Processo

Assolto dall'accusa di aver dato fuoco a una donna

Cade l'imputazione più grave a carico di un 29.enne pregiudicato con problemi di tossicodipendenza: troppi i dubbi su quanto accaduto quel giorno – Condannato però per altri reati
Il processo si è tenuto a Mendrisio. ©CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
12.05.2025 18:46

L’accusa era di quelle molto gravi, e il profilo criminale dell’imputato, un pregiudicato, non incoraggiante. Ma per il «fattaccio» è stato assolto. Per la Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Mauro Villa non vi erano sufficienti elementi agli atti per ritenere che fosse stato lui a gettare del liquido infiammabile sul petto e sul volto di una donna e poi a dargli fuoco, causandole gravi ustioni. Cosa sia successo quel giorno, anche a causa di un’inchiesta partita male, resterà però noto probabilmente solo alle persone effettivamente presenti il 3 marzo 2023 in quell’appartamento di Rivera.

Un contesto fragile

Per meglio comprendere il contesto in cui nascono i fatti, basti dire che tutta la mezza dozzina di persone nominate (ma non imputate) nell’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Alvaro Camponovo - che ha ereditato l’inchiesta - sono o sono state in carcere per reati legati al consumo e allo spaccio di sostanze, e che il giorno dei fatti era stato fatto uso di droga, tanto che l’imputato, un 29.enne ticinese, avrebbe «goduto» di una lieve scemata imputabilità se fosse stato ritenuto responsabile di quanto accaduto. Cosa poi sia davvero successo, non è chiaro, anche perché le persone presenti nell’appartamento erano in rapporti intimi o di amicizia tra loro. Di certo vi è che agli occhi della giustizia a causare le ustioni alla vittima non è stato l’imputato. Non è però stato appurato - non era peraltro il compito della Corte - se si sia trattato di un incidente, o di un estremo grido d’aiuto, né perché la vittima abbia additato l’imputato, malgrado in un primo momento, anche con persone relativamente estranee all’accaduto, abbia parlato di incidente. Un’ipotesi è la vendetta per una storia d’amore finita male poco dopo i fatti. In questo senso l’inchiesta non ha aiutato, e in particolare la patrocinatrice della donna, avvocata Letizia Vezzoni, ha avuto parole di rammarico per come la giustizia abbia trattato la sua assistita. Basti dire che dalla denuncia dell’accaduto alla perquisizione dell’appartamento sono passati due mesi.

Condannato comunque

Quanto all’imputato, difeso dall’avvocato Pascal Cattaneo, non ha evitato una condanna. Gli erano infatti imputati alcuni piccoli furti e lo spaccio di piccole quantità di droga, ma soprattutto ha delinquito durante il periodo di prova di una precedente condanna. In tutto gli sono stati inflitti 26 mesi da scontare, in gran parte già fatti. Il tempo rimanente servirà per allestire una presa a carico. L’imputato in questo senso ha detto - e saputo dimostrare - di essere cambiato, o almeno di voler cambiare. Chi lo segue in carcere ha parlato di una vera presa di coscienza.

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