Svizzera-UE

Cassis: «Sarebbe un grave errore imporsi limiti di tempo»

All'USI, il consigliere federale promuove i «Bilaterali III» con l'Unione europea: «Vogliamo relazioni stabili e costruttive con Bruxelles» – Critiche all'indirizzo dei sindacati, «ma per noi sono fondamentali: ogni negoziato deve iniziare con il massimo delle pretese, poi si deve per forza fare qualche concessione»
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Luca Faranda
26.04.2024 22:12

Una necessità strategica. È questo che Berna considera un’intesa con Bruxelles. Ma per una decisa svolta nelle relazioni tra la Svizzera e l’UE, il Consiglio federale ha bisogno di un sostegno interno molto più ampio. A maggior ragione dopo il fallimento dell’accordo quadro nel maggio 2021. «Un progetto tossico», lo ha definito oggi Ignazio Cassis, invitato all’USI di Lugano. Abbandonata l’idea, il Consiglio federale ha deciso di rimanere sull’architettura verticale, con un pacchetto che viene già definito «Bilaterali III».

«L’approccio bilaterale con l’UE per il Consiglio federale è una necessità strategica», ha più volte ribadito Cassis nell’ambito di una conferenza promossa dalla Camera di commercio del Canton Ticino. Ma se da una parte del mondo economico ci sono gli imprenditori (che si dicono tutto sommato favorevoli a un accordo con Bruxelles), dall’altra a ostacolare i piani del Consiglio federale ci sono i sindacati.

Gli interessi dei cittadini

Dopo anni di discussioni e tentennamenti, un vero e solido accordo tra Berna e Bruxelles ancora non c’è. Le due parti appaiono ancora distanti su varie questioni, fra cui la protezione dei salari (sulla quale insistono i sindacati) e la possibile perdita di sovranità criticata in particolare dall’UDC, che sin dall’inizio si è opposta a ogni tipo di accordo. «Ogni Stato al mondo fa gli interessi dei propri cittadini: così facciamo noi e così fa anche l’UE».

Bruxelles vuole più omogeneità nel mercato interno, ha detto dal canto suo Rita Adam, ambasciatrice elvetica presso l’UE, ricordando in dettaglio gli accordi di accesso al mercato interno (quelli esistenti e quelli nuovi come l’elettricità e la sicurezza alimentare) e le aree di intese comuni trovate negli scorsi mesi. «Noi vogliamo rapporti stabili e costruttivi con l’UE perché è nel nostro interesse averli», le ha fatto eco il «ministro» degli Esteri.

Perdere credibilità

«Ogni negoziato giusto deve iniziare con il massimo delle pretese, poi si deve per forza fare qualche concessione. È l’equilibrio del risultato finale che poi dovremo valutare», ha tenuto a ricordare – a colloqui con il giornalista RSI Pietro Bernaschina – Ignazio Cassis, senza lesinare critiche all’indirizzo dei sindacati. «Ogni parte cerca di ottenere il massimo e così fanno anche i sindacati, che per il Consiglio federale – così come per le parti sociali nel suo insieme - continuano a giocare un ruolo fondamentale. Ma siamo all’inizio di un negoziato e c’è ancora molta tattica».

Per quanto riguarda uno dei cavalli di battaglia dei sindacati, il consigliere federale ha assicurato che non ci sarà una minore protezione dei salari. «In caso contrario, si rischia di perdere credibilità nelle istituzioni e questo non è nell’interesse del Governo». Per il ticinese, inoltre, è anche «facilmente risolvibile» la questione dei lavoratori distaccati.

Se i negoziati si muovono all’interno di quanto discusso nei colloqui esplorativi, «c’è una forte probabilità che riusciremo a trovare un punto d’incontro. Su alcune questioni dovremo cedere noi e su altri saranno loro a lasciare qualcosa sul terreno, ha affermato il capo della diplomazia elvetica, ricordando che Berna non ha voluto fissare linee rosse.

Quanto ci vorrà per trovare un accordo? La discussione è aperta da oltre 15 anni, «ma imporsi un limite di tempo sarebbe un grave errore». Per Cassis, questa trattativa non può durare altri dieci anni.

L’eredità di Flavio Cotti

Il ticinese ha poi ripreso le parole di Flavio Cotti, quando nel 1997 - in veste di capo del DFAE - evidenziò: «L’autonomia e la sovranità di uno Stato sono oggi rafforzate dal fatto che quest’ultimo sia presente dove vengono adottate le decisioni che lo riguardano». Per Cassis, il messaggio è rimasto lo stesso: «Dobbiamo essere lì, dove le decisioni vengono prese».

Dal canto suo, la presidente della direzione di economiesuisse, Monika Rühl, ha ricordato che un accesso privilegiato al mercato unico europeo è di grande importanza. Ciò vale anche per le realtà con un tessuto economico come quello del canton Ticino. «Economiesuisse supporta gli sforzi del Governo», ha tenuto a precisare Rühl. A suo avviso, in ogni caso, diversificare e ampliare l’accesso ai mercati lontani – l’ultimo esempio è l’accordo di libero scambio con l’India, ndr - è fondamentale per l’economia svizzera di esportazioni. Tuttavia, ha sottolineato, l’UE rimane il partner commerciale più importante.