La Svizzera riduce le «Puff» in cenere

Sono delle piccole barrette di tutti i colori, spesso fluorescenti, e soprattutto di ogni aroma: menta, pesca, fragola, ma anche gusto mojito, Piña Colada e cocco. Attirano e incantano soprattutto adolescenti e giovanissimi, anche ragazzini di undici o dodici anni. Il problema, però, è che contengono nicotina. Chi più, chi meno. Sono le sigarette elettroniche monouso, anche note come «Puff» o «Puff bar».
Su internet le si possono trovare a una decine di franchi, ma sono reperibili anche nei chioschi e nei negozi. Almeno per il momento. Sì, perché il Parlamento ha deciso oggi di vietare la vendita di queste sigarette elettroniche usa e getta.
La proposta del 2023
Giunte sul mercato svizzero nel 2020, le nuove sigarette usa e getta hanno vissuto una fase di boom, in particolare tra i preadolescenti. Nel 2022 si stima che siano state importate 10 milioni di «Puff bar» in Svizzera. E la tendenza è all’aumento. Nel 2024, il 9,2% dei giovani tra i 15 e i 19 anni e l’8% dei giovani tra i 20 e i 24 anni ha dichiarato di usarle almeno una volta al mese, ha spiegato oggi nella Camera dei Cantoni la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider.
A lanciare l’allarme politico, oltre due anni fa, era stato il consigliere nazionale Christophe Clivaz (Verdi/VS). L’ecologista vallesano, tramite una mozione, ha chiesto al Consiglio federale di «adeguare la legge federale sui prodotti del tabacco e le sigarette elettroniche vietando la vendita di sigarette elettroniche monouso».
Il Consiglio nazionale l’ha approvata lo scorso settembre (122 voti contro 63 e 4 astenuti), mentre il Consiglio degli Stati oggi ha dato il via libera definitivo alla stretta su questi prodotti, con 19 voti a 11 e 3 astenuti. Ora toccherà al Consiglio federale fare il prossimo passo per vietarne la vendita.
Esempio europeo
Il Governo, in realtà, si era opposto alla mozione: nel 2023, aveva infatti indicato che «vietare la vendita di sigarette elettroniche monouso soltanto in Svizzera creerebbe un nuovo ostacolo tecnico al commercio». Tradotto: dal momento che, a quel tempo, un divieto del genere non esisteva nell’Unione europea, il Consiglio federale riteneva che potesse essere non conforme agli impegni internazionali della Svizzera. La situazione è però cambiata anche in Europa: Belgio (dallo scorso gennaio), Francia (dallo scorso febbraio) e Gran Bretagna (dal 1. giugno) hanno già vietato le «Puff». Ora toccherà alla Svizzera. Si tratta di un passo che tuttavia hanno già compiuto alcuni Cantoni: Berna, Giura, Soletta e Vallese.
Già oggi, hanno tuttavia ricordato in aula i «senatori» contrari, la Legge sui prodotti del tabacco vieta la vendita di sigarette elettroniche ai minori. Con questa misura, si toglieranno definitivamente da ogni scaffale. Anche in Ticino, dal 1. giugno 2023, è vietata la distribuzione e la vendita di sigarette elettroniche (non solo monouso) e prodotti simili a giovani minori di 18 anni e il loro consumo in luoghi chiusi accessibili al pubblico. Questi divieti si applicano a prodotti con e senza nicotina.
Dipendenza e smaltimento
Clivaz ha deciso di lanciare questo atto parlamentare per due motivi: «Prima di tutto, è un prodotto molto problematico dal punto di vista sanitario: adolescenti e anche bambini tra i 10 e i 12 anni hanno accesso a queste sigarette elettroniche usa e getta. Attirano, sono colorate e il gusto è gradevole, al contrario della sigaretta. C’è anche il rischio che si sviluppino già dipendenze dalla nicotina in giovane età», teme il consigliere nazionale vallesano. Alcune «Puff» contengono i sali di nicotina, che non sono più pericolosi della nicotina, ma rendono dipendenti con maggior facilità.
«Il secondo punto riguarda l’ecologia: queste sigarette elettroniche monouso contengono una batteria al litio, che dovrebbe essere smaltito e riciclato adeguatamente. Invece, in realtà, la maggior parte finisce nella pattumiera, se non in natura».
L’Italia, l’economia, la Cina
Clivaz auspica che il Consiglio federale ora agisca in fretta per vietarne la vendita il prima possibile (il Governo, dal canto suo, stava valutando di imporre tasse più elevate su tali prodotti usa e getta). Il problema, però, riguarda anche l’applicazione di questa legge: come si può impedire l’acquisto su internet, oppure (per quanto riguarda il Ticino) al di fuori dei confini nazionali? «Sarà più complicato da applicare per tutti i Cantoni che sono vicini alla frontiera», ammette il deputato. Se l’Italia non vieta questi prodotti, il consumatore svizzero potrà continuare ad acquistarli. «Direi tuttavia che c’è una tendenza a livello internazionale: ci sono 36 Paesi che hanno già proibito la vendita. La discussione riguarderà anche l’Italia. Penso che sia necessario sottolineare che a facilitare politicamente l’accettazione di un divieto è che non ci sono molti problemi di ordine economico. La produzione di queste sigarette elettroniche usa e getta è quasi esclusivamente in Cina e dunque non tocca gli interessi delle aziende situate in Svizzera».
E quelle ricaricabili?
Ma ora che la sigaretta elettronica monouso ha una data di scadenza, il consigliere nazionale vuole puntare più in alto e vietare anche le sigarette elettroniche ricaricabili? «No, l’idea era davvero di concentrarci su questo specifico prodotto», risponde Clivaz, ribadendo l’effetto dannoso e l’attrattiva che ha sui giovanissimi. «Effettivamente, anche le sigarette elettroniche ricaricabili non sono fantastiche da un punto di vista sanitario, anche se ciò permette a una seppur piccola categoria di fumatori di orientarsi verso un prodotto che è comunque meno nocivo, in particolare per i polmoni, rispetto alle sigarette tradizionali».