Condannato per aver scaricato decine di migliaia di immagini porno raffiguranti minorenni

«Mi ripeto a costo di essere noioso. Quel trattamento serve a lei, lo sfrutti bene. Se appena ha dei dubbi su quel che le succede ne parli con il suo dottore. Non tenga niente per sé perché a far così creerà solo danni a sé e agli altri». È con queste parole che il presidente delle Assise correzionali di Lugano, giudice Paolo Bordoli, ha condannato a 14 mesi sospesi per tre anni un 35.enne svizzero residente nel Luganese. Gli ha inoltre interdetto a vita l’esercizio di qualsiasi attività professionale o extraprofessionale organizzata implicante un contatto regolare con minorenni e gli ha imposto di seguire per almeno altri due anni, a sue spese, un trattamento ambulatoriale di presa a carico terapeutica. I suoi reati? Pornografia ripetuta e rappresentazione di atti di cruda violenza, per aver scaricato da internet fra il 2019 e la primavera del 2023 almeno 36.000 file pornografici rappresentati in gran parte atti sessuali con minorenni, dalle riprese di bambini nudi a vere e proprie congiunzioni carnali. In misura minore, le immagini ritrovate dagli inquirenti - l’inchiesta è stata coordinata dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas - raffiguravano anche pornografia violenta e zoofilia.
«Non ne ho più guardati»
L’imputato, difeso dall’avvocato d’ufficio Simone Beraldi, era reo confesso, tant’è che il processo si è svolto con la formula del rito abbreviato, con il giudice Bordoli che di fatto confermato la bontà della proposta di pena concordata tra accusa e difesa. Di conseguenza anche il dibattimento ha avuto una forma ridotta, e Bordoli si è concentrato soprattutto nell’appurare - per quanto possibile - che siano state prese le necessarie misure affinché il 35.enne non torni a consumare questo tipo di pornografia, o peggio. Anche perché una perizia non ha escluso del tutto il rischio di recidiva. A precisa domanda l’imputato ha affermato di non aver più né guardato, né scaricato, file di questo tipo dall’apertura dell’inchiesta due anni fa. «E se le dovesse venire questo tipo di voglia?», gli ha chiesto il giudice. «Guardo cose legali», ha risposto l’uomo. «Oppure?». «Contatto il mio dottore e ne parlo con lui, ma non mi è ancora capitato di doverlo chiamare». Ed è proprio su questo punto che ha insistito Bordoli, ricordandogli più volte che fare capo alla rete d’aiuto nei momenti di difficoltà scongiurerà guai a se stesso e allo società tutta. L’uomo da parte sua ha riconosciuto che seguire la terapia lo aiuta.
Caso raro, non unico
Casi come quello del 35.enne in cui le immagini pornografiche proibite sono nell’ordine delle decine di migliaia, alle nostre latitudini sono rari, ma non unici (qualche anno fa venne condannato per questo un insegnante in pensione nel Bellinzonese). In questa fattispecie sono anche stati confiscati e saranno distrutti diversi telefonini, hard-disk, computer, e penne USB usati per conservare le immagini.