Economia

Pregasi rivedere i criteri per confrontare i salari

Dopo gli ultimi rilevamenti sulla differenza fra le busta paga a livello nazionale, la Camera di commercio ticinese ha scritto all'Ufficio federale di statistica per chiedere di rivalutare le modalità di presentazione dei dati – Si auspica una diversa considerazione del frontalierato
©Chiara Zocchetti
Giovanni Galli
19.04.2024 23:45

Ogni due anni è lo stesso ritornello, con annesse polemiche a livello politico e sindacale sulla situazione dell’economia cantonale. Le retribuzioni in Ticino sono le più basse della Svizzera. A variare sono solo le cifre, che certificano un divario del 18-20% in busta paga. Nel 2022 il salario mediano in Svizzera per un posto a tempo pieno era di 6.788 franchi lordi al mese, in Ticino di 5.590 franchi. Stando ai dati presentati il mese scorso dall’Ufficio federale di statistica, rispetto al 2020 il salario mediano è aumentato di 123 franchi a livello nazionale, mentre quello ticinese di soli 44. La differenza fra la remunerazione svizzera e quella ticinese si è ulteriormente ampliata passando in due anni da 1.119 a 1.198 franchi.  

La Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato non nega l’esistenza di una differenza salariale con le altre regioni del Paese. Parte del divario è dovuta al fatto che nell’economia ticinese ci sono particolarmente presenti settori della fascia medio e medio-bassa dei salari, come la ristorazione, il commercio al dettaglio e i servizi d’alloggio. Ma fatta la tara a questi fattori storici, secondo gli ambienti economici, certi raffronti sono fuorvianti. In un’inserzione a tutta pagina apparsa sui giornali (cfr. edizione del CdT del 26 marzo) parla anche di «distorsioni statistiche», poi sfruttate da terzi al solo scopo di dimostrare che nel cantone i «padroni» sono disonesti. L’organizzazione spiega quali sono, dal suo punto di vista, le ragioni del divario e dice che quest’ultimo non è dell’entità che si vuol far credere. Per questo, oltre a fornire una sorta di controanalisi, ha deciso anche di passare all’azione intervenendo alla fonte. 

Informazioni più precise

Il 5 aprile scorso ha inviato una lettera all’Ufficio federale di statistica (UST), firmata dal presidente Andrea Gehri e dal direttore Luca Albertoni, nella quale chiede, in buona sostanza, di rivedere i criteri con i quali vengono effettuati i calcoli e i confronti sui salari. Lo scopo è di ottenere «una considerazione più oggettiva» della situazione ticinese e di disporre di informazioni quanto più precise possibile, «altrimenti si rischiano situazioni fuorvianti che portano a conclusioni e magari a interventi legislativi inadatti alla situazione concreta».    

Raffronti sì, ma fra cantoni

Tre, in particolare, le rimostranze portate a Neuchâtel. La prima riguarda il modo in cui viene suddivisa la Svizzera. L’UST non fa un raffronto fra i 26 Cantoni ma fra sette macroregioni: Arco lemanico (Vaud, Ginevra e Vallese); Espace Mittelland (Berna, Friburgo, Soletta, Neuchâtel e Giura); Svizzera nord-occidentale (Basilea Città e Campagna); Svizzera orientale (Glarona, Sciaffusa, Appenzello Esterno e Interno, San Gallo, Grigioni e Turgovia); Svizzera centrale (Lucerna, Uri, Svitto, Obvaldo, Nidvaldo e Zugo) e, da ultimo, il Ticino. Vallese e Giura, economicamente meno forti del Ticino, sono affiancati a cantoni dinamici che contribuiscono ad alzare la media salariale. Secondo la camera di commercio, «sarebbe utile poter disporre di dati per una valutazione più specifica basata su paragoni diretti fra singoli cantoni. Al fine di avere un’immagine più corrispondente alla realtà dei fatti». I paragoni attuali non collimano con la realtà del territorio. Nella pagina pubblicata il mese scorso, la Camera aveva sottolineato che quando si stilano le graduatorie per i singoli cantoni, come ad esempio nel caso del PIL pro capite, il Ticino si colloca all’ottavo posto. 

Separare i residenti

In secondo luogo, c’è la questione dell’incidenza dei frontalieri. Secondo la Camera di commercio, sarebbe importante disporre dei livelli salariali dei residenti separati da quelli dei frontalieri. La tipologia particolare del frontalierato in Ticino, dice, penalizza il livello generale e medio dei salari, «dando un’immagine erroneamente “povera” della nostra realtà economica». Una separazione è ritenuta «sensata», anche perché recentemente lo stesso Consiglio di Stato ha chiesto per le stesse ragioni una revisione della perequazione finanziaria intercantonale. Il Ticino quest’anno riceverà 87 milioni di franchi, molto meno di altri cantoni non certo più svantaggiati, come il Vallese, che ne incasserà 884. Questa differenza è dovuta al fatto che i redditi di quasi 79 mila frontalieri attivi in Ticino vengono inclusi nel potenziale delle risorse, utilizzato nel calcolo fiscale pro capite, mentre in realtà la massa salariale finisce oltre confine. Per questa ragione il Consiglio di Stato ha chiesto a Berna di limitare al 50% la quota dei redditi dei frontalieri. «Un adattamento, o comunque elementi complementari nel calcolo dei salari e nei confronti intercantonali sarebbero quindi più che appropriati».