I consiglieri federali non dovrebbero essere liberi di scegliere quando dare le dimissioni

I consiglieri federali non dovrebbero essere liberi di scegliere quando dare le dimissioni. Una volta eletti, dovrebbero rimanere in carica sino alla fine della legislatura. Lo prevede una iniziativa parlamentare di Gerhard Pfister (Centro/ZG) approvata oggi dal Consiglio nazionale con 98 voti contro 90 (un astenuto).
Secondo l'atto parlamentare del presidente uscente del Centro, un ritiro anticipato prima della fine del mandato dovrebbe essere consentito «solo in caso di motivi eccezionali e, più specificamente, personali».
Nel testo dell'iniziativa parlamentare, Pfister ricorda come con la formula magica (2 seggi ai primi tre partiti e 1 al quarto) solo il 74,6% degli elettori è rappresentato in Governo. Al momento della sua introduzione tale percentuale era del 94,9%. Di conseguenza: «la volontà degli elettori non si riflette più così bene nella composizione del Governo federale».
Secondo lo zughese, «per fare in modo che l'Assemblea federale possa tornare a esercitare liberamente il suo diritto costituzionale di eleggere e di scegliere e per far sì che gli esiti delle elezioni si riflettano meglio nella composizione del Consiglio federale, è opportuno introdurre un mandato di durata definita per i membri del Governo». Pfister critica le dimissioni tattiche, volte solo ad assicurare il seggio al partito: «quando un consigliere federale si dimette in corso di legislatura o nel caso in cui ci siano uno o due seggi da rioccupare in Consiglio federale, esiste sempre una maggioranza dell'Assemblea federale che per ragioni strategiche ha interesse affinché nulla cambi».
Una regolamentazione più rigida delle dimissioni in corso di legislatura non sarebbe il mezzo giusto per migliorare la rappresentanza dei partiti nel Governo, ha replicato, invano, Peter Schilliger (PLR/LU). Per la minoranza è piuttosto responsabilità del Parlamento assicurare un equilibrio politico nella scelta dei membri del Governo. Inoltre, limitare le dimissioni potrebbe portare a un effetto indesiderato: costringere a restare in carica un consigliere federale ormai stanco del mandato.
L'atto parlamentare passa ora all'esame del Consiglio degli Stati, la cui Commissione delle istituzioni politiche (CIP-S) in prima lettura aveva respinto la proposta con 5 voti contro 4 e una astensione. Qualora i «senatori» dovesse confermare il «niet» della CIP-S l'iniziativa parlamentare verrebbe archiviata.