Lugano

Don Samuele Tamagni condannato: «Pena giusta, quello che ho fatto è grave»

Il parroco di Cadro è stato condannato a 33 mesi di carcere, di cui 6 da espiare, per appropriazione indebita, truffa, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti e riciclaggio
©Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
09.03.2022 10:54

«È la pena giusta per quello che ho fatto, che è grave». Parole di don Samuele Tamagni, condannato stamattina alle Criminali di Lugano a 33 mesi di carcere, di cui 6 da espiare, per appropriazione indebita, truffa, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti e riciclaggio. Il parroco di Cadro ha sottratto più di 800 mila franchi (di cui 125 mila nel frattempo restituiti) ai genitori, alla Parrocchia, a un legato da lui amministratore e alla Fondazione Tamagni, in gran parte (mezzo milione) per finanziare un amico con cui aveva una relazione e che impiegava il denaro per il gioco d'azzardo. Un amico (condannato con un processo separato a venti mesi sospesi) che gli chiedeva soldi in modo regolare e insistente e a cui il prete non riusciva a dire no, fino al punto in cui non aveva più retto al peso dei suoi errori e si era presentato spontaneamente in Procura. Durante il dibattimento, celebrato con la formula del rito abbreviato, il giudice Mauro Ermani ha più volte invitato l'imputato a farsi aiutare dal punto di vista psichiatrico, in modo da non ricadere in futuro negli stessi errori. «Dovrà fare un percorso lungo, e finora da parte sua non è emersa una strategia efficace in tal senso» ha detto il presidente della Corte, che ha parlato di una «colpa importante: non si è fatto alcuno scrupolo a malversare ai danni di persone che, in un modo o nell'altro, si erano affidate a lui, e ha tradito tutti gli ideali che si era impegnato a diffondere». In un processo successivo e celebrato subito dopo è stato condannato, come detto, anche l'amico di don Samuele, colpevole dei reati di istigazione all'appropriazione indebita, ottenimento illecito di prestazioni sociali ed esercizio illecito della prostituzione. La sua pena prevede anche l'espulsione dalla Svizzera per cinque anni. «Sorprende la banalizzazione delle proprie responsabilità, che in un primo momento aveva anche negato - ha detto Ermani - Anche oggi è parso poco impressionato dall'esperienza carceraria e non ha un progetto per la propria vita. E questo preoccupa».