Lo Swatch anti-dazi non più acquistabile: «Ora solo un ricordo della solidarietà e resistenza svizzera»

E ora è ufficiale: con il ritorno dei dazi statunitensi al 15%, lo Swatch «What If…Tariffs?» esce definitivamente di scena. Non più provocazione in vendita, ma oggetto simbolico archiviato. Sul sito del marchio di Bienne, al posto di qualsiasi pulsante d’acquisto, compare una frase che vale più di un comunicato stampa: «Ora solo un ricordo della solidarietà e resistenza svizzera».

È la chiusura coerente di un’operazione che Swatch aveva concepito fin dall’inizio come temporanea, legata a un contesto politico ed economico preciso. E quel contesto, oggi, è cambiato.
La decisione arriva poco dopo l’annuncio ufficiale di Berna: gli Stati Uniti hanno ridotto dal 39% al 15% i dazi doganali sulle importazioni dalla Svizzera, con effetto retroattivo al 14 novembre 2025. Un passo atteso, ma non scontato, frutto della dichiarazione d’intenti firmata a metà novembre tra Svizzera, Liechtenstein e Stati Uniti. In cambio, la Confederazione si impegna a ridurre le proprie tariffe su determinati prodotti agricoli e della pesca provenienti dagli USA.
Il consigliere federale Guy Parmelin ha parlato di una «sorpresa, ma non più di tanto», ricordando come retroattività simili siano già state concesse anche ad altri Paesi, come Giappone e Corea del Sud. Le consultazioni politiche proseguiranno nelle prossime settimane, con l’obiettivo di definire entro fine anno un mandato negoziale più ampio. Restano intatte, intanto, le esenzioni per settori chiave come chimica, farmaceutica, oro e caffè.
È in questo quadro che va letta la mossa di Swatch. Il marchio aveva lanciato il «What If…Tariffs?» lo scorso settembre come risposta ironica – ma tutt’altro che leggera – al dazio punitivo del 39% imposto dagli Stati Uniti. Il messaggio era inscritto nel design stesso: il 3 e il 9 invertiti sul quadrante per formare «39», il simbolo della percentuale inciso sul fondello, e una promessa esplicita: la produzione sarebbe cessata non appena le tariffe fossero state modificate.
A metà novembre, quando l’intesa era stata annunciata ma non ancora formalmente applicata, Swatch aveva già dato un primo segnale, aggiornando la pagina del modello: da «Hopefully limited edition» a «Finally limited edition». Un cambiamento minimo, ma eloquente. Adesso, con la riduzione dei dazi ufficializzata e retroattiva, quel passaggio si completa: l’orologio non è più acquistabile e viene consegnato alla sua dimensione definitiva, quella della memoria.
Non è solo la fine di una limited edition. È la conclusione di un gesto industriale e comunicativo che ha usato il linguaggio pop di Swatch per parlare di commercio globale, sovranità economica e identità svizzera. Un’operazione che ha fatto discutere, che ha avuto risonanza ben oltre il mondo dell’orologeria, e che ora viene archiviata senza enfasi, con una frase asciutta e quasi malinconica.
