Luganese

Così gli architetti sognano il futuro di Molino Nuovo

Quattro team interdisciplinari hanno elaborato altrettanti progetti per la zona tra la piazza e l’USI - Tra le proposte spicca l’idea di creare un edificio, chiamato «L’attivatore», dove accogliere bar, mostre e atelier – FOTO
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi
John Robbiani
14.02.2022 20:33

Sono ormai passati più di tre decenni da quando Mario Botta elaborò il progetto urbanistico che diede vita al Piano particolareggiato di piazza Molino Nuovo. Un progetto mai concretizzato, anche perché prevedeva collaborazioni tra pubblico e privato (e importanti espropriazioni) che nel corso degli anni non hanno mai trovato la necessaria convergenza. Nel frattempo Molino Nuovo è cresciuta. È cambiata. In meglio in alcuni punti, in peggio in tanti altri. È anche per questo che il Municipio di Lugano ha deciso di sottoporre l’area (che comprende la piazza, i tre isolati a est e a sud della stessa, la chiesa della Madonnetta e il tratto di corso Elvezia tra la chiesa e il campus universitario) a un mandato di studi paralleli i cui risultati sono stati resi pubblici questa sera. I lavori, elaborati da 4 gruppi interdisciplinari, potranno essere consultati fino al 16 marzo 2022 nell’aula magna del Campus USI ovest.

Ora la variante e il concorso
Il progetto che meglio ha risposto alle aspettative della Città è quello elaborato dal Gruppo CONT-S (capofila l’architetta Sabrina Contratto di Opfikon) e, sulla base delle indicazioni formulate dal collegio di esperti, sarà ora allestita una variante di piano regolatore per il comparto e un concorso di architettura per la riqualificazione della piazza. Il collegio - come spiegato ieri dai municipali Cristina Zanini Barzaghi e Filippo Lombardi - ha anche formulato delle raccomandazioni che valorizzano le proposte formulate dagli altri gruppi di progettazione.

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Riattivare il quartiere
Ma veniamo al lavoro che più ha convinto il collegio d’esperti. Il progetto elaborato da CONT-S si basa su un concetto chiaro. In un raggio di 500 metri dalla piazza (10 minuti a piedi) dovrebbero vivere almeno 10.000 persone e trovarsi 5.000 impieghi. Questo per ridurre il pendolarismo automobilisitico. Oggi invece nell’area vivono 6.000 persone e si trovano 10.500 impiegati. La situazione è dunque ribaltata. Secondo l’architetta Contatto però è possibile invertire la tendenza. Perché sì, è vero, il numero di abitanti di Lugano è in calo, ma questo è dovuto principalmente «all’errata o mancata disponibilità di alloggi giusti». Il rilancio di Molino Nuovo passerebbe dalla riattivazione di un centro di quartiere ad alto valore identitario (realizzando un edificio chiamato «L’attivatore»), chiarendo meglio gli spazi pubblici, semipubblici e privati, e portando avanti la visione urbana dei «tre isolati». Si vorrebbe dunque realizzare, lungo via Trevano, un nuovo edificio pubblico capace di ospitare caffè, laboratori, studi e mostre d’arte. Un elemento destinato in primo luogo alla popolazione. Un posteggio interrato libererebbe poi la piazza dal traffico automobilistico. «La proposta - ha spiegato il collegio d’esperti - risponde bene alle richieste del bando, definendo in maniera chiara e interessante lo spazio della piazza, attribuendogli un carattere pubblico e un’identità che oggi sono assenti. E l’idea di un attivatore come edificio che caratterizza la piazza e la chiude verso il suo asse più trafficato, rimandando a un edificio preesistente, è convincente».

Il destino della fontana
Uno dei simboli di piazza Molina Nuovo è la fontana (soprannominata «il sombrero», o «l’ufo») realizzata da Tita Carloni nel 1954. Con la presentazione del mandato di studi paralleli e poi con il concorso d’architettura si aprirà dunque una nuova stagione di discussioni sul destino di quest’opera artistica. «Nulla è ancora deciso» conferma la municipale Cristina Zanini Barzaghi. E molto dipenderà da quale soluzione verrà scelta per l’autosilo sotterraneo. Tra i quattro gruppi interdisciplinari che hanno elaborato il mandato di studio parallelo c’è chi (come CONT-S) già la fontana non la prevede più. Immagina sì la presenza di giochi d’acqua nel quartiere, ma in altre forme. Lo studio Habitat (capofila Francesca Pedrina)_ha da questo punto di vista mostrato un approccio più conservativo, mantenendo la fontana di Tita Carloni e «allargando» la piazza immaginando la rimozione dei posteggi esterni. Anche secondo il gruppo Guscetti (capofila Giovanni Guscetti) la fontana di Carloni dovrebbe lasciar spazio a una nuova presenza d’acqua, in superficie e a diretto contatto con le persone. Interessante - e molto diverso dagli altri - anche il progetto elaborato dagli Studi Associati (capofila Felix Günther). Non una piazza unica ma diverse «piccole piazze» disseminate lungo il quartiere. Con una nuova piazzetta attorno alla chiesa della Madonnetta che diventerebbe quella centrale dell’intero comparto.