La testimonianza

Abusi nella Chiesa, fu il vescovo Giuseppe Torti a decidere la distruzione dei documenti

Il vicario di allora, don Oliviero Bernasconi, ammette: «Fu un errore grave. Ma io non ne sapevo nulla»
© CdT/Archivio
Dario Campione
14.09.2023 06:00

Nessuna giustificazione. Nessuna attenuante. La diocesi di Lugano ha ammesso le proprie responsabilità nella distruzione dei documenti d’archivio sui “casi riservati” del secolo scorso. Ha un senso, quindi, e non è infondata, l’accusa rivolta in tal senso dai ricercatori dell’Università di Zurigo nel rapporto pubblicato martedì - vale a dire, di non poter fare piena luce su possibili abusi dei chierici in Ticino stante la cancellazione di ogni testimonianza scritta.

È toccato a don Nicola Zanini, delegato ad omnia dell’amministratore apostolico di Lugano, confermare ieri mattina in conferenza stampa quanto scritto dagli studiosi dell’ateneo zurighese. «Fu monsignor Giuseppe Torti a decidere la distruzione dei documenti», ha ammesso Zanini rispondendo a una domanda specifica. Perché lo fece, e perché non si preoccupò che fosse rispettato il canone sulla conservazione delle sentenze e sulla stesura di una sintesi delle carte distrutte, rimane invece senza risposta.

Forse, guardando «con gli occhi di allora», si potrebbe comprendere i motivi che spinsero Torti ad agire in questo modo. Oggi, quelle scelte non possono che essere condannate.

Don Oliviero Bernasconi, parroco di Genestrerio, è stato il vicario generale della diocesi ticinese durante l’episcopato di monsignor Giuseppe Torti, ordinario di Lugano tra il settembre del 1995 e il gennaio del 2004. Don Bernasconi risponde al CdT al primo squillo: tra pochi giorni festeggerà i 70 anni di messa, al telefono la voce è limpida e le parole chiare. Quando gli chiediamo perché il vescovo ordinò la distruzione dei documenti sui “casi riservati” dice di non avere una risposta.

«Sono stato il vicario generale di monsignor Torti - dice don Bernasconi - ma non mi sono mai occupato dell’archivio. Anzi, mi sono sempre rifiutato di farlo, per sfuggire alla tentazione di vedere e conoscere fatti del passato. Peraltro - aggiunge - il vescovo Torti non me lo ha mai chiesto».

Nella storia della Chiesa ticinese, l’ex vicario viene indicato spesso come l’uomo forte della curia nell’ultimo decennio del secolo scorso. Sembra difficile credere che fosse totalmente all’oscuro della decisione del vescovo.

«Seppi da altri che la “purificazione” - così don Bernasconi chiama l’eliminazione dei documenti - fu iniziata da monsignor Eugenio Corecco e finita da Torti, il quale era stato vicario generale dello stesso Corecco. Sicuramente fu un grosso errore, non riesco tuttora a capire perché lo fecero. In quegli anni, almeno così ricordo, emerse comunque un unico caso - conclude - io stesso andai in Procura a fare la denuncia, mentre il vescovo si recò a parlare con le famiglie».

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