Il punto

Crolla la partecipazione, è il peggior dato della storia

Solo il 55,99% dei ticinesi ha deciso di recarsi alle urne per il rinnovo del Governo – Il politologo Oscar Mazzoleni: «Mai visto una campagna così poco accesa»
© CdT/Chiara Zocchetti
Luca Faranda
02.04.2023 22:07

Oltre quattro elettori su dieci hanno deciso di non recarsi alle urne, snobbando totalmente l’appuntamento elettorale. La partecipazione per il rinnovo del Consiglio di Stato segna così un nuovo record negativo: solo il 55,99% degli iscritti in catalogo ha deciso di votare. In totale, sono poco più di 125 mila ticinesi. Si tratta del dato peggiore della storia e rappresenta una flessione di oltre 3,3 punti percentuali rispetto al 2019 (59,30%).

«Se da un lato abbiamo avuto un aumento eccezionale delle candidature, che si pensava potesse stimolare l’interesse dei cittadini, dall’altro questa campagna elettorale poco accesa non ha aiutato a tramutare questo stimolo né in un aumento, né in una tenuta della partecipazione al voto», spiega il politologo Oscar Mazzoleni, direttore dell’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna.

Tre motivi portano alle urne

Per Mazzoleni, «c’è chi vota per senso del dovere, a prescindere dall’importanza della campagna; chi invece vota anzitutto perché vuole il successo di un partito o di un candidato; poi c’è chi non ha legame con i partiti e dunque va al voto per interesse per la politica in generale o perché attratto da un tema o da candidati che si presentano durante la campagna elettorale. Questa è la componente che oscilla di più perché ogni elezione è diversa». E di certo, aggiunge il politologo, «una campagna così poco accesa non l’avevamo mai vista nella storia ticinese degli ultimi decenni e questo senz’altro contribuisce a spiegare in modo significativo un tasso così basso della partecipazione».

Una percentuale inferiore non deve però essere vista solo come effetto di una campagna più o meno intensa: se guardiamo al risultato peggiore, a livello di partecipazione, bisogna infatti tornare a dodici anni fa. Allora solo il 58,50% dei ticinesi aveva deciso di recarsi alle urne. «Tuttavia, nel 2011 c’è stata una campagna molto intensa e una svolta storica, con il raddoppio della Lega in Governo a scapito del PLR. In quel caso, il maggiore astensionismo andò a braccetto con una campagna combattuta», sottolinea Mazzoleni.

Quasi più nessuno al seggio

Il 2011 è stata anche l’ultima elezione cantonale senza voto per corrispondenza. Nel 2015 la partecipazione era aumentata al 62,30%, prima di tornare a scendere nelle ultime due tornate elettorali. Otto anni fa, il voto per corrispondenza era stato scelto dall’82,6% degli iscritti in catalogo, quattro anni fa il dato si era attestato all’88,8% e oggi è ulteriormente aumentato raggiungendo il 91,3%. Le persone che si sono recate fisicamente al seggio per votare sono state poco più di 10 mila.

«La busta da spedire da casa riduce l’importanza del voto come rito collettivo. All’inizio si pensava che il voto per corrispondenza fosse una panacea per la partecipazione. Oggi con il senno di poi si può dire che questo auspicio non si è avverato. Ciò che peraltro si osserva in Ticino lo si osserva in molti altri cantoni».

In futuro, anche il Ticino potrebbe introdurre il voto elettronico. Ma con che risultati? «A mio avviso - spiega Mazzoleni - utilizzerà questo strumento chi già ora va a votare. Sarà un'operazione più semplice, ma non aumenterà necessariamente la partecipazione a medio e lungo termine».