Politica

Caso Alberti-Hospita, MPS all’attacco: svelato il rapporto segreto della Lega

Il Movimento per il socialismo ha inoltrato un’interrogazione con 64 domande e ha divulgato le conclusioni dell’indagine interna commissionata dai vertici di via Monte Boglia – Il documento è stato trasmesso anche al Gran Consiglio, il quale è stato invitato ad agire
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
17.06.2025 19:10

Il tanto discusso rapporto commissionato dai vertici della Lega per sapere che cosa stesse succedendo all’interno della Hospita Suisse Anesthesia Care SA che fu di Eolo Alberti. Ma anche una lunga interrogazione parlamentare da 15 pagine e 64 domande con al centro la nota vicenda giudiziaria che riguarda il sindaco (sospeso) di Bioggio. A firmarlo sono stati i deputati dell’MPS Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, i quali ne hanno illustrato i contenuti nel corso di una conferenza stampa nella sede del Movimento a Bellinzona. Breve inciso: come noto, Alberti è indagato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli per malversazioni in quanto avrebbe prelevato, senza averne facoltà, ingenti somme dalla sua SA, la Hospita Suisse, per scopi personali e per finanziare un progetto immobiliare. Accuse che l’ex deputato leghista respinge, sostenendo fra l’altro che gli azionisti di Hospita sapessero e condividessero l’uso che egli avrebbe fatto del denaro. Sul fronte penale, lo diciamo subito, non ci sono novità: l’inchiesta, seppur nelle fasi conclusive, è ancora aperta. Torniamo quindi alla conferenza stampa e al corposo atto parlamentare. Insieme ai molti quesiti inoltrati al Governo, l’MPS ha reso pubblico il rapporto dell’avvocato leghista Enea Petrini, redatto su incarico di via Monte Boglia dopo alcune «voci» che si rincorrevano sull’operato di Alberti – nel frattempo nominato nel CdA dell’Ente Ospedaliero Cantonale, carica dalla quale è stato sospeso dopo l’arresto – in seno alla Hospita, azienda di cui era stato direttore amministrativo. «Mi è stato richiesto di esprimere un parere sui rapporti contrattuali tra la società a margine e il precedente direttore amministrativo Eolo Alberti, con particolare attenzione agli aspetti finanziari e societari», scrive Petrini nella premessa del documento, datato 28 aprile 2024, senza però indicare chi abbia commissionato questo rapporto. In sintesi, nel documento viene evidenziata una gestione definita «allegra» e relazioni personali tra le figure societarie – tra queste anche la deputata leghista Sabrina Aldi – che si sono deteriorate nel tempo. «Mi permetto quindi di raccomandare che i principali attori siano con urgenza condotti a un tavolo di lavoro, dove chi di competenza li renda, con fermezza, attenti e consapevoli dei rischi e delle conseguenze che potrebbero avere nel voler proseguire con gli attuali comportamenti», conclude. Il 14 maggio l’avvocato, si legge nell’interrogazione, trasmette ai vertici leghisti, tra cui i consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali e i parlamentari Alessandro Mazzoleni e Daniele Piccaluga, il suddetto rapporto di cinque pagine. Sentito poi dal procuratore generale Andrea Pagani, il consigliere di Stato Norman Gobbi aveva confermato l’esistenza di questo documento, dal quale non emergevano comportamenti di rilevanza penale tali da imporre una segnalazione al Ministero pubblico. Nell’interrogazione, l’MPS critica i rapporti che intercorrevano tra le parti parlando di un «piano» per la spartizione di incarichi tra sanità pubblica e privata e Giustizia. Con la politica sullo sfondo.

