Thierry Burkart: «Lascio al momento giusto»

Un fulmine a ciel sereno. Thierry Burkart, dopo quattro anni, lascia la presidenza del PLR. Lo farà in autunno, all’assemblea dei delegati del prossimo 18 ottobre, proprio nella data in cui la base del partito si pronuncerà sul pacchetto di accordi con l’Unione europea. Burkart, però, ha voluto soprattutto giocare d’anticipo: all’orizzonte ci sono le elezioni federali, in programma nell’autunno 2027. Sarà la sfida più importante per il PLR, poiché un eventuale sorpasso del Centro potrebbe provocare uno scossone in Consiglio federale, con la perdita di uno dei due seggi attualmente occupati da Ignazio Cassis e Karin Keller-Sutter.
I liberali-radicali non hanno perso tempo: già giovedì lo stesso Burkart e il presidente della commissione cerca (i vertici hanno proposto il consigliere nazionale zurighese Beat Walti) illustreranno i prossimi passi per individuare il successore.
Più a destra dopo Gössi
Riavvolgiamo il nastro. Burkart ha assunto la presidenza nell’ottobre del 2021, succedendo alla svittese Petra Gössi (allora consigliera nazionale, oggi «senatrice» come Burkart) che era rimasta in carica per cinque anni. I motivi dell’addio di Gössi? Ufficialmente sono stati motivati da «ragioni di carriera professionale». Ma le dimissioni erano state comunicate in seguito all’affossamento della legge sul CO₂ ( sostenuta con vigore da Gössi, ma non dall’elettorato PLR).
Burkart, dal canto suo, «desidera ora dedicarsi esclusivamente ai diversi dossier politici e concentrarsi sulle sue attività professionali». L’argoviese, nei suoi quattro anni alla guida del partito, ha profilato il PLR più a destra rispetto a chi lo ha preceduto, ad esempio chiedendo una stretta sull’immigrazione e schierandosi contro la scuola inclusiva. «Adesso siamo ben posizionati sui temi, abbiamo una linea comunicativa chiara e un solido Segretariato generale», ha detto oggi Burkart alla stampa.
Il chiaro posizionamento, tuttavia, non ha evitato alcune sconfitte alle urne nel recente passato: la 13.AVS, l’innalzamento dell’età di pensionamento, la riforma della LPP e i voti dello scorso novembre sulle autostrade e sul diritto di locazione. Solo per citare il 2024.
Le elezioni del 2023...
Il bilancio di Burkart a capo del partito, dal profilo dei risultati elettorali, non è particolarmente positivo: sotto la sua guida, il PLR alle scorse elezioni federali ha perso 0,8 punti percentuali, attestandosi al 14,3%. «Il suo peggior risultato dalla fondazione dello Stato federale nel 1848», ricorda la NZZ. Il PLR è tuttavia rimasto (seppur di un soffio) la terza forza del Paese alle spalle di UDC (27,9%) e PS (18,3%). Il Centro, che mira proprio al secondo seggio liberale-radicale in Consiglio federale, si è fermato al 14,1%.
Il partito di Gerhard Pfister (ancora per poco: dal 28 giugno prenderà il suo posto il vallesano Philipp Matthias Bregy) al Consiglio nazionale può contare su un gruppo parlamentare composto di 31 deputati (e 15 «senatori»), contro i 27 liberali-radicali (cui si aggiungono 11 consiglieri agli Stati).
Anche nei singoli Cantoni il partito di Burkart non ha brillato: ha perso undici seggi alle elezioni in tutta la Svizzera. «Non sono perfetto, sicuramente ho fatto degli errori», ha ammesso il 49.enne, tenendo però a sottolineare di non aver ricevuto alcuna pressione in merito alle dimissioni. «Al contrario, ho avvertito riconoscenza».
... e quelle del 2027
Il Centro ha deciso di non attaccare, nel dicembre del 2023, uno dei due seggi del PLR in Governo. Potrebbe tuttavia farlo - a seconda dei risultati elettorali tra due anni - nel dicembre del 2027. Oppure, se un consigliere federale in carica (Ignazio Cassis o Karin Keller-Sutter) dovesse decidere di dimettersi anticipatamente dall’Esecutivo.
L’addio di Burkart è anche una mossa strategica? In parte, sì. «È il giusto momento, ma anche l’ultimo momento utile», ha detto il «senatore» argoviese, ricordando che aveva già reso noto da tempo di voler lasciare la carica entro la fine del 2027. Nel dicembre di quell’anno dovrebbe infatti assumere la presidenza del Consiglio degli Stati. Il 49.enne punta forse al Consiglio federale? «Non ho questa ambizione», ha tagliato corto.
Velocità di crociera
L’autunno 2027, in ogni caso, sarà decisivo per il PLR. «Guardando al partito, può essere un giusto momento nella misura in cui siamo ancora sufficientemente lontani dall’appuntamento elettorale per far sì che chi gli subentrerà potrà iniziare a “dare regime” e “velocità di crociera” alla macchina per poi arrivare alle elezioni», afferma il consigliere nazionale Alex Farinelli.
L’idea di una co-presidenza tuttavia non sembra trovare i favori dei due consiglieri nazionali ticinesi del PLR. Per Alex Farinelli «è una formula che alcuni partiti hanno adottato e che può avere dei vantaggi. Penso che bisognerà confrontarsi su tutte le opzioni. Ma se dovessi dare una probabilità, credo più a una presidenza rappresentata da una persona sola». Simone Gianini, dal canto suo, è dell’idea che «la chiarezza dei messaggi e il “carro da tirare” in una direzione presuppone più facilità con una sola persona alla presidenza».
Emerge già un possibile nome
Il momento è delicato, riconosce Gianini. «Non è però un momento difficile per il PLR: il partito è in salute, ha una chiara visione ed è ben profilato sui temi. E se bisogna cercare un nuovo presidente, il momento è adesso oppure dopo il 2027. La partenza di Burkart è anche un’occasione per dare uno slancio». Ma di cosa avrà bisogno il nuovo presidente? «Sicuramente di molto entusiasmo. Il nostro partito ha bisogno di vitalità. Non è un partito centralista come l’UDC, ma è rappresentato dalle varie sensibilità, anche geografiche e linguistiche. Ed è importante che il vertice si faccia interprete di queste sensibilità».
E i due ticinesi, sono interessati alla carica? Per entrambi, è ancora troppo presto. «Ora tutti potranno fare delle riflessioni in merito», dice Farinelli. «Sono valutazioni, magari, da fare più in là nel tempo», gli fa eco Gianini. Il classico «toto-nomi» è però già iniziato e c’è chi ha già mostrato interesse per l’incarico: è il caso del consigliere agli Stati lucernese Damian Müller.