad ogni modo, 16 persone sono state evacuate da alcuni edifici di Kippel e Wiler, situati a valle del disastro.
Grande solidarietà
La tensione resta dunque altissima in tutta la valle della Lötschental, anche perché sono da prevedere ulteriori crolli dal Kleines Nesthorn. Intanto, l’esercito è pronto a entrare in azione. Le forze armate svizzere potranno dispiegare rapidamente uomini, mezzi e attrezzature secondo le istruzioni delle autorità civili non appena la situazione lo consentirà e saranno assegnati i compiti appropriati. Da mercoledì, l’esercito sta preparando a Turtmann pompe idrovore, escavatori e altre attrezzature pesanti per i lavori di sgombero, nonché materiale per l’illuminazione.
L’apprensione che si respira in tutta la valle è legata però anche al futuro. Si potrà ricostruire? Come? E dove? Domande alle quali, oggi, è impossibile rispondere. «Da sole né Blatten né la Lötschental sarebbero in grado di far fronte alla ricostruzione», ha dichiarato la consigliera di Stato vallesana Franziska Biner. «Sarà necessaria la solidarietà della popolazione di tutta la Svizzera». Il Comune di Blatten ha aperto un conto per le donazioni e durante la conferenza stampa è stato fatto riferimento alle raccolte delle organizzazioni umanitarie. Molte organizzazioni si sono già attivate, e fondi sono stati sbloccati. In queste prime ore, la solidarietà e il sostegno alla zona colpite sono stati enormi. «I residenti di Blatten devono avere un futuro nella Lötschental», ha detto da parte sua il consigliere federale Albert Rösti, accorso poche ore dopo il disastro. Vi garantiamo il nostro sostegno oggi, nelle settimane e probabilmente negli anni a venire», ha invece tenuto a sottolineare Martin Pfister, pure lui giunto sul posto. «È importante avere una prospettiva in questa valle e ci impegneremo in tal senso», ha assicurato il consigliere federale. Domani è previsto l’arrivo della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, rientrata in anticipo dall’Irlanda.