Tecnologia

A Trevano c’è un highlander che da 40 anni produce energia dal sole

Nel lontano 1982 a Lugano venne installato il primo impianto fotovoltaico in Europa collegato alla rete elettrica - Funziona ancora perfettamente e ha perso solo l’8% della sua potenza iniziale - È la dimostrazione che la tecnologia è duratura
©SUPSI
John Robbiani
24.01.2022 06:00

È il nonno degli impianti solari europei. «Io lo chiamo l’highlanger», conferma il responsabile di SUPSI PVLab Mauro Caccivio. Perché, come Christopher Lambert nel celebre film di Russell Mulcahy, sembra destinato a non morire mai. E il bello è che nel 1986, quando la pellicola arrivò nei cinema, quell’impianto fotovoltaico era già al suo posto, funzionante, da 4 anni. In pochi sanno che proprio a Lugano, nel 1982 a Trevano, venne installato il primo impianto fotovoltaico in Europa collegato alla rete elettrica. Uno dei primi al mondo. Ed è ancora al suo posto. Si chiama TISO, acronimo di Ticino Solare, e ancora oggi produce energia. Ma la cosa più incredibile è che, in 40 anni appunto, ha perso solamente l’8% della sua potenza iniziale, con una media di «decadenza» pari allo 0,2% l’anno. Dati che da soli bastano a sfatare la leggenda metropolitana secondo cui gli impianti solari hanno vita breve. La SUPSI nel frattempo ha lasciato la sede di Trevano, ma i pannelli sono ancora la loro posto. Monitorati, studiati e curati con cura. «Abbiamo tenuto - spiega Caccivio - i 48 pannelli migliori. Inizialmente erano più di duecento. Questo serve anche a dimostrare che, appunto, il fotovoltaico può durare a lungo».

Ma quanto è cambiato
Quattro decenni sono moltissimi, soprattutto se si pensa che negli anni Ottanta quella tecnologia a molti sembrava ancora poco più che fantascienza. E sono cambiati completamente i prezzi. «Quel pannello - sottolinea il ricercatore - costava 35 franchi al watt. Oggi i prezzi si aggirano attorno ai 0,3 franchi al watt». Un dato impressionante. Il crollo dei prezzi ha favorito la diffusione dei pannelli solari. Ma, tagliati i prezzi, è stata tagliata anche la qualità? Un pannello odierno sarebbe in grado di affrontare una carriera lunga quanto quella dell’highlander di Trevano? Durare 40 anni? «È la domanda che si pongono i ricercatori e a cui proviamo rispondere anche noi alla SUPSI, che effettuiamo sui materiali anche dei test accelerati. I risultati lasciano ben sperare. Il materiale di base è sempre il silicio. Inizialmente si usava quello monocristallino ma poi, attorno al 2010, i produttori sono passati al policristallino perché costava meno. Ora si è tornati all’origine, al monocristallino». I prezzi sono rimasti bassi e la qualità è ulteriormente aumentata.

Treni presi e treni persi
L’impianto realizzato a Trevano 40 anni fa dimostra come il Ticino sia stato capace, ai tempi, di essere innovativo e creativo. «Ci sono state persone - conferma Caccivio - che si dimostrarono visionarie in questo campo. Il Cantone sostenne con forza l’impianto, e anche l’AET. E da quel progetto si sviluppò un centro di ricerca che vive ancora oggi». Ma dopo gli slanci iniziali il Ticino, la Svizzera e l’Europa hanno un po’ perso il treno quando si parla del fotovoltaico? «A livello di ricerca la Svizzera può contare su diverse realtà all’avanguardia. Un po’ di spinta è probabilmente stata persa a livello politico, ma questo riguarda tutta l’Europa. È vero, ci sono sovvenzioni e incentivi per la posa di pannelli, ma ora è richiesta un’accelerazione fortissima se vogliamo raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2050. E dunque andrebbe facilitata ulteriormente la diffusione dei pannelli». Ma, anche in questo ambito ci sono segnali incoraggianti. «È di alcuni giorni fa per esempio l’annuncio di AET, che intende raddoppiare la tariffa per la remunerazione dell’energia». Operazioni, sottolinea Caccivio, che vanno nella direzione giusta.

Potenza e spazio
Dalla posa dell’highlander di Trevano, dicevamo, sono passati 40 anni. Sono crollati i prezzi e un’evoluzione gigantesca l’ha avuta anche la capacità di produzione. «Oggi in metà spazio si produce il doppio».

Qualche consiglio
I pannelli possono durate dunque diversi decenni. La tecnologia dura. Occorre solo qualche piccolo accorgimento. «Nel momento in cui procede con l’installazione di un materiale di qualità, affidandosi a esperti seri, praticamente ci si può dimenticare dell’impianto». La manutenzione è minima dunque. «Occorre solo qualche accorgimento. Ai pannelli non piace chiaramente l’ombra, e andrebbero inclinati almeno di una ventina di gradi. Ancora oggi ne vedo troppe installati in orizzontale. Così si formano ristagni d’acqua e sporcizia».