Trasporti

Completamento di AlpTransit, «un treno da non perdere»

Il comitato ProGottardo-Ferrovia d’Europa ribadisce l’importanza di proseguire il collegamento ferroviario a Sud per evitare che la Svizzera e il Ticino siano penalizzati - «Non è affatto una missione compiuta, rimane molto da fare»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
08.05.2023 19:31

«Missione compiuta: con le gallerie di base del Monte Ceneri e del San Gottardo è stata ultimata l’opera del secolo». È quanto si poteva leggere, il 28 aprile scorso, in un comunicato delle Ferrovie federali svizzere (FFS) nel quale si annunciava lo scioglimento della società AlpTransit San Gottardo SA.

Proprio il concetto di «missione compiuta» è stato al centro di una conferenza stampa indetta dall’associazione «ProGottardo - Ferrovia d’Europa». Un concetto che però, in sintesi, l’associazione ha voluto ribaltare.

Già, perché come ripetuto più volte durante l’incontro con i media, AlpTransit è lungi dall’essere una «missione compiuta». Anzi. E ciò perché a mancare all’appello è il completamento a Sud di Lugano dell’opera, nonché la circonvallazione di Bellinzona. Un completamento che il Consiglio federale ha essenzialmente rimandato a dopo il 2050, ma che secondo l’associazione rappresenta invece «un treno da non perdere per il Ticino». Un treno su cui salire adesso, non nel 2050.

La paura di restare indietro

«Nell’associazione ci sono tante personalità diverse. Ma ciò che ci accomuna è la paura, nel senso positivo del termine, che in qualche modo si possa perdere un treno», ha esordito il consigliere nazionale del PLR Alex Farinelli. Secondo il copresidente del comitato, infatti, «se la Svizzera dovesse concentrarsi solo sul traffico regionale interno perderebbe l’occasione di scrivere un pezzo di storia del continente europeo». La Confederazione, ha aggiunto Farinelli, «ha la possibilità di essere una forza catalizzatrice, in grado di promuovere una mobilità diversa non solo in Svizzera, ma anche fuori dal nostro Paese». Il comitato, ha evidenziato ancora Farinelli, è infatti convito che «promuovendo il completamento dell’infrastruttura sulla lunga distanza si possa rendere più efficace la mobilità locale». Di qui la necessità di insistere: «Dobbiamo far sì che il Ticino sia tra i promotori del completamento, che spinga sulla necessità di fare degli studi di fattibilità».

Un concetto ribadito con forza anche da Giovanna Masoni Brenni: «Quando ho letto i titoli sui media che indicavano come AlpTransit fosse una ‘‘missione compiuta’’ ho fatto un salto sulla sedia». Al contrario, ha rimarcato Masoni Brenni, «dobbiamo riuscire a vedere che è un’opera gravemente e pericolosamente incompiuta». E questo per varie ragioni: «Dal profilo economico, perché rischiamo di farci superare da altri Stati, ma anche da quello ambientale e geopolitico, nonché da quello culturale, visto che siamo un Paese con quattro regioni linguistiche».

Il futuro del cantone

Per il Ticino, ha invece spiegato da parte sua Pietro Martinelli, «è una questione strategica, dalla quale dipende il futuro del cantone, tra il diventare un’appendice trascurabile della Svizzera o mantenere un ruolo fondamentale come collegamento tra la cultura italiana e quella del Nord Europa. Dobbiamo concentrarci per affrontare una battaglia fondamentale per il futuro di questo cantone».

Tommaso Merlini, rappresentante dei giovani del comitato, ha invece portato la voce delle nuove generazioni, spiegando come «di fronte a un mondo del lavoro sempre più interconnesso e internazionale, per le generazioni future è fondamentale che si arrivi al completamento di un’opera come AlpTransit».

Da parte sua, il sindaco di Bellinzona Mario Branda ha ribadito la centralità del completamento verso Sud anche per i Comuni: «Il Ticino è parte della Svizzera dal 1803, ma ci siamo sentiti veramente parte della Confederazione solo con la costruzione della prima galleria del Gottardo. Oggi, con l’apertura della galleria di base del Ceneri, abbiamo ridotto drasticamente i tempi di percorrenza, e la vicinanza la percepiamo anche fisicamente: ci vogliono 13 minuti per arrivare a Lugano e 35 minuti per raggiungere Altdorf, mentre non è affatto normale impiegare ancora due ore per arrivare a Milano».

Insomma, come rilevato da Gianni Ghisla, occorre cambiare la narrazione secondo cui AlpTransit è un’opera ormai già consegnata alla storia. E questo anche perché «pochissimi nella Svizzera tedesca hanno capito la rilevanza transversale di AlpTransit: un’opera importante non solo per il Ticino, ma anche per la Svizzera e per l’Europa». O, per dirla con le parole di Remigio Ratti, «per far comprendere che la Svizzera non può essere un’isola».