Territorio

I ritocchi alla «Lex Weber» per favorire i proprietari

Il Parlamento intende allentare le regole per i comuni che hanno una quota di abitazioni secondarie superiore al 20% – In Ticino sono 60 quelli al di sopra della soglia minima: ora anche Riva San Vitale e Monteceneri
© CdT/Gabriele Putzu
Luca Faranda
26.04.2023 21:00

È l’11 marzo 2011. La popolazione, con uno scarto di circa 30 mila voti, approva di misura l’iniziativa popolare «Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie»: nei Comuni in cui la quota di abitazioni secondarie supera il 20%, in linea di principio, non è più consentito costruire abitazioni secondarie. Il testo, noto anche come «Lex Weber», viene approvato dal 50,6% dei votanti e da 15 cantoni. Non dal Ticino, che boccia la proposta con poco meno del 54% dei voti.

Oggi, a undici anni di distanza dall’appuntamento alle urne, sono ancora oltre 330 i comuni con una quota di abitazioni secondarie superiore al 20%. Ciò significa che poco più di un comune su sei in Svizzera - in particolare quelli alpini, nelle Prealpi o in prossimità di laghi - è al di sopra di questa soglia.

L'impulso dei Grigioni

Ora, la politica vuole allentare le regole, lasciando più margine di manovra per i comuni e per i proprietari delle abitazioni. Su impulso di un’iniziativa parlamentare di Martin Candinas (Centro/GR), oggi presidente del Consiglio nazionale, è stato dato il via a un progetto di modifica della legge che vuole consentire più facilmente l’ampliamento di edifici costruiti prima dell’accettazione dell’iniziativa Weber.

Al giorno d’oggi, nei comuni dove la soglia è superata, la Legge federale sulle abitazioni secondarie (LASec) concede la possibilità di modernizzazioni e trasformazioni a severe condizioni: ad esempio, i proprietari - per non avere restrizioni - possono aumentare la superficie abitativa soltanto se non creano abitazioni supplementari. Questo ora deve cambiare. L’ammodernamento di edifici costruiti secondo il diritto anteriore (ovvero prima dell’entrata in vigore di questa «Lex Weber») è possibile solo in misura limitata, spiega la Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale. In futuro, gli edifici di vecchia data devono poter essere ampliati e suddivisi in più abitazioni (primarie o secondarie).

Più margine di manovra

Oggi, la commissione (per 14 voti a 9 e 2 astensioni) ha adottato il progetto per concedere più flessibilità a comuni e proprietari su un aspetto della legge sulle abitazioni secondarie: «Per l’ampliamento di edifici costruiti secondo il diritto anteriore, i proprietari disporrebbero di maggiore margine di manovra: potrebbero ampliare le loro case al massimo del 30% e allo stesso tempo creare ulteriori abitazioni senza limitazioni nell’uso. Lo stesso dovrebbe valere nel caso di demolizione e ricostruzione».

Questo margine di manovra supplementare dovrebbe «contribuire alla creazione di spazi abitativi moderni per la popolazione locale», ma anche incentivare gli interventi di ristrutturazione dal profilo energetico.

Nuovi spazi in vecchi edifici

A suo tempo, l’obiettivo della legge era di impedire la costruzione di abitazioni secondarie in piena natura, su superfici non ancora edificate. Tuttavia, al momento si applicano limitazioni anche agli edifici già esistenti e costruiti prima del 2012.

Nelle abitazioni di vecchia data non vengono realizzati investimenti assolutamente necessari, critica Candinas, secondo cui la possibilità di creare nuovi appartamenti negli edifici già esistenti farebbe accrescere il valore aggiunto. A suo avviso, la semplice possibilità di creare abitazioni supplementari non genera metri quadrati supplementari di superfici in termini di abitazioni secondarie.

Il caso di Melano

Questi allentamenti sono sostenuti dai Cantoni, dalle regioni di montagna e anche dalle associazioni economiche, ma gli ambientalisti si dicono critici. Il Ticino, in risposta alla consultazione, afferma di voler sostenere il progetto. Tuttavia, deve essere verificata attentamente la costituzionalità, per non mettere a rischio gli investimenti dei privati che desiderano beneficiare di questa nuova possibilità di costruzione.

Su richiesta del CdT, l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) precisa che «60 dei 106 comuni ticinesi sono soggetti alle norme edilizie restrittive della LASec». Spulciando l’elenco messo a disposizione da Berna, emerge che in alcuni comuni ticinesi la percentuale di abitazioni secondarie supera addirittura l’80%: è il caso, di Linescio (80,31%), Mergoscia (82,19%), Cerentino (84,62%), Bosco Gurin (85,22%) e infine Campo Vallemaggia (90,61%). Tra il 2022 e il 2023 altri due comuni ticinesi si sono aggiunti alla lista: Monteceneri (20,55%) e Riva San Vitale (20,03%). L’ARE dovrà ora esaminare se le restrizioni sono da applicare anche in questi Comuni.

Melano presentava una quota inferiore al 20%, scrive l’ARE nella sua statistica pubblicata a fine marzo. Tuttavia, in seguito alla fusione con Rovio e Maroggia nel nuovo Comune di Val Mara (28,43%) ha ora superato questa soglia.