Berna

Le lobby guardano a Palazzo: «Ma serve più trasparenza»

Il fronte agricolo in Parlamento esce rafforzato dalle urne e potrà approfittare della sconfitta degli ecologisti – I «legami d’interesse» saranno ancora determinanti – Lobbywatch: «Prospettiva Svizzera? Un’alleanza da osservare»
©Gabriele Putzu
Luca Faranda
25.10.2023 14:48

Il Parlamento per la prossima legislatura sta prendendo sempre più forma. Passate le elezioni - e in attesa dei risultati dei ballottaggi agli Stati – ognuno dei 246 deputati sa che potrà rilasciare due tessere per «accedere alle parti non aperte al pubblico del Palazzo del Parlamento». C’è chi decide di destinare queste carte ai collaboratori personali, oppure a rappresentanti del Cantone da cui provengono. In altri casi, la carta d’accesso viene concessa ai lobbisti.

L’obiettivo è di portare all’attenzione della politica i bisogni dell’economia e della società. Quando alle Camere discutono di un disegno di legge, infatti, i deputati sono chiamati a integrare nel processo legislativo anche le opinioni e gli interessi di poco meno di 2.000 aziende e organizzazioni. Oltre al mandato politico, il sistema di milizia obbliga i deputati a svolgere anche un’attività professionale. Pertanto, spesso e volentieri i lobbisti sono proprio i parlamentari stessi. Sotto la denominazione generica di «legami d’interesse» ci sono però legami pubblici e privati, così come mandati remunerati e svolti a titolo gratuito. Il sistema funziona, ma la trasparenza non è sempre garantita.

I contadini alle Camere

Uno dei gruppi di interesse più influente, in Svizzera, è quello dei contadini. Dopo il voto di domenica, il fronte agricolo – anche grazie all’ottimo risultato dell’UDC - si è rafforzato ulteriormente: circa un eletto su dieci esercita un’attività strettamente legata al settore primario. Ma a difendere gli interessi della categoria sono molti di più: secondo una stima, dovrebbero essere circa una cinquantina di deputati, tra Stati e Nazionale.

Con la perdita di seggi ecologisti, ora la possibilità di trovare maggioranze aumenterà: tra contadini e ambientalisti non ci sono mai stati buoni rapporti. Nel 2020, WWF Svizzera, Pro Natura, Greenpeace e Birdlife avevano dichiarato guerra all’Unione svizzera dei contadini (USC) attraverso la campagna «Stop alla lobby agricola ».

«È ovvio che a rimetterci sarà soprattutto la lobby della protezione dell'ambiente. Un chiaro esempio, oltre alla perdita di seggi dei Verdi e dei Verdi liberali, è l’esclusione della presidente di Pro Natura, la consigliera nazionale Ursula Schneider-Schüttel (nel canton Friburgo, la socialista ha dovuto cedere il suo seggio all’UDC, ndr)», spiega Otto Hostettler, giornalista e co-presidente di Lobbywatch, un’associazione - e un dettagliato sito internet - composta di giornalisti di diversi media svizzeri che analizza le relazioni d’interesse.

Eppure, già in questa legislatura l’USC è riuscita ad imporsi su alcuni dossier importanti, come l’abbattimento preventivo dei lupi e la politica agricola “PA22+”, da cui sono stati tolti gli elementi a protezione del clima più invisi. La sfida principale dei prossimi mesi? Il Consiglio federale poche settimane fa ha proposto di stanziare 13,67 miliardi di franchi per il settore primario nel periodo 2026-29. Sarebbero 347 milioni in meno del quadriennio precedente.

Potenziale da giudicare

Ma quali sono le lobby più potenti? «Non è così facile da dire », premette Hostettler, giornalista della rivista «Beobachter ». «Tra le più efficaci c’è sicuramente quella agricola. Ora, poi, è stata creata “Prospettiva Svizzera”, un’alleanza che unisce l’Unione svizzera dei contadini, l’USAM, Economiesuisse e l’Unione svizzera degli imprenditori. Ha un potenziale enorme: bisogna osservare se si è trattata solo di una campagna a scopo elettorale o se proseguirà anche a livello parlamentare. È ancora troppo presto per giudicare».

Riforme impossibili nella sanità

Per il co-presidente di Lobbywatch ci sono altri gruppi di pressione. «Ad esempio nel campo della salute, ma non bisogna dimenticare banche, assicurazioni e avvocati. Per quanto riguarda la sanità, si parla di interessi di miliardi di franchi: le lobby sono molto differenti tra loro, come casse malattia, medici e ospedali, ma sono tutte molto attive ed efficaci. Ogni cambiamento nel loro ambito viene osteggiato e questo rende impossibile ogni riforma. È chiaro che ci vuole più trasparenza e spero si facciano passi avanti in questa direzione nella prossima legislatura », afferma Hostettler, secondo cui bisogna anche limitare e soprattutto regolare l’accesso di lobbisti a Palazzo federale. Attualmente, inoltre, è in dicussione un’iniziativa parlamentare di Lisa Mazzone (Verdi/GE), che chiede ai deputati di indicare in che categoria di reddito rientrano le retribuzioni percepite in relazione alle loro attività accessorie.

Regolamentazione mirata

Anche per l’organizzazione Transparency Internazional l’attività di lobbying è legittima e fa parte della formazione democratica delle opinioni. Tuttavia, «in Svizzera, la regolamentazione del lobbismo presenta ancora notevoli lacune », ci spiega Marc Herkenrath, direttore supplente della sezione svizzera dell’organizzazione, secondo cui è necessaria maggiore trasparenza sui legami di interesse dei parlamentari. «Le nuove norme sulla trasparenza del finanziamento politico hanno fornito utili indicazioni sul finanziamento delle campagne elettorali, ma una regolamentazione mirata del lobbismo rimane necessaria anche dopo le elezioni», aggiunge Herkenrath. A suo avviso, «tutti i legami di interesse rilevanti dei parlamentari devono essere resi noti, compresi i compensi che ne derivano». Inoltre, un organismo ufficiale dovrebbe essere in grado di verificare la completezza e l’accuratezza delle informazioni fornite e imporre sanzioni in caso di informazioni mancanti o errate».

Per Herkenrath, tra altri correttivi essenziali, è anche importante che il pubblico conosca l’impronta legislativa di un progetto di legge. «Dovrebbe essere reso trasparente chi ha influenzato chi, quando e per quale interesse speciale».

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