Lugano

Cinema: sopravvivere nell’epoca di Netflix

Dopo la demolizione del Cittadella diamo voce alle piccole sale luganesi che cercano di stare al passo coi tempi - La situazione che fa più discutere è quella del Corso
(foto Zocchetti)
Red. Lugano
27.04.2019 06:00

LUGANO - Con la demolizione del Cittadella si è riaperto il dibattito sulle sale cinematografiche di Lugano e dintorni. Dopo la chiusura nel 2006 del Cinema Paradiso e quella del cinema teatro di Molino Nuovo nel 2015, sono rimaste sempre meno strutture per la programmazione di film. C’è chi una programmazione vera e propria l’ha interrotta nel 2015 e ora affitta la sala per eventi e rassegne. È il caso del Cinema Corso di via Pioda, dichiarato bene culturale protetto e sul quale la Città ha messo gli occhi da almeno un paio di anni. «Sarebbe bello averlo come cinema cittadino – spiega il municipale responsabile della cultura Roberto Badaracco – sono due anni che stiamo cercando di prendere contatto con i proprietari (la Supercinema SA che nel CdA vede, tra gli altri, Giuseppe Tami, ndr.) ma finora senza risultati. Vorremmo almeno riuscire ad entrare in materia per valutare come potremmo dare vita a una sinergia, anche con il LAC che non ha uno spazio per la rappresentazione cinematografica». Oltre alla rassegna Cinema in Tasca, organizzata dalla Divisione eventi e congressi della Città, al Corso ha luogo ogni anno il Film Festival del Diritti Umani. In questi casi gli organizzatori affittano la sala e, se propongono prime visioni, devono noleggiare dall’esterno server e proiettore digital cinema projector (DCP); materiale che il Corso non ha. Sul cinema di via Pioda, stando a nostre informazioni, vi sarebbero non solo gli occhi della Città, ma anche di privati interessati a far rivivere la sala. Nell’ambiente si dice per esempio che lo stesso gruppo Arena (che ha rilevato il Cinestar) vorrebbe fare del Corso uno dei suoi teatri. Gruppo Arena che in Ticino è in piena espansione, visto che gestisce anche il PalaCinema di Locarno e il Rialto di Muralto.

Secondo il direttore del Cinema Iride Ferruccio Piffaretti «la demolizione del Cittadella è veramente una disdetta, perché ci sarebbe davvero bisogno di una sala per le piccole compagnie teatrali: il Foce è sempre occupato, mentre il LAC per esse è proibitivo». L’Iride invece (che si regge sul volontariato e sta cercando cassieri, tra l’altro) resiste. «Di recente la nostra sala è stata adeguata agli standard attuali e abbiamo rinnovato anche le poltrone. Riusciamo a sopportare gli oneri di gestione grazie al fatto che ci siamo concentrati su una programmazione di film commerciali, ma di qualità, in alternativa ai maggiori blockbuster, e affittando la sala per compleanni, attività di diverse associazioni e cineforum. Ma ovviamente, senza il sostegno della Fondazione Maghetti, non potremmo andare molto lontano». Tuttavia, ha concluso il direttore dell’Iride «va detto che c’è una concorrenza poco leale da parte di svariate entità che fanno cineforum senza pagare i diritti, come invece facciamo noi».

E il Lux di Massagno come se la cava? «Siamo credo in controtendenza – spiega il direttore Joel Fioroni – rispetto agli altri. La nostra fortuna è quella di fare un cinema un po’ particolare, di nicchia. Chi ama davvero il cinema e vuole scoprire cose un po’ particolari sa che può venire da noi. Io sono a Massagno da un anno e mezzo e ho notato una crescita costante. Siamo tutti entusiasti, e abbiamo la fortuna di poter contare su un Comune che ci aiuta molto, mentre forse a Lugano i cinema scompaiono perché la politica li ha lasciati un pò andare. Mi piange il cuore per esempio sapere che il Cittadella è stato abbattuto, e che il Corso è così poco utilizzato. È una delle sale più belle della Svizzera». Il Comune aiuta il Lux, diceva Fioroni, e non a caso nei prossimi giorni il Consiglio comunale di Massagno dovrà esprimersi su un credito di 3 milioni per la ristrutturazione della struttura. Ma la chiusura dei cinema è un fenomeno che si riscontra un po’ ovunque in Europa. Prima è stato il DVD, poi la venuta dell’home theater e di canali come Netflix che ci permettono, dal divano di casa, di vedere di tutto e di più (spesso in esclusiva). Come sopravvivere? «Questo – dice Fioroni – è proprio il punto. Bisogna differenziarsi. Io ho meno di 30 anni e sono un nativo digitale. Proprio per questo occorre trasmettere film che non ci sono su Netflix, e magari nemmeno in DVD».

Là dove un tempo sognavano i luganesi

Questa meraviglia della scienza moderna. S’intitolava così il filmato mostrato nell’allora palazzo scolastico comunale di Lugano il 5 settembre del 1896, meno di un anno dopo la prima proiezione a pagamento organizzata dai fratelli Lumière a Parigi: praticamente la prima pagina della storia del cinema. A noi invece interessa la storia dei cinema, quelli di Lugano, che ripercorriamo grazie a una retrospettiva pubblicata nel 2016 sul sito agendalugano.ch. Quella del 1896 è la prima apparizione di un proiettore in Ticino, ma per parlare di sale cinematografiche dobbiamo aspettare un decennio. Nel 1908 ne aprono tre in un colpo solo: in riva Albertolli il Radium, in via Pretorio il Mondial (in seguito Bios e Cinema Centrale) e a Molino Nuovo il Cinematografo Popolare Luganese. Quest’ultimo può contenere milleduecento persone: più della sala teatro del LAC. Tre anni più tardi si aggiungono in via Canonica l’Argentina e fra via Peri e corso Pestalozzi l’Odeon, con le sue facciate classicheggianti e l’interno diviso fra galleria e platea. La crisi degli anni ‘10 non risparmia il settore e alcune insegne si spengono definitivamente. Per un decennio restano in vita solo l’Odeon e il Centrale, poi nel 1925 apre il Cinema Paradiso e un anno più tardi, alla Casa degli Italiani, il Dante, che ospita gli spettacoli del dopo lavoro. Il vento sembra tornato a soffiare nella giusta direzione e a fine anni ‘20 debuttano altri due cinema: al Quartiere Maghetti lo Splendide e a due passi il Kursaal. Quest’ultimo, nel 1929, riesce a mettere le mani sul primo film sonoro giunto in Ticino. Le mani ma non le orecchie, perché mancano le attrezzature adatte e i suoni non si possono sentire. Si risolve (più o meno) con un tenore che interpreta sul posto i dialoghi e le canzoni. Le tecnologie audio arriveranno e con esse, nel 1931, una nuova sala dal nome promettente: il Supercinema, di proprietà degli architetti Tami e protagonista di un dualismo con il Kursaal dei fratelli Rezzonico. Il primo nel 1982 lascia spazio a un negozio d’antiquariato e il secondo nel 2001 a un certo Casinò di Lugano, mentre lo Splendide, nel frattempo ribattezzato Rex, deve cedere il posto ad una banca. Intanto, negli anni ‘50, entra in scena una nuova generazione di cinema: Iride, Corso, Cittadella e Lux. Ma a spostare gli equilibri è il Cinestar, che dal 2000 obbliga le piccole sale a concentrarsi su pubblici e iniziative di nicchia. A reinventarsi, in pratica. Come del resto deve fare il multisala di Cornaredo di fronte alla concorrenza dell’ultimo, modernissimo cinema: Internet.