Chiusura uffici postali, ecco i venti a rischio in Ticino
In Ticino e in Mesolcina verranno chiusi una ventina dei 62 uffici postali presenti nel territorio entro il 2028. La notizia è rimbalzata su tutti i media il 23 agosto. Di questi, 12 erano già stati individuati. La Posta ha oggi confermato i suoi piani: «Il mercato sta vivendo evoluzioni drastiche. Per continuare a essere presenti personalmente per la nostra clientela in 2000 sedi servite, agiamo ora», ha dichiarato Roberto Cirillo, direttore generale della Posta. «E per farlo abbiamo bisogno del necessario margine di manovra imprenditoriale. Per noi l’inerzia non è un’alternativa».
E oggi c'è anche la lista ufficiale. Come detto, sono 20 gli uffici postali in Ticino «potenzialmente interessati dalla trasformazione»: Arzo, Bellinzona 2 – Semine, Bellinzona 5 – San Paolo, Breganzona, Cadro, Canobbio (che dopo i ricorsi del Comune non è ancora stato chiuso), Castel S. Pietro, Cugnasco, Gentilino, Locarno 4 – Solduno, Lodrino, Lugano 6 – Cassarate, Maglio di Colla, Maroggia, Mezzovico, Monteggio, Novaggio, Novazzano, Olivone e Verscio. A questi si aggiunge quello di Mesocco, in Mesolcina.
Per continuare a essere presente per la popolazione e per le aziende, la Posta attua una serie di misure e continua a evolversi, si legge nel comunicato del Gigante Giallo. «Investiamo dove c’è bisogno di noi e dove possiamo offrire il massimo vantaggio alla nostra clientela. Per questo adeguiamo la rete di filiali in modo da garantire anche in futuro il servizio universale senza chiedere un solo centesimo ai contribuenti», spiega Thomas Baur, vicedirettore generale e responsabile RetePostale.
Si cercano partner per 170 sedi
Il CEO, Roberto Cirillo, ha ribadito quanto più volte già affermato: «A causa del calo dei volumi non possiamo permetterci 2.000 filiali gestite in proprio. Tuttavia, poiché vogliamo essere presenti per la nostra clientela in tutta la Svizzera, ci affidiamo al modello delle filiali in partenariato consolidato ormai da anni. Solo così potremo adempiere anche in futuro al mandato di servizio universale e offrire nella maggior parte dei casi orari di apertura ancora più lunghi». Per questo motivo la Posta spiega di essere alla ricerca di ulteriori circa 170 partner per fornire le sue prestazioni in loco nelle filiali. «Da luglio è in contatto con i Cantoni e i Comuni interessati dall’adeguamento delle offerte e ha tenuto i primi colloqui. Entro la fine del 2028 la Posta vuole trovare una soluzione per ognuna di queste 170 filiali. L’obiettivo è che entro tale data la rete di filiali sia composta da circa 600 filiali gestite in proprio e 1400 filiali in partenariato».
La Posta fa inoltre sapere che nei prossimi quattro anni investirà oltre 100 milioni di franchi nelle sue filiali, alcune delle quali sono ormai datate e hanno bisogno di un restyling. E spuntano pure «i più moderni formati di video consulenza da affiancare ai tradizionali sportelli» – saranno introdotti in tutta la Svizzera sia nelle filiali gestite in proprio che in quelle in partenariato – per ridurre i tempi di attesa. Inoltre, sono in fase di sviluppo nuovi elementi self-service «volti a semplificare le operazioni postali ed evitare lunghi tempi di attesa».
Le prime reazioni
«È un giorno nero per il servizio pubblico, questo smantellamento progressivo mette a rischio la coesione del Paese», commenta il sindacato syndicom, che «invita tutti gli attori politici a intervenire attivamente contro questi piani e a impegnarsi per un accesso completo e senza barriere al servizio postale universale». La Posta ha reso noto in quali Comuni intende chiudere gli uffici postali: come annunciato alla fine di maggio, si tratta di circa 170 (169 per l'esattezza, secondo la lista, ndr.) ubicazioni in tutta la Svizzera. «È fondamentale mantenere l’attuale rete di 770 filiali gestite in proprio e preservare così posti di lavoro di qualità. È inaccettabile trasferire compiti del servizio universale a filiali partner. Che si tratti di consulenza video o di distributori automatici, per il sindacato syndicom è chiaro che i progetti di digitalizzazione devono servire le persone, i clienti e i dipendenti, e non solo la Posta per il taglio dei costi».
In merito alla chiusura dello sportello di Molinazzo di Monteggio, ha preso subito posizione il Municipio di Tresa: «Abbiamo agito prontamente per garantire un'alternativa valida, assicurando così la continuità del servizio per la popolazione. Grazie all'intervento dell’Esecutivo, è stata concordata la creazione di un'agenzia postale nelle vicinanze che permetterà di mantenere il servizio in loco, migliorando anche gli orari di apertura attuali. Una soluzione sarà presentata a breve alla popolazione».