Nessun addebito penale

Dall’atto parlamentare dell’MPS emerge anche un’altra novità, sempre legata alla vicenda Alberti. Ossia un non luogo a procedere e un decreto di abbandono firmati dal procuratore generale e con al centro l’allora segretario giudiziario (oggi procuratore) Alvaro Camponovo, figlio del dottor Claudio Camponovo, ex socio proprio di Eolo Alberti. Il primo dossier era stato aperto poiché l’allora segretario giudiziario aveva controllato nel sistema informatico della Procura l’evoluzione di un incarto che riguardava una denuncia contro una persona, possibile finanziatore della ditta in cui era attivo il padre. I contenuti della proposta avevano insospettito Alvaro Camponovo, che aveva segnalato la cosa al procuratore Andrea Gianini. L’uomo era poi stato scagionato mentre l’incarto aperto da Pagani era stato chiuso in data 5 settembre, non avendo ravvisato alcun comportamento scorretto da parte di Camponovo. Il secondo riguardava invece una presunta accettazione di vantaggi: Camponovo (poi eletto pp l’11 marzo 2024 in quota Lega), tra il 2022 e il 2023 oltre all’auto e al carburante messi a disposizione dalla Hospita aveva utilizzato una tessera dell’HCL di proprietà della ditta. Anche in questo caso, nulla di penalmente rilevante. Sulla questione, da Palazzo di Giustizia nessun commento visto che l’inchiesta, quella contro Alberti, è ancora in corso. Appare in oggi caso difficile che il Governo risponderà a tutte le domande dell’MPS: molte di queste riguardano infatti rapporti tra aziende private, atti di inchiesta o la gestione interna del Terzo potere dello Stato. Lo stesso MPS sembra esserne consapevole quando, in una lettera inviata all’Ufficio presidenziale, chiede allo stesso UP «di farsi parte attiva nella verifica delle condizioni di un intervento del Gran Consiglio»: l’attivazione dell’alta vigilanza, l’istituzione di una CPI o la segnalazione al Ministero pubblico o al Consiglio della Magistratura.

«Una mossa opportuna»

Politicamente, le domande aperte sono molte. Ne abbiamo girate due al coordinatore della Lega, Daniele Piccaluga. Per prima cosa, il rapporto Petrini è stata una mossa opportuna?, chiediamo. Soprattutto visto che a commissionarlo è stato (anche) il direttore del DI. «Il rapporto Petrini è stato opportunamente commissionato dalla Lega per chiarire voci preoccupanti che giravano. La particolarità della presenza del direttore del DI fra gli organi della Lega (fatto non eccezionale nella storia pure di altri partiti) comporta la consapevolezza che se si fossero evidenziati comportamenti di sospetta rilevanza penale ci sarebbe immediatamente stata la segnalazione al Ministero pubblico. La Lega – risponde Piccaluga – ha quindi avuto un comportamento ineccepibile». Un’altra questione riguarda le nomine: nell’atto parlamentare, la Lega viene nuovamente accostata alla spartizione delle poltrone: il movimento si è snaturato nel tempo? «La spartizione delle cariche, che lei chiama poltrone, è un compito che riguarda tutti i partiti. La Lega, ovviamente, rivendica di rappresentare una parte importante della popolazione ed è quindi giusto che così sia pure per le cariche che vengono attribuite dalla politica. Il problema non è quindi dato dall’assunzione di responsabilità ma dai criteri da applicare per avere la persona giusta al posto giusto». Piccaluga ammette poi che «la Lega, come tutti gli altri partiti, nessuno escluso, non sempre ci ha azzeccato. Essa ha però tentato mille strade per contenere il pericolo di scelte sbagliate: ricordo che fu proprio grazie alla Lega che si arrivò una volta all’elezione popolare dei giudici. Fu un bene, fu un male? È l’eterno dilemma. Il sistema perfetto non esiste: i maneggi sono sempre in agguato. La Lega, assumendosi responsabilità di Governo, ovviamente ha perso un po’ della baldanza garibaldina iniziale. Ma l’anima vera è rimasta». Per il coordinatore, infine, è importante che «la Lega non professi infallibilità bensì capacità di reazione con il massimo rigore qualora fosse vittima di, detto in linguaggio ecumenico, umane debolezze. Debolezze che spesso arrivano, va detto, dalla migrazione da altri partiti. E qui dovremmo prestare più attenzione». In tutta questa storia, conclude Piccaluga, «la Lega è parte lesa».

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