Zurigo

Uccise per debiti, pena confermata

Condannato a 18 anni di carcere il 39.enne che uccise un 66.enne italiano in un parcheggio di Zurigo
Ats
14.07.2025 17:12

Il Tribunale cantonale di Zurigo ha confermato in seconda istanza la condanna a 18 anni e 3 mesi di prigione per un uomo oggi 39enne accusato di assassinio. L'uomo uccise con due colpi di pistola alla nuca un 66enne italiano, il cui corpo fu ritrovato senza vita il 5 agosto 2019 nella sua auto ferma nel parcheggio di una piscina di Zurigo-Schwamendingen.

Il 39enne deve inoltre pagare alla famiglia della vittima riparazioni morali per complessivi 83'000 franchi. Keystone-ATS ha ottenuto una copia del dispositivo della sentenza, sul quale ha riferito per prima il Tages Anzeiger.

Al processo indiziario, il Ministero pubblico aveva chiesto la detenzione a vita per l'accusa di assassinio, mentre l'imputato ha negato il crimine.

La procuratrice che ha sostenuto l'accusa ha parlato di un caso "chiarissimo": l'imputato, cittadino svizzero arrivato dalla Turchia all'età di 12 anni, avrebbe agito secondo l'accusa con inganno, perfidia e freddezza quasi inconcepibile.

L'imputato, che ha precedenti per appropriazione indebita e, tra le altre cose, per violazione della legge sulle armi, si è in gran parte avvalso della facoltà di non rispondere. "Può essere che sono un idiota e ho commesso errori in passato", ha detto. "Ma non l'ho ucciso io".

In base alle domande del giudice e della procuratrice, rimaste senza risposta, il 39enne, che si trova in detenzione preventiva da ormai sei anni, ha tra l'altro cercato in vari interrogatori di incolpare la mafia o altri soci in affari dell'italiano.

Un prestito di 350'000 franchi

Il movente del crimine sarebbe una questione di soldi: è dimostrato che l'italiano trasferì all'accusato 350'000 franchi in due tranche a maggio e giugno 2019. Si sarebbe trattato di un "prestito a breve termine" per un'attività di investimento.

Il 39enne, che era indebitato, non ha tuttavia investito quei soldi affidandoli, come promesso, al banchiere "Emet", che peraltro non sarebbe mai esistito, ma li ha utilizzati per scopi privati, comprese serate in locali a luci rosse.

Secondo l'accusa, quando l'italiano insistette per il versamento dei frutti degli investimenti o per la restituzione del prestito, l'accusato gli assicurò che avrebbe incontrato il banchiere il 4 agosto 2019. Salvo poi rimandare l'appuntamento al giorno successivo, quando il 66enne fu ucciso.