Il caso

Centro ovale, la Finma agita Chiasso

Una società gestita dal promotore del rilancio è finita nei radar dell'autorità di vigilanza – Ma tutto, in realtà, ruota attorno a una pubblicità per le miniere di criptovalute
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
28.04.2024 22:15

Centro ovale di Chiasso sotto la lente della Finma? Non proprio. Cerchiamo di fare chiarezza. Oggi il Mattino della Domenica ha dato notizia del fatto che la Illiar, società con sede a Balerna e iscritta nel Registro di commercio nel 2019, è finita in un altro e più problematico registro: la warning list stilata dall’autorità di vigilanza svizzera sulle attività finanziarie.

Come funziona la lista

Il collegamento con il Centro ovale è solo uno: Andrea Righetto, promotore del progetto di rilancio della struttura affacciata sulla A2 e amministratore unico della Illiar, oltre che suo azionista. Il messaggio del settimanale leghista, accompagnato dalle immancabili discriminazioni territoriali, è sostanzialmente questo: il Centro ovale è finito in mano a una persona – anche se ad essere sotto la lente, formalmente, è la SA – attenzionata dalla Finma. L’autorità inserisce nella lista di allerta «le imprese e le persone» su cui «ha avviato delle inchieste per attività illecita senza tuttavia poter accertare ulteriormente tale sospetto», dato che i diretti interessati «non hanno ottemperato all’obbligo di informazione nei confronti della Finma, oppure le hanno fornito false informazioni».

La presenza di una società nella warning list – attualmente ce ne sono più di cinquemila – «non significa necessariamente che l’attività esercitata dall’azienda in questione sia illegale» precisa la stessa Finma, che aggiunge come le imprese interessate vengano tolte dall’elenco una volta effettuati gli accertamenti del caso e apportati eventuali cambiamenti.

Superata (quasi) dai fatti

D’accordo, ma come ci è finita la Illiar, nella cui ragione sociale non compaiono attività legate al mercato finanziario? La risposta, come spiegatoci dall’avvocato Luca Loser, legale di Righetto, va ricercata nel settore delle criptovalute e della tecnologia blockchain. La SA era infatti attiva nella costruzione e nel noleggio, o la vendita, di container per il data mining: un metodo per generare criptovalute e verificare la legittimità delle transazioni effettuate tramite una serie di calcoli molto complessi e costosi, finanziariamente e a livello di consumo energetico. Le cosiddette «miniere». Il problema è che pubblicizzando questi container, la Illiar ha parlato dei possibili guadagni che si potrebbero ottenere nel settore, anche quantificandoli. È a quel punto che la Finma ha alzato le antenne, chiedendo alla Illiar di spiegare nel dettaglio quale business stesse portando avanti. La società lo ha fatto, poi ha comunque deciso di lasciar perdere quel filone per motivi di mercato e per il maggior costo dell’energia elettrica. Al momento è pendente una richiesta di stralcio della warning list, ma la Illiar, come spiega sempre l’avvocato Loser, è destinata alla liquidazione. Non ha comunque nessun dipendente.

Gli interessati ci sono

Torniamo quindi al Centro ovale, che Righetto sta rilanciando tramite un’altra società per farlo diventare un centro del gaming e degli sport virtuali. E le prospettive sembrano buone, come spiegato dallo stesso Righetto al sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni in un recente incontro. «Mi è stato detto che il progetto sta suscitando parecchio interesse da parte di società, anche straniere, attive nel settore del gaming».

Quanto alla Illiar, anche il sindaco precisa che la SA non è legata al Centro ovale e che questa struttura, «anche se attira sempre molta attenzione politica», è comunque oggetto di «un investimento privato in cui il Comune non è coinvolto – fatta eccezione per il recente accordo sui posteggi interni aperti al pubblico – quindi noi non abbiamo ‘dato le chiavi’ a nessuno». Formalmente è così, ma Chiasso è comunque legata alle sorti del Centro ovale, che spera di veder rinascere dopo un passato difficile. Se non altro per una questione d’immagine, di prestigio della cittadina di confine. La pensa così anche Arrigoni.