Aeroporti

Ginevra e Zurigo non seguono Amsterdam: vietare i jet privati rimane un tabù

Martedì, l'hub di Amsterdam-Schiphol ha annunciato l'addio ai voli notturni e il divieto di volo per i jet privati — Abbiamo parlato con le due principali autorità aeroportuali svizzere e con Greenpeace: soluzioni simili, da noi, sembrano lontane
© Greenpeace
Giacomo Butti
08.04.2023 09:45

«Saremo più silenziosi e attenti all’ambiente: è tempo di dare una prospettiva alla natura locale, ai dipendenti e all'industria dell'aviazione». Questo, in sostanza, il messaggio pubblicato martedì dalle autorità aeroportuali di Amsterdam-Schiphol, il principale scalo nei Paesi Bassi. Per raggiungere l’obiettivo, ha fatto sapere il CEO Ruud Sondag, verranno attuate entro il 2025-2026 delle misure per certi versi storiche. Non solo la fine dei voli notturni (fra mezzanotte e le sei del mattino), ma anche — e soprattutto — il divieto di volo per i jet privati, perché «causano una quantità sproporzionata di rumore ed emissioni di CO2 per passeggero, anche 20 volte maggiore rispetto a un volo commerciale».

Tanto di cappello, potremmo dire. Ma gli olandesi non sono gli unici a dover fare i conti con il proliferare dei voli privati e della piccola aviazione d’affari. Transport & Environment, ONG con sede a Bruxelles, ha stilato una classifica delle dieci tratte più inquinanti percorse dai jet privati in Europa (sotto i 500 chilometri). E i risultati sono sconfortanti, soprattutto per la Svizzera: la metà di queste coinvolgono infatti gli scali di Ginevra e Zurigo.

Per questo, abbiamo parlato con Greenpeace Svizzera e con le autorità aeroportuali dei due maggiori scali elvetici: anche da noi verrà compiuto un passo simile a quello intrapreso ad Amsterdam?

A Ginevra sforzi per il rumore

Secondo un altro studio, condotto dalla società olandese di consulenza ambientale CE Delft e commissionato da Greenpeace, il numero di voli privati in Europa è aumentato del 64% lo scorso anno. Tre delle prime sei tratte più battute riguardano l’aeroporto di Ginevra.

«L’aviazione privata svolge un ruolo importante a Ginevra e non può essere esclusa, come fatto all’Amsterdam Schiphol e altri hub europei, per concentrarsi esclusivamente sull’aviazione di linea», ci spiega subito Ignace Jeannerat, portavoce dello scalo romando. «L'aviazione d'affari continua a svolgere un ruolo importante per il suo peso economico e per la clientela che serve. Le sue qualità intrinseche - raggiungere rapidamente le città d'affari con orari flessibili - rimangono un criterio di scelta per una clientela specifica». Jeannerat ci fornisce alcuni dati tratti dal rapporto annuale 2022: «Lo scorso anno l'aviazione privata d'affari ha rappresentato un quinto dei voli totali. Sul totale di spostamenti, il settore privato ha registrato un +16% dovuto anche alla pandemia». Complessivamente, l'aviazione “generale e d'affari”, che comprende anche i voli militari, i voli di addestramento o le sessioni di formazione,ha registrato 48.026 movimenti nel 2022 contro i 43.277 del 2021.

Ci sarebbero delle note positive: questo aumento (comunque inferiore al 64% della media europea) non avrebbe influito sul numero di voli di passaggio, in un anno, da Ginevra. «Il totale degli spostamenti con aeromobili all’aeroporto di Ginevra è rimasto pressoché stabile dal 2012, esclusi ovviamente i cali nell’era COVID». Ogni aumento dell’aviazione d’affari è comunque limitato dalla struttura stessa dell’aeroporto: «A causa della nostra unica pista, la priorità è data al traffico di linea e charter».

Ma se dare un taglio netto ai jet privati è impensabile, che può fare l’aeroporto per assumere una posizione più “green” e sostenibile, per ambiente e dipendenti? «Gli orari di chiusura proposti da Schiphol a Ginevra sono già in vigore da molti anni: il nostro scalo non opera fra mezzanotte e le sei del mattino», risponde il portavoce, che ci parla poi dell’azione intrapresa per limitare emissioni ed inquinamento acustico. «Da diversi anni sono stati introdotti incentivi per incoraggiare le compagnie aeree a utilizzare aerei di ultima generazione, noti come classe di rumore 5, che sono più silenziosi e consumano meno carburante. Nel 2022, la percentuale di movimenti aerei e charter effettuati con aeromobili di classe 5 è del 24,95%: un quarto di tutti i movimenti. Nel Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica (PSIA), in accordo con la Confederazione e il Cantone di Ginevra, ci siamo impegnati a raggiungere nel 2030 un livello di rumore pari a quello del 2000. E siamo a buon punto. Stiamo prestando particolare attenzione alla riduzione dei voli dopo le 22. Nel 2017 abbiamo ridotto gli slot per i voli tra le 22 e mezzanotte e nel 2019 abbiamo ottenuto l'impegno delle compagnie aeree a ridurre i decolli programmati dopo le 22».

