Chiasso: sottrasse soldi veri all’università finta

Il caso dell’IPUS di Chiasso, poi trasformata nell’Unipolisi di Disentis (nei Grigioni), ha riempito le pagine di cronaca degli ultimi anni. Le due «università», gestite dalle stesse persone, fecero credere a circa 300 studenti che avrebbero frequentato dei corsi - bachelor, master e dottorati - validi in Svizzera e nell’Unione europea. Lauree che poi si sono rivelate carta straccia. Nel 2019 l’ex direttore è stato condannato in Appello a 3 anni da espiare, mentre la segretaria dell’università a 30 mesi (di cui 6 da espiare). Ieri la Corte delle Assise Correzionali ha condannato anche colui che - per un breve periodo del 2017 - è stato socio e gerente della Unipolisi. Italiano, classe 1994, è stato ritenuto colpevole di ripetuta amministrazione infedele qualificata e appropriazione indebita.
Il giudice Mauro Ermani ha approvato la condanna (10 mesi sospesi per due anni) proposta dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti (e accettata dall’avvocato difensore Michele Sisini). L’uomo era accusato di aver «mancato al proprio dovere» di gerente, danneggiando il patrimonio aziendale e procacciando a terzi (al direttore della finta università) un indebito profitto per circa 79.000 franchi. «Ha ripetutamente ed intenzionalmente violato i propri doveri - si legge nell’atto d’accusa - disinteressandosi della gestione societaria e limitandosi ad eseguire prelevamenti indebiti a contanti e tramite bonifico a favore di relazioni intestate a terzi (all’ex direttore, ndr)». Ed era anche accusato di aver indebitamente prelevato contanti dai conti della società. Denaro, circa 46.000 franchi, «utilizzato per scopi personali».