Quale alternativa al pedaggio? «Ci vuole un’imposta di transito»

L‘Ufficio federale delle strade (USTRA) ha già lanciato l‘allarme: si prevede un’estate da bollino rosso, se non nero, sulle autostrade elvetiche, «con picchi soprattutto nei fine settimana sugli assi nord sud attraverso le gallerie del San Gottardo e del San Bernardino». Ci risiamo.
Già durante il lungo fine settimana di Pentecoste, la colonna di veicoli al portale nord del San Gottardo aveva raggiunto i 20 chilometri. In futuro, però, qualcosa potrebbe cambiare. Il consigliere nazionale Paolo Pamini (UDC), insieme a Bruno Storni (PS), Greta Gysin (Verdi), Simone Gianini (PLR), l’urano Simon Stadler (Centro) e il consigliere agli Stati Marco Chiesa (UDC), hanno lanciato una nuova proposta: introdurre un’imposta di transito per chi attraversa la Svizzera.
Un solo voto
Già lo scorso mese di maggio, durante la sessione straordinaria del Consiglio nazionale, aveva quasi fatto breccia l’idea di introdurre un pedaggio alpino a tariffa variabile. Tre mozioni, di Simon Stadler, Matthias Jauslin (PVL/AG) e Corina Gredig (PVL/ZH), erano state respinte per 91 voti a 90 (7 astensioni), con il voto decisivo della presidente del Nazionale Maja Riniker (PLR/AG). Ora, Pro Alps (ovvero l’Iniziativa delle Alpi) sta valutando l’idea di lanciare un’iniziativa popolare per un pedaggio alpino «dinamico».
C’è chi però il problema lo vede a monte. Ovvero, già ai confini. A preoccupare è infatti il flusso di vacanzieri che attraversa la Svizzera senza fermarsi: per chi supera il confine, ad esempio, a Basilea ed esce a Chiasso dovrebbe applicarsi un’imposta di transito. «Si tratta di un’imposta volta a modificare il comportamento delle persone. Di chi utilizza la Svizzera solo come asse di transito», ci spiega Paolo Pamini, promotore delle sei mozioni identiche. L’obiettivo è di tassare solo il traffico turistico (e non i mezzi pesanti), che attraversa la Confederazione da un Paese confinante (come la Germania) a un altro Paese confinante (ad esempio l’Italia), «senza una permanenza significativa in Svizzera». «Non andrebbe a colpire l’italiano che viene a Lugano per la giornata e poi torna indietro. Né il turista tedesco che arriva in Ticino», sottolinea Pamini. L’obiettivo è di ridurre i picchi di traffico causati dai vacanzieri in transito, in particolare lungo gli assi nord-sud.
L’esempio della Lombardia
La reale applicazione (tra cui il prezzo e il sistema da utilizzare) di questa mozione non è ancora definita. Tuttavia, ci sono alcuni punti chiave: l’imposta di transito deve avere un effetto dissuasivo ed essere a tariffa variabile. Ciò significa che il prezzo aumenterà a seconda della densità di traffico prevista. I proventi finiranno nel Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA).
Pamini, Gianini e Storni, al CdT spiegano tuttavia che è immaginabile introdurre un sistema automatizzato come quello dell’Autostrada Pedemontana Lombarda: dei pannelli con videocamere che registrano e «fotografano» la targa dei veicoli alla dogana d’entrata, una seconda telecamera nei punti «caldi» del traffico (ad esempio al San Gottardo) e una terza al valico d’uscita. «Nelle principali dogane ci sono già le telecamere, si potrebbero installare anche sui valici secondari», sostiene Pamini, ricordando che l’atto parlamentare non è pensato solo per il San Gottardo, ma anche per altre «zone calde» del traffico come il San Bernardino, il Sempione o il Gran San Bernardo.
«È l’uovo di Colombo»
Stando a Pamini, che la definisce «l’uovo di Colombo», l’imposta non è in contrasto con la libera circolazione delle persone, poiché gli accordi con l’UE non riguardano il traffico turistico. È anche una buona alternativa alla questione del pedaggio, aggiunge il consigliere nazionale UDC, ricordando che la proposta di introdurre un pedaggio - visto l’esito sul voto al Nazionale e i recenti sondaggi tra la popolazione - avrebbe buone possibilità di essere accolta. «A seconda di come si applica il pedaggio, per noi ticinesi potrebbe essere un problema. Con questa soluzione, il traffico interno è esentato dall’imposta, così come i turisti stranieri che decidono di rimanere in Svizzera, contribuendo così all’economia locale».
L’anticamera del Road Pricing
«Siamo un corridoio stretto attraverso il quale passa mezza Europa. Dobbiamo trovare una soluzione a questo traffico di attraversamento, riducendo i momenti di sovraccarico della rete autostradale. Per questo l’importo dovrà essere dinamico rispetto ai picchi di traffico», aggiunge dal canto suo Bruno Storni, pur riconoscendo che l’applicazione non sarà semplice. Bisognerà ad esempio definire l’intervallo di ore tra l’entrata e l’uscita dal Paese. Non c’è solo chi fa Basilea-Chiasso, sottolinea Storni, ma anche chi fa tragitti più brevi come Basilea-Vaduz. «Ma questa proposta va nella direzione auspicata»: se venissero gestiti meglio i picchi di traffico, si eviterebbe di potenziare le autostrade. «Ora le vogliamo allargare solo per gestire gli orari di punta», critica Storni.
C’è però anche chi pensa che la proposta interpartitica possa essere l’anticamera del Road Pricing. «Si va nella direzione di una gestione intelligente della strada», risponde Storni. «Per me il Road Pricing è la soluzione, ma è chiaro che politicamente è molto difficile da raggiungere».
L’automobilista svizzero
Per Simone Gianini, invece, l’imposta di transito non è il primo passo per l’introduzione del Road Pricing. «Dipenderà dal carico di traffico e non dalla distanza percorsa, rispettivamente concerne il transito da frontiera a frontiera e non gli spostamenti interni. È quindi una vera e valida alternativa alla nefasta idea di un pedaggio dinamico interno, segnatamente al Gottardo. Quello sì che rappresenterebbe il primo passo per il Road Pricing», spiega il liberale-radicale, secondo cui il pedaggio per attraversare le gallerie autostradali alpine andrebbe a penalizzare anche l’automobilista svizzero. Per Gianini, presidente dell’Automobile Club Svizzero (ACS), questa imposizione offre tre vantaggi: evitare soluzioni più gravose per chi utilizza l’auto in Svizzera, ridurre il carico di traffico e fluidificare così la circolazione e infine la possibilità di aumentare le entrate per il FOSTRA, già sotto pressione per il passaggio all’elettromobilità.
E il prezzo di questa imposta variabile? «È ancora presto per dirlo. Ma dovrà avere un impatto sensibile per dissuadere dal semplice transito in Svizzera. Oltre al costo della vignetta, non basterà aggiungere solo qualche franco».