Ma l’inquinamento acustico e ambientale rimane un argomento spinoso a Ginevra. Il dossier «après PSIA», un nuovo regolamento operativo, prevede di continuare l’opera di limitazione dei voli fra le 22 e mezzanotte con tasse progressive e dissuasive da applicare in caso di superamento delle quote. Il problema? Questo progetto prevede un leggero ampliamento dei territori interessati dai rumori dell’aeroporto. E, soprattutto, non rivede quanto già messo in cantiere dal PSIA, cioè l’obiettivo di portare il numero di passeggeri annuali a 25 milioni a partire dal 2030, con un aumento complessivo del numero di voli del 18%. Con buona pace della sbandierata “stabilità dal 2012”.

Per questo il dossier è attualmente oggetto di ricorso presso il Tribunale amministrativo federale. Ai residenti locali, lamentatisi per un regolamento «dannoso per la salute delle 30 mila persone che vivono nella zona», si sono aggiunti associazioni ambientaliste e anche la Camera immobiliare di Ginevra, che lamenta l’impatto sui territori circostanti: «I terreni nella zona rumorosa diventeranno inedificabili».

E Zurigo?

E all’aeroporto di Zurigo-Kloten com’è la situazione? La portavoce Jasmin Bodmer-Breu ci fornisce alcuni dati: «La percentuale di voli privati all'aeroporto di Zurigo è molto ridotta rispetto al totale dei movimenti di voli commerciali. I voli privati nel 2022 sono stati 37.032 (14,6% del totale, ndr). Nel 2016 erano 33.236, 34.032 nel 2017, 33.962 nel 2018, 32.217 nel 2019». Dopo un calo dovuto ai lockdown (“solo” 28.248 nel 2020), nel 2021 il numero di jet privati passati da Zurigo è tornato a salire: 36.347 nel 2021 e, appunto, 37.032 nel 2022.

Anche l’aeroporto di Zurigo rispetta una chiusura notturna. Ma parlare di abolizione dei jet privati rimane un tabù. «All'aeroporto di Zurigo, i voli commerciali e charter hanno la priorità sull'aviazione d'affari e generale. Per quanto riguarda la limitazione e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’aeroporto di Zurigo sta promuovendo l'introduzione di carburanti sostenibili per l'aviazione (SAF) che possono ridurre le emissioni di CO2 fino al 99%. Sosteniamo inoltre con forza l'introduzione di un mandato di miscelazione per il SAF, come proposto dal Consiglio federale svizzero nella nuova legge sul CO2, basata su norme simili dell'UE. Ciò contribuirebbe ad aumentare la disponibilità di SAF, contribuendo così a ridurre le emissioni di CO2 del trasporto aereo nel lungo periodo. L’aeroporto di Zurigo — sottolinea la portavoce — ha ottenuto il più alto livello di Airport Carbon Accreditation (ACA) nel 2022, un programma riconosciuto a livello mondiale dell'Airports Council International (ACI) che sostiene le aspirazioni degli aeroporti in materia di protezione del clima e ne monitora i progressi. Il nostro aeroporto è quindi tra il primo dieci per cento degli aeroporti accreditati al livello più alto per i loro sforzi di protezione del clima».

La posizione di Greenpeace

Per concludere, ci siamo rivolti a Greenpeace Svizzera. La sezione dei Paesi Bassi ha salutato con soddisfazione la decisione presa dall’aeroporto di Amsterdam: «Non siamo in contatto con gli aeroporti svizzeri, ma accogliamo con grande favore la decisione dei responsabili dell'aeroporto di Amsterdam, perché lancia un primo importante segnale», ci spiega l’esperto di questioni climatiche Nathan Solothurmann. «I voli privati sono la forma di viaggio più dannosa e inquinante. E la Svizzera è ai vertici Europa. Il fatto che molti voli privati coprano distanze brevi che potrebbero essere coperte anche in treno o in auto in un tempo simile rende la situazione ancora più assurda. È urgente un ripensamento o un divieto».

Secondo i dati pubblicati alla fine dello scorso mese dalla stessa Greenpeace, nel 2022 la Svizzera è stata responsabile di quasi il 5% di tutte le emissioni di jet privati in Europa. «Una quota considerevole rispetto alle dimensioni del Paese». Confermati gli aeroporti di Ginevra e Zurigo come i più trafficati. Ma c’è spazio anche per gli scali più piccoli, come quello di Sion (al terzo posto). La rotta più frequente è stata quella tra Ginevra e Parigi. Ginevra, Zurigo e Sion sono stati gli aeroporti più frequentati dai jet privati in Svizzera nel 2022. Per questo chiediamo a Solothurmann: Greenpeace Svizzera ha studiato l'impatto degli aeroporti minori che, con numeri più bassi, sono comunque particolarmente attivi nel settore dei voli privati (come quello di Lugano-Agno o San Gallo-Alternrhein)? «Al momento, purtroppo, non siamo in grado di fare una dichiarazione concreta su questo argomento. Gli studi attuali si concentrano solo sugli aeroporti più importanti per l'aviazione privata».