Calcio e culture

C'è un Ticino che spera ancora nella Coppa

Le emozioni e le aspettative di otto tifosi che rappresentano le nazionali rimaste in corsa ai Mondiali
© KEYSTONE/Ennio Leanza
Giuliano Gasperi
09.12.2022 06:00

In Ticino non ci sono più molte speranze di festeggiare una vittoria dei Mondiali. Con la Svizzera eliminata e l’Italia che in Qatar non ci è nemmeno andata, la maggior parte della popolazione è rimasta delusa. Qualcuno invece può sperare. Sono i cittadini originari degli otto Paesi ancora in corsa per il titolo: Croazia, Brasile, Olanda, Argentina, Marocco, Portogallo, Inghilterra e Francia. Alcuni forse, rispettando il lutto sportivo altrui, non esterneranno la loro eccitazione. Altri magari sì. Tutti comunque, a questo punto, un pensierino alla coppa ce l’avranno fatto. Abbiamo chiesto conferma direttamente a loro.

Idemo a Quartino

Tra quelle «arrivate» ai quarti di finale, la comunità croata in Ticino è la seconda più numerosa. Marinko Čalušić, originario del nord della Bosnia e gerente di un supermercato a Losone, è presidente dello Hrvatski Klub Ticino, che tiene vivo il sentimento culturale croato organizzando serate con cibo e balli tradizionali. «Se passiamo contro il Brasile – pregusta Čalušić – faremo qualcosa di speciale nel nostro spazio a Quartino: centottanta metri quadri autofinanziati con l’aiuto di sponsor e amici». L’avversario è tosto. «Per me è la squadra più forte, ma cercheremo di render loro la vita difficile».

Una cosa è certa

Secondo Almira Fernandes, imprenditrice originaria di Fortaleza, dipende tutto da che Brasile scenderà in campo. «Se riusciremo a giocare come nel primo tempo contro la Corea del Sud, credo che arriveremo fino in fondo. Se invece saremo quelli del secondo tempo, non so...». Una cosa è certa, anzi certissima: in caso di vittoria del Mondiale, la comunità brasiliana si scatenerà in una festa. «Ci crediamo molto» ammette la tifosa verdeoro, che segue le partite insieme ad alcuni connazionali nel suo ristorante di Contone. Fuori la temperatura non sarà alta, ma dentro sì.

L’anno che cambiò il gioco

Il secondo quarto di finale, oggi, vedrà impegnate Olanda e Argentina. Anke Van der Mei Lombardi, casalinga, è cresciuta nella campagna olandese, ha studiato a Utrecht e vive da anni a Massagno, dove è stata municipale ed è tuttora consigliera comunale, oltre che console dei Paesi Bassi. Premette di non essere un’esperta di calcio («se vuole la faccio parlare con mio figlio») ma le partite degli Oranje le guarda con una certa emozione. E un filo di apprensione. «Il percorso della nostra nazionale è stato travagliato dal 1974 in poi». Un anno, quello, in cui l’Olanda perse sì la finale contro la Germania Ovest, ma stupendo il mondo con il suo «calcio totale». «Da allora le aspettative sono sempre state molto alte, poi spesso sul campo è andata diversamente...».

Ho cancellato tutti gli impegni per stasera. Guarderò l'Argentina con la famiglia
Ramon Leoni Aragon, medico di Lugano

La famiglia e un buon vino

Ramon Leoni Aragon, medico di Lugano originario di Tucuman, nell’Argentina del nord, non è un fanatico di calcio, ma quando c’è una grande partita non vuole perdersela. E quella contro l’Olanda lo è. «Ho cancellato tutti gli impegni per stasera» rivela il dottore. Dove guarderà la Selección? «Con la famiglia. L’ultima partita l’ho vista con il figlio di mia moglie, anche lei argentina, di fronte a un buon vino argentino».

Di che colore è il cuore

Domani toccherà al Portogallo, reduce dalla goleada contro la Nati. «È stata una partita strana» confessa Francisco Dias, scenografo televisivo originario di Viseu, cittadina non lontana da Porto. «Ho la doppia nazionalità, ma per me era impossibile non tifare Portogallo. Nelle altre partite però ho sempre sostenuto la Svizzera e martedì non ho esultato troppo». Archiviata la partita emotivamente più complicata, si può guardare avanti. Fino alla vittoria? «Siamo sempre stati abbastanza sfortunati, quindi finché non vedo... non credo. Però abbiamo una bella squadra e penso che potremmo arrivare almeno in semifinale. Più in là non oso».

Per un continente intero

«Tutto quello che arriva da qui in poi è un regalo». Sam Kassami, che viene da Fès e fa il parrucchiere a Lugano, è già orgoglioso del suo Marocco. «Contro i portoghesi sarà difficile, ma ci crediamo. E anche tanto. Vincere sarebbe bello per l’Africa: rappresentiamo un continente». Di ritrovi con altri marocchini non ne sono previsti, per quanto ne sa Sam, a cui però piace guardare le partite con persone di nazionalità diverse, «perché il calcio unisce i popoli».

Devo riuscire a guardare la prossima partita contro la Francia. Se giochiamo come sappiamo, possiamo farcela
Christopher Farley, traduttore di Lugano

Questa va guardata

Dopo la delusione del campionato europeo perso contro l’Italia, la nazionale inglese si è ripresentata alle porte del sogno. Christopher Farley, originario di Tunbridge Wells, a un’ora da Londra, lavora come traduttore a Lugano, e di tempo per seguire la partite non ne ha avuto molto finora. «Devo essere sincero, questo Mondiale d’inverno mi coinvolge meno di altri, è quasi surreale». L’Inghilterra però va. «Devo riuscire a guardare la prossima partita contro la Francia. Se giochiamo come sappiamo, possiamo farcela. Se invece siamo timidi...».

Un calcio gourmet

Anche lo chef Bernard Fournier, impegnato com’è tra i fornelli del suo ristorante a Campione d’Italia, non ha molto tempo per seguire le partite, ma qualcosa ha visto e la Francia gli è piaciuta. «Mi ha colpito la serenità della squadra. Prenda ad esempio Mbappé: quando sbaglia un gol sorride, non è nervoso, e credo sia una cosa importante». Il cuoco cresciuto a Baccarat, la città del cristallo, nel trionfo ci crede. Che sia già pronta una bandiera da esporre nel ristorante? «Se vinceremo, qualcosa farò. Magari un brindisi coi clienti. Ma preferisco non pensarci in anticipo».

Può sognare il 3%

Ma in quanti, esattamente, possono ancora sperare nella vittoria dei Mondiali? In base ai dati sulla popolazione ticinese nel 2021, la comunità più numerosa è quella portoghese (7.129 residenti fissi) seguita da quelle croata (1.538), brasiliana (945), francese (940), britannica (680), olandese (528), marocchina (154) e argentina (97). In tutto 12.011 anime, circa il 3% della popolazione ticinese.

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