Berna

L’italianità deve essere promossa anche con qualche nomina di livello

Ticino e Grigioni italiano al centro di un incontro pubblico tra la deputazione ticinese alle Camere e il consigliere federale Ignazio Cassis – Sono necessari più italofoni nei posti di responsabilità dell’Amministrazione: «Siamo bravi a costruire ponti tra la Svizzera tedesca e la Romandia»
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Luca Faranda
09.06.2023 06:00

L’italianità deve essere promossa in tutto il resto della Svizzera: per farlo, è necessario investire e fare in modo che sempre più ruoli di responsabilità vengano occupati da persone provenienti dal Ticino e dalle valli grigionesi. È questo il punto da cui sono partiti il consigliere federale Ignazio Cassis e l’intera deputazione ticinese alle Camere nel corso di una serata organizzata martedì nella Città federale in collaborazione con l’Associazione per le Relazioni Svizzera Italiana – Berna (ARSIBE), incentrata proprio sull’italianità. Il tema, già da anni, «occupa un posto di primo piano nell’agenda e con la presenza di Cassis in Governo, è entrato di diritto tra le nostre priorità», hanno spiegato Fabio Regazzi (Centro) - presidente della deputazione - e Marco Chiesa (UDC).

Ma che cosa è questa italianità? «Non è solo il sentimento d’appartenenza a una lingua. È molto di più. È un modo di essere e di vivere, ma anche di sognare e di ridere. È il momento in cui io, culturalmente, sono me stesso», ha spiegato lo stesso Cassis.

L’italianità non rappresenta solo il Ticino, ma anche le valli del Canton Grigioni, ha ricordato invece la consigliera nazionale Anna Giacometti (PLR), prima bregagliotta ad essere eletta a Berna. Senza poi dimenticare tutta quella parte di italiani residenti in Svizzera, anche di seconda, terza o quarta generazione. Tuttavia, si è parlato soprattutto di Ticino a Berna. «Lingua e comunità linguistica non sono sinonimi e ciò porta talvolta a confusione, anche nelle leggi», ha tenuto a precisare il consigliere federale.

Smontato un falso mito

Nel corso degli anni è aumentata la quota di italofoni assunti dall’Amministrazione federale e nelle aziende parastatali. Tuttavia, non sono ancora abbastanza e soprattutto mancano nelle posizioni chiave (nessun ticinese, ad esempio, è direttore di un ufficio federale). «Non è vero che non vengono assunti perché non si trovano», ha tenuto a precisare Cassis, sottolineando che nel suo dipartimento il Ticino è il secondo cantone - dopo Berna - dal quale vengono presentate più candidature.

Indispensabili per il Paese

Per tutta la legislatura il «ministro» degli Esteri e la deputazione ticinese si sono incontrati regolarmente per discutere di temi d’attualità e della politica federale «con gli occhiali dell’italianità, che permettono di dare una lettura un po’ diversa», ha aggiunto Cassis, secondo cui «non esiste una Svizzera senza plurilinguismo. Questa pluralità è una componente identitaria del nostro Paese e i ticinesi sono molto bravi a costruire ponti fra la Svizzera tedesca e la Romania: lo vedo anche in Consiglio federale, quando le due culture non si capiscono, noi possiamo mettere un po’ di olio negli ingranaggi. Siamo indispensabili anche per il resto del Paese e spesso lo dimentichiamo. Magari rifugiandoci pure – e spesso – in un certo vittimismo da Calimero».

In ogni caso, gli ha fatto eco Alex Farinelli (PLR), «chi pensa di arrivare a Berna sbattendo i pugni sul tavolo e dicendo che siamo un ‘Sonderfall’ ha vita breve. Spesso noi ticinesi vediamo la Svizzera tedesca come una massa uniforme, ma un urano e uno zurighese sono accomunati tanto quanto un ticinese e un friburghese».

Fuori dalla territorialità

Per rafforzare l’italianità - i deputati ticinesi hanno spiegato che a Berna sono in realtà numerosi i parlamentari che masticano qualche parola di italiano - è però necessario promuoverla anche nelle altre regioni. È imminente un grande messaggio del Governo sulla promozione della cultura per il quadriennio 2025-2028, che prevede numerosi finanziamenti anche per la promozione del plurilinguismo.

La prossima settimana alcuni deputati incontreranno la direttrice dell’Ufficio federale della cultura, Carine Bachmann, per discutere della questione. «Quello che vogliamo dire chiaramente è che questi soldi non si toccano», ha tuonato Marco Romano (Centro). Greta Gysin (Verdi), dal canto suo, ha ricordato che i fondi che vengono stanziati - ad esempio per il progetto di scambio Movetia, dove il Ticino è tra i fanalini di cosa - devono poi essere utilizzati.

«Il messaggio sulla cultura avrà un aspetto innovativo perché considera la promozione linguistica del romancio e dell’italiano al di fuori della loro territorialità», ha chiarito Cassis, che auspica anche un maggior impegno da parte dei cantoni nella promozione della lingua italiana nelle scuole.

La visita di Mattarella

La discussione - animata dai giornalisti RSI Mattia Serene e Nicola Zala - si è poi indirizzata verso i rapporti con l’Italia. Per Cassis, la visita di Sergio Mattarella in Svizzera dello scorso novembre, ha permesso di sbloccare due dossier fondamentali con Roma: l’accordo sui frontalieri e lo stralcio dalla lista nera. «È importantissimo che a colloquiare con l’Italia sia qualcuno della stessa cultura», ha sottolineato il «ministro» degli Esteri.

Mai più senza un italofono

La serata si è chiusa con l’ammonimento di Cassis: «Il mio bilancio dopo sei anni nell’Esecutivo è di aver capito fino a quale punto sia necessario il plurilinguismo e la pluralità. Mi chiedo anche come si sia potuto vivere per vent’anni senza questo fattore di italianità presente nel Governo federale. E spero che dopo di me non passino altri vent’anni».