«Sui risarcimenti per il Ticino la porta sembra chiusa»
Il CEO delle FFS Vincent Ducrot e la Deputazione ticinese alle Camere federali si sono incontrati giovedì mattina per fare il punto della situazione. Quarantacinque minuti di colloquio per «ottenere informazioni più precise su quello che è successo e su cosa si sta facendo per minimizzare le conseguenze di questa situazione, che per il Ticino rimane problematica», spiega il consigliere agli Stati Fabio Regazzi (Centro), presidente di turno della Deputazione. «Hanno garantito che per i periodi di alta stagione, a partire dalla Pasqua, ci sarà un ulteriore incremento delle tracce per il traffico passeggeri. Non solo il weekend, ma anche in altri momenti della settimana». Tuttavia, fino alla fine di marzo - oltre ai 31 treni durante il weekend - non sono da prevedere cambiamenti significativi. Nessun treno, dunque al lunedì mattina o al venerdì sera.
In ogni caso, ricorda il «senatore» del Centro, «la situazione all'interno della galleria di base non è semplice e ci sono parecchi vincoli legati alle prescrizioni di sicurezza». «Se dovesse succedere qualcosa, devono poter evacuare 1.300 persone in 90 minuti», sottolinea il consigliere nazionale socialista Bruno Storni. Pertanto, i treni passeggeri possono circolare solo quando il cantiere è fermo, ovvero nel fine settimana. «Ma chiudendo il cantiere ritardano ulteriormente la rimessa in esercizio», ricorda il deputato.
Più passeggeri del 2019?
«Ci hanno detto che il traffico passeggeri non è diminuito del 30% come si racconta, questo è il calo in rapporto agli obiettivi. Le cifre sono superiori al 2019», afferma dal canto suo Storni. «Sostengono che questa situazione non abbia provocato conseguenze importanti sul numero di passeggeri e sul turismo di giornata. Mi permetto di metterlo in dubbio», tiene invece a precisare Regazzi, secondo cui gli effetti (è co-titolare di un ristorante, ndr) si vedono eccome.
La Deputazione ticinese alle Camere federali auspicava da parte della FFS un maggiore coinvolgimento. «Ci hanno un po' scavalcato, ma hanno promesso che non succederà più», afferma Regazzi. Nei prossimi mesi i deputati ticinesi avranno la possibilità di fare una visita al cantiere e inoltre ci sarà un nuovo incontro con Ducrot - che in realtà era già in calendario da prima del deragliamento - il prossimo 27 febbraio per fare nuovamente il punto della situazione. Tuttavia, quanto discusso con Ducrot non è nulla di nuovo per Bruno Storni e Lorenzo Quadri: «Noi della Commissione dei trasporti del Nazionale (nella quale sono presenti i due deputati ticinesi, ndr) siamo stati regolarmente informati».
Niente illusioni
Dall'incontro con il CEO delle FFS, tuttavia, la Deputazione è sostanzialmente uscita con le mani vuote, anche per quanto riguarda eventuali indennizzi. «A loro avviso, non è gestibile da parte loro offrire indennizzi ogni volta che c'è un'interruzione di servizio. Hanno trovato tutta una serie di giustificazione, tra cui l'assenza di una base legale, per dire che non si può fare», afferma Regazzi. «Noi abbiamo comunque ricordato che non è paragonabile ad altre situazioni o ad altri casi».
Qualche apertura, tuttavia, c'è stata su eventuali promozioni turistiche o sull'aumento del numero di biglietti risparmio: «Inoltre, per i detentori di un abbonamento generale che fanno i pendolari sono state trovate deroghe individuali. Ma non è possibile trovare soluzioni generalizzate», spiega il «senatore» ticinese, avvertendo tuttavia che «non bisogna farsi troppe illusioni».
Dello stesso avviso anche Lorenzo Quadri. Il consigliere nazionale leghista si dice «insoddisfatto di questo incontro, ma non mi facevo neanche particolari aspettative. Resta l'amaro in bocca perché per il Ticino la situazione è deludente: non basta aumentare i collegamenti nel weekend. Il problema è per chi si deve recare a Berna o a Zurigo per lavoro durante la settimana. Per queste persone una soluzione non c'è e continua a non esserci». A suo avviso, ma anche secondo Regazzi, si tratta di una situazione assolutamente straordinaria: «Stiamo parlando di una chiusura di 13 mesi della galleria del Gottardo, non di un guasto isolato. Oltretutto con una singola regione che viene penalizzata in modo pesante. È sorprendente che non si possano trovare soluzioni, anche solo a livello di risarcimenti. E invece su questo la porta resta chiusa. È chiaro che non possiamo essere soddisfatti ed è ancora più chiaro che la pressione politica deve continuare».