Giustizia

Droga dietro le sbarre, «magia» subito svanita

Uno svizzerotedesco è stato colto sul fatto e subito trasferito: a introdurre lo stupefacente era stato un visitatore – Stefano Laffranchini: «Tolleranza zero, i controlli funzionano» – Il detenuto è stato processato e condannato ieri per aver trasportato eroina dalla Svizzera interna in Ticino
©CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
10.06.2023 06:00

È stato sorpreso un’ora dopo un colloquio mentre consumava stupefacenti nella sua cella, ottenuti grazie a un visitatore. Probabilmente pensava di farla franca, ma così non è stato. La visita ricevuta era la prima in assoluto e l’uomo era probabilmente ignaro delle verifiche messa in atto dal personale del carcere. E il detenuto – spiega il direttore delle Strutture carcerarie, Stefano Laffranchini – «è stato trasferito Oltralpe perché presso le Strutture carcerarie vige tolleranza zero per quanto riguarda il consumo di stupefacenti o atti di violenza». L’accaduto è stato inoltre segnalato al Ministero pubblico.

Nel nostro cantone, episodi del genere sono fortunatamente rari. Solitamente la droga viene introdotta in carcere tramite i visitatori. Ma le Strutture carcerarie – prosegue Laffranchini – «dispongono di una rete di controlli estremamente efficiente». E infatti, il detenuto è stato sorpreso poco dopo il colloquio e gli sono stati sequestrati quasi 10 grammi di eroina e 1,5 di cocaina. Il fatto risale al 4 gennaio scorso ed è emerso venerdì mattina nel corso del processo a carico del detenuto, un 50.enne svizzerotedesco comparso di fronte alla Corte delle Assise criminali con l’accusa principale di aver trasportato eroina dalla Svizzera tedesca al Ticino.

Una storia triste

In aula, oltre anche ai gravi reati di cui si era macchiato tra il giugno del 2020 e il gennaio di quest’anno, è approdata anche e soprattutto una vicenda personale complicata e oggettivamente triste: la morte dei genitori, la nascita di un figlio, assegnato dalle autorità a una famiglia affidataria. Di qui – come evidenziato anche da una perizia psichiatrica – l’insorgere di situazioni da stress emotivo che l’uomo non era in grado di affrontare, se non con il consumo di stupefacenti. Addirittura, dietro le sbarre, dove si trovava dopo l’arresto, avvenuto nell’ottobre del 2022 a Coldrerio.

«Non è un trafficante al dettaglio ma un tossicodipendente che cade nella droga nei momenti di difficoltà», ha affermato la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Dal momento che «la perizia psichiatrica ha evidenziato un pericolo di recidiva legato al consumo di stupefacenti», la pubblica accusa ha chiesto una pena detentiva di 34 mesi, 9 dei quali da espiare, e un trattamento ambulatoriale. Una richiesta che ha trovato concorde anche la difesa, rappresentata dall’avvocato Michele Sisini: «Il mio cliente si è pianamente assunto le sue responsabilità. Non è un trafficante, ha agito amatorialmente». Il dibattimento avrebbe anche potuto svolgersi con la formula del rito abbreviato, ma la Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (a latere Luca Zorzi ed Emilie Mordasini) ha deciso altrimenti. E, ritenendo vi sia un pericolo di recidiva più esteso, ha anche portato a una pena più severa: 36 mesi di detenzione, 12 dei quali da espiare e un trattamento ambulatoriale da seguire già dietro le sbarre.

Un fermo quasi «comico»

Passando ai fatti imputati al 50.enne, come detto, il vissuto e personale ci ha messo del suo: tra il 2021 e l’ottobre 2022 perde il padre e il figlio neonato è posto in affido. A quel punto accetta l’offerta di un suo spacciatore di trasportare 712 grammi di eroina in Ticino, a Chiasso. L’uomo parte in automobile con un amico, cosciente che nello zaino che trasportava vi fosse dello stupefacente per almeno mezzo chilo. Non lo fa per soldi ma contro la promessa di 50 grammi di stupefacente.Il fermo in Ticino assume però contorni quasi comici: arrivati nel Mendrisiotto, l’imputato decide di fumare un po’ di eroina mentre l’automobile condotta dall’amico imbocca l’uscita per l’area di servizio di Coldrerio. I due finiscono letteralmente in bocca a una pattuglia della Polizia, che insospettita, trova l’eroina e scattano le manette. Mentre si trova dietro le sbarre, la madre purtroppo muore e il 50.enne ricade nella spirale negativa, venendo colto sul fatto. Interrogato dal giudice su come avesse fatto a ottenere la droga, la sua risposta è stata a dir poco criptica: «Magia».

Come detto, episodi del genere sono molto rari. «Quest’anno due episodi», conferma Laffranchini. Il secondo riguardava «il rinvenimento di stupefacente su una visitatrice di un altro detenuto al momento di accedere al carcere, che stavamo monitorando a seguito dei nostri controlli interni».

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