E se Rita De Crescenzo, dopo Roccaraso, dicesse «andiamo tutti a Lugano»?

«E se Rita De Crescenzo venisse a Lugano?». Il caso di Roccaraso, con gli impianti sciistici abruzzesi presi d'assalto da migliaia e migliaia di turisti napoletani «mordi e fuggi», due settimane fa, spinti (anche) dai video dell’influencer campana, ha riportato nel dibattito pubblico il tema del cosiddetto overtourism, un fenomeno che in passato ha colpito anche il Ticino. «Una storia divertente e un po’ ridicola ma che è esemplare delle dinamiche spontanee e imprevedibili del turismo», commenta al riguardo Claudio Visentin, docente dell’Università della Svizzera italiana, dove insegna Cultural History of Tourism, da noi contattato.
«Un caso emblematico di overtourism»
Erano oltre duecento i pullman turistici che, domenica 26 gennaio, hanno portato quasi 12 mila persone nella località sciistica abruzzese di Roccaraso. «È stato un caso emblematico di overtourism, di cui incarna almeno due caratteristiche fondamentali» ribadisce il nostro interlocutore. «La prima è la concentrazione improvvisa in una località piccola di un numero sproporzionato di turisti; la seconda è il ruolo catalizzatore giocato dai social media». La folla, infatti, è stata aizzata dai video pubblicati sui social dall’influencer napoletana Rita De Crescenzo, nei quali la donna elogiava la bellezza della località. «Questa storia ci ricorda che il turismo è un fenomeno che, spesso, segue una logica creativa e improvvisata» continua Visentin. Un secondo «assalto» a Roccaraso, la scorsa domenica, alla fine è andato per così dire a vuoto.


Il Ticino è per ora al sicuro
Un caso simile si era verificato anche alle nostre latitudini. Nel 2017, un video pubblicato su YouTube da alcuni giovani italiani aveva creato e nutrito il mito della Valle Verzasca come «le Maldive di Milano». E la regione aveva dovuto scontrarsi con le gravi conseguenze che la massa di turisti portava con sé. Da allora, però, avvenimenti simili in Ticino non si sono ripetuti. I motivi, secondo il nostro interlocutore, sono principalmente due: «Innanzitutto il franco forte e l’alto costo della vita, che automaticamente selezionano un turismo di alto livello. Secondariamente, il vicino Lago di Como, che funge da cuscinetto protettivo: i costi inferiori e la popolarità del lago assorbono sicuramente una buona fetta di potenziali turisti». Si tratta certamente di una concomitanza di fattori fortunata, ma non di una soluzione definitiva. «Al momento, le misure per contrastare questo fenomeno rimangono ancora poco chiare. Imporre una soglia massima di Airbnb o introdurre una tassa di accesso sono misure già introdotte altrove, ma la cui efficacia rimane ancora limitata. Nessuno, per ora, ha una risposta definitiva».