Scuola

Il blocco dell’agenda scolastica sta guadagnando sostenitori

Il diario messo a disposizione dal DECS «bocciato» da Lugano e Massagno: i due Municipi hanno decisodi non distribuirlo – Più «morbida» la linea di Mendrisio e Locarno: saranno i genitori degli allievi ad avere l’ultima parola
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
24.08.2023 19:30

Il polverone che sta travolgendo la nuova agenda scolastica e le sue due illustrazioni sul tema dell’identità di genere non accenna a placarsi. Se a livello cantonale non si sono registrati nuovi atti parlamentari (per il momento ne abbiamo contati tre, provenienti da Centro, PLR e UDC), lo stesso non si può dire per la politica comunale. Dopo il Municipio di Tresa, che martedì ha indicato la via a chi l’agenda vorrebbe censurarla decidendo di non distribuirla agli allievi di Quinta elementare, ne sono infatti seguiti tanti altri. Di «peso», se così possiamo definirla, la scelta dell’Esecutivo di Lugano: i circa 500 allievi dell’ultimo anno delle scuole elementari cittadine lunedì non riceveranno il diario. Il Municipio, riunito in seduta questa mattina, ha scelto «a larga maggioranza» di seguire l’esempio di Tresa. «Il motivo? È semplice», sottolinea Lorenzo Quadri, capodicastero educazione. «I docenti di scuola elementare non sono formati per affrontare il tema gender». In tutta risposta, Aurelio Sargenti – a nome del gruppo PS-PC in Consiglio comunale – ha inoltrato un’interpellanza in cui chiede, fra le altre cose, se il Municipio condivide l’affermazione del collega Quadri riguardo alla non prontezza dei docenti ad affrontare il tema gender. «Se sì, su quali basi scientifiche o conoscitive fonda la sua convinzione»?

Decisione all’unanimità, invece, quella di Massagno. Anche il comune della collina luganese ha stabilito che non verranno distribuite le agende. «Abbiamo coinvolto la direzione scolastica, che  ha espresso parere negativo», dice il sindaco Giovanni Bruschetti. «Il Municipio si è semplicemente allineato a quanto espresso dalla direzione».   

Le sfumature

Ma altre città hanno deciso di intervenire: è il caso di Locarno, che però ha imboccato una via più «morbida» rispetto ai due Comuni citati poco fa. Se lo vorranno, i genitori dei bambini di Quinta potranno richiedere l’agenda scolastica e distribuirla ai loro figli. «La decisione è stata presa a maggioranza dal Municipio – ci ha spiegato Giuseppe Cotti, vicesindaco e capodicastero educazione –. Non ci saranno censure né imposizioni. I genitori degli allievi saranno informati nell’abituale riunione di inizio anno scolastico, poi ogni famiglia deciderà liberamente se consegnare o meno l’agenda ai propri figli. Questo compromesso ci pare equilibrato e ristabilisce il primato educativo della famiglia».

Le alternative si pagheranno

Simile la mossa di Mendrisio: oggi, anche la cittadina momò ha scelto di non distribuire l’agenda direttamente agli allievi, come accadeva abitualmente, ma permetterà comunque ai genitori di decidere. «L’intenzione del Municipio è di non porre nessuna censura sull’agenda», commenta Samuel Maffi, capodicastero educazione. «Semplicemente, quest’anno il diario verrà messo a disposizione dei genitori durante la consueta riunione con i docenti e la direzione, prevista settimana prossima. Le famiglie potranno liberamente scegliere se dare o meno il diario ai propri figli. Ad ogni modo, se nel corso dell’anno scolastico un bambino dovesse porre domande sul tema trattato nell’agenda durante le lezioni, siamo pronti: i nostri docenti sanno come trattare questi argomenti». Maffi, infine, tiene a precisare che «in Quinta elementare il diario è necessario: le famiglie che decideranno di non consegnare questo strumento dovranno provvedere a proprie spese all’acquisto di un’agenda alternativa».  Al momento, Bellinzona e Chiasso rimangono alla finestra: una decisione è attesa nei prossimi giorni.

La critica

Chi, invece, va controcorrente è Alessia Ponti, sindaca di Castello. L’Esecutivo, dopo essersi consultato con la direzione scolastica, ha scelto di procedere con la distribuzione. «Non sta ai Municipi ergersi a paladini della moralità», ha commentato Ponti. «Censurare l’agenda non significa che il tema non verrà trattato a scuola in altre forme. I nostri bambini hanno affrontato temi anche molto più delicati, come la guerra in Ucraina. Tutto sta a come viene trattato l’argomento, ma è proprio del ruolo del docente saper usare le parole e la delicatezza giuste. E i nostri docenti si sono dimostrati molto tranquilli e consapevoli a tal riguardo. Ripeto, non siamo noi a decidere quando un bambino può iniziare a interrogarsi su un determinato tema».

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