Viabilità

Circonvallazione Agno-Bioggio, una strada meno cara ma molto più in salita

Dopo la rinuncia a spendere 500 milioni per il tracciato con la galleria, ecco la variante da 337 milioni – Ci sarà un sondaggio popolare – Le bordate dei sindaci: «Zali vuole solo salvare la faccia»
©Gabriele Putzu

«Lo vede questo?» dice a un certo punto Claudio Zali mostrando un bicchiere d’acqua mezzo pieno. O forse mezzo vuoto. «Dobbiamo fare compromessi fra quello che vorremmo e quello che ci possiamo permettere». Sì, è mezzo vuoto.

Sta tutto in quelle parole e dentro quel bicchiere, il senso politico della nuova circonvallazione Agno-Bioggio. Una variante, quella presentata questo pomeriggio a Palazzo delle Orsoline, che prevede una strada in superficie fra l’aeroporto e il Vallone e che costerà 337 milioni di franchi. Per la variante con lo stesso tratto in galleria ne sarebbero serviti 500. Troppi, per il Dipartimento del territorio. Da lì, come avevamo anticipato più di un anno fa, la decisione di virare su un tracciato più impattante per il paesaggio - questo è chiaro come l’acqua del bicchiere di Zali - ma tecnicamente meno complesso e quindi molto meno costoso. È politicamente, che sarà più impegnativo.

Fra i Comuni, Agno in primis, vi è un certo malcontento, anche perché negli ultimi mesi non sono più stati coinvolti. Fino a ieri non sapevamo spiegarci il perché. Ora è più chiaro: con una mossa senza precedenti, il Cantone ha organizzato un sondaggio popolare. In autunno, i residenti di Agno, Manno, Bioggio, Muzzano e Magliaso potranno dire la loro sulla variante, che poi verrà sottoposta al Gran Consiglio.

«Dovremmo essere contenti, ma in questo cantone si gioca sempre in difesa» ha osservato Zali. «Siamo consapevoli che questo tracciato non è ideale, infatti ci attendiamo dibattito e opposizioni. Contro il progetto, contro di me o a sostengo d’interessi particolari». La circonvallazione passerebbe dalla zona residenziale e dai prati fra la strada attuale e la riva del lago.

«Senza dimenticare che si tratta di un’opera costosa, anche in questa versione: un’ulteriore motivo di opposizione». A proposito: dei 337 milioni necessari, 221 saranno coperti dal Cantone e il resto, con una chiave di ripartizione che vede Lugano contribuire per circa il cinquanta percento, da tutti i Comuni riuniti nella Commissione regionale dei trasporti del Luganese. Questi potranno attingere al fondo per il Piano dei trasporti del Luganese, alimentato dai Comuni stessi fino a raggiungere gli attuali 116 milioni.

«Non fare nulla? No»

«O realizziamo questa variante, o non realizziamo niente» ha sintetizzato Zali. «Qualcuno dice di aspettare tempi migliori per tornare a proporre la variante sotterranea, ma in quel momento costerà un miliardo». Decisiva, a mente del consigliere di Stato, è stata la scelta della Confederazione di cambiare le modalità di finanziamento delle opere viarie. «L’ultima finanziata da Berna è stata la galleria Vedeggio-Cassarate, poi si è stabilito che i costi per le strade cantonali sarebbero stati a carico dei cantoni, appunto. E noi non siamo Zugo. Si chiama realpolitik».

A nostra precisa domanda, Zali ha chiarito che l’ipotesi di non fare nulla - scommettendo sul fatto che la crescita della mobilità sostenibile, trascinata dal nuovo tram, fra qualche decennio potrebbe rendere la circonvallazione meno necessaria di quanto lo sia oggi - non è stata presa in considerazione. «Dobbiamo sgravare Agno e Bioggio, e in generale mettere a disposizione infrastrutture adeguate per ogni vettore di trasporto». Gli abbiamo chiesto anche se il suo possibile addio al Dipartimento del territorio l’abbia fatto sentire in dovere, prima della fine del percorso, di mettere sul tavolo una soluzione, seppur non ideale come da lui stesso riconosciuto. La risposta non ha sciolto del tutto il dubbio: «Porterò avanti questo progetto indipendentemente dal cambio di dipartimento - non ancora certo, ndr - e sarò io ad intervenire in Gran Consiglio quando si discuterà del credito».

«Ragionevole compromesso»

Zali in conferenza stampa era affiancato da Thomas Bühler, capo dell’Area opere strategiche, il quale ha illustrato alcuni dettagli del nuovo tracciato. Premettendo che «sono state studiate diverse varianti all’interno del corridoio situato tra l’abitato di Agno e il lago, giungendo a un ragionevole compromesso tra le esigenze d’inserimento territoriale e la sostenibilità dei costi», Bühler ha spiegato che la soluzione fuori terra prevede un cavalcavia che passa sopra la linea della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa in zona Vallone, mentre la galleria di aggiramento in quel punto «non fa più parte del progetto». Non cambierà invece nulla per le parti di tracciato tra la rotonda delle Cinque Vie a Bioggio - unico Comune espressosi a favore - e l’estremità sud dell’aeroporto di Agno, «avendo queste ultime subito un aumento del preventivo accettabile e non intravedendo grandi opportunità tecniche per ridurre in modo significativo i costi». L’intera circonvallazione prevede due corsie, una per senso di marcia, oltre alle necessarie corsie di preselezione in corrispondenza dei nodi e dei raccordi con la rete stradale esistente. I limiti di velocità saranno tre: 50 all’ora nel comparto di Bioggio, 80 nel tratto centrale e 60 nel comparto di Agno.

«Zali ignora i sindaci del Malcantone e impone un progetto destinato al fallimento». No, la politica comunale non le ha mandate a dire. In una presa di posizione, il Comitato della Conferenza dei sindaci del Malcantone ha espresso «profonda indignazione e sconcerto» per la decisione di portare avanti il progetto in questa forma «malgrado il chiaro e unanime invito a sospendere l’iter e rivalutare la variante interrata». Già in una lettera datata 16 maggio 2025, i sindaci avevano chiesto di non procedere all’approvazione del messaggio nella versione attuale, giudicata «peggiorativa e non condivisibile». «Non solo Zali non ha accolto la richiesta, ma non si è nemmeno degnato di rispondere, dimostrando una totale mancanza di rispetto istituzionale verso i rappresentanti dei Comuni interessati», è il j’accuse rivolto al direttore del DT. «Ci chiediamo - prosegue la missiva - perché si ostini a spingere un progetto che egli stesso sa essere privo del necessario consenso e destinato a essere osteggiato da Comuni e da ricorrenti. È ormai evidente che l’obiettivo di Zali è solo quello di salvare la faccia, potendo dire di aver fatto il proprio dovere per poi scaricare la responsabilità di un probabile fallimento sui Comuni. Il risultato di questa testardaggine è che il Malcantone rischia di dover attendere altri 40 anni prima di vedere una soluzione. È necessario che si approfondisca seriamente la variante interrata e che si obblighi il DT a chiedere i contributi federali, cosa che si è sempre rifiutato di fare nonostante l’apertura dimostrata dal DATEC in risposta alle nostre sollecitazioni». Insomma, si preannunciano mesi di tensioni politiche. Il dossier passa ora al Parlamento (i telefoni dei granconsiglieri saranno roventi) e davanti a sé ha anche lo scoglio del referendum finanziario obbligatorio (per non parlare di quello «classico»). E non vanno infine dimenticati i compagni di viaggio di sempre dei grandi progetti: ricorsi e opposizioni.