Parlamento

Il Centro diventa la seconda forza, il PLR arretra e si lecca le ferite

È stata una giornata di segno opposto per le forze moderate – Il partito di Fiorenzo Dadò mantiene gli stessi voti di 4 anni fa e conserva 16 seggi – I liberali radicali, al contrario, perdono due posti nel Legislativo e un punto e mezzo percentuale: avranno 21 parlamentari
Tensione e occhi incollati allo schermo durante la giornata di spoglio delle schede per il Gran Consiglio. © Ti-Press/Alessandro Crinari

Da un lato i brindisi, dall’altro l’amarezza. È stata una giornata di segno opposto per i due partiti del centro politico. A Bellinzona, Fiorenzo Dadò e i suoi hanno festeggiato la stabilità ritrovata in Gran Consiglio dopo anni di costante emorragia. A Locarno, invece, il PLR di Alessandro Speziali si è ritrovato a leccarsi le ferite dopo aver lasciato sul terreno due posti nel Legislativo.

Concretezza e non promesse

«Torniamo a essere la seconda forza politica del cantone. Considerando che siamo riusciti a superare Verdi e PS insieme, il risultato è molto soddisfacente», commenta il presidente del Centro, Fiorenzo Dadò. Il suo partito ha raccolto il 17,46% dei voti di lista (contro il 17,63% di quattro anni fa) e confermato tutti e 16 i posti in Parlamento. Addirittura, per qualche ora Dadò ha sperato di poter incrementare ulteriormente, salendo a 17 seggi. «Il risultato delle urne - evidenzia Dadò - è frutto di un lungo lavoro. In questi quattro anni abbiamo fatto abbassare l’imposta di circolazione, abbiamo promosso iniziative a favore delle giovani mamme e degli sgravi per i premi di cassa malati. Insomma, abbiamo fatto molto. E la nostra campagna è stata incentrata proprio su questo: non abbiamo fatto promesse agli elettori, piuttosto abbiamo sottolineato quanto fatto durante la Legislatura».

Oltre a ciò, sottolinea Dadò, il Centro ha potuto contare su un nuovo nome, «che è anche un nuovo progetto di partito», su una lista forte e «sull’ottimo lavoro svolto dal consigliere di Stato Raffaele De Rosa». Insomma, una serie di fattori che hanno permesso al Centro di essere l’unico partito di Governo a non arretrare rispetto al voto di quattro anni fa. «Nel 2019 uscivamo da una situazione complicata. E, nonostante tutto, eravamo riusciti miracolosamente a portare a casa una buona votazione per il Governo e a perdere soltanto un seggio in Gran Consiglio per una manciata di schede. Ci davano per morti». Oggi, dice Dadò, la musica è cambiata. «Ci siamo impegnati e abbiamo portato proposte concrete e questo ci ha premiato. Il partito ha cercato di rinnovarsi». Il cambiamento, avverte però il presidente del Centro, è tutt’altro che terminato. «Dobbiamo continuare su questa strada. Non solo a livello cantonale, ma anche nei Comuni».

Con un Gran Consiglio in cui entrano ben tre partiti in più, «il fatto di essere riusciti a mantenere inalterati i seggi rappresenta un eccellente risultato», dice da parte sua il capogruppo Maurizio Agustoni. «Penso che la buona intesa tra il nostro consigliere di Stato, il gruppo in Gran Consiglio e il partito ci abbia aiutato. Inoltre, abbiamo lavorato molto sui temi e la popolazione ha capito che siamo un partito concreto».

Se il Centro tiene, l’altra forza moderata, il PLR, perde consensi. E secondo Fiorenzo Dadò non è un caso: «Il PLR si è ormai schierato come partito di centrodestra, scegliendo una politica ben diversa dalla nostra. Noi cerchiamo soluzioni, mediamo. Ma siamo anche un partito che non ha mai perso la sua anima sociale, seppur diversa da quella promossa dalla sinistra».

Di riflessioni e mea culpa

Durante la campagna elettorale, mentre il Centro mirava a non perdere posizioni, gli occhi dei liberali radicali erano fissi su un solo obiettivo: aumentare di un seggio la squadra in Gran Consiglio. Niente da fare, però: per il prossimo quadriennio, i deputati PLR saranno 21. Il partito, come detto, ha perso per strada due seggi, ma è riuscito a tenersi stretto la casacca di prima forza politica del plenum, nonostante un calo dei consensi di 1,57 punti percentuali dei voti di lista (dal 25,33% del 2019 al 23,76%). Sfumato, quindi, il desiderio espresso dal presidente Alessandro Speziali di «assumerci più responsabilità in Gran Consiglio».

Ma che cosa è andato storto? «Bisogna capire come sono state diluite le nostre forze - sottolinea Speziali - Una parte, immagino, nell’astensionismo, un’altra parte nelle schede senza intestazione e, infine, una parte in alcune nuove compagini. Se guardiamo più in generale, il comportamento elettorale, dovremo riflettere su come essere più incisivi essendo un partito grande che non può permettersi di essere monotematico». Il problema, per il presidente del PLR, non risiede tanto nelle persone proposte, «che hanno incassato votazioni eccellenti», piuttosto «nella macchina e nell’aggiornamento della proposta».

Al netto dei risultati ottenuti, il partito non vuole usare «alcuna cosmetica» per mascherare la sconfitta, «piuttosto questo è il momento delle riflessioni e dell’autocritica». Già quattro anni fa, il partito aveva subìto una flessione a livello di consensi e perso seggi. Come leggere, quindi, questa tendenza?

«Ci sono due aspetti da tenere in considerazione: uno riguarda l’evoluzione sociologica della società, l’altro la sfida di reinterpretare il nostro ruolo in una società nuova. L’obiettivo è portare la nostra proposta a livello di forza dei volti che schieriamo, ma è un lavoro che prende tempo».

Per la capogruppo Alessandra Gianella «c’è da poco da girarci intorno. Non siamo soddisfatti perché non abbiamo centrato l’obiettivo e abbiamo anche perso due deputati uscenti che si sono sempre impegnati». Anche per Gianella, da oggi, si apre il momento delle riflessioni interne al partito, soprattutto per capire che cosa è andato storto, «se dal punto di vista comunicativo oppure a livello di tematiche».

Spiragli d’intesa

In un panorama politico sempre più frammentato, in cui sarà necessario tessere alleanze, si riapre anche l’ipotesi di una collaborazione tra i due partiti di centro. «Se guardiamo il panorama parlamentare e le priorità di questo cantone, penso che collaborare non sia solo opportuno, ma necessario», sostiene Alessandro Speziali. «In passato ci sono stati temi su cui noi e il Centro abbiamo lavorato insieme, ma anche pietre di inciampo più o meno grosse».

Da parte sua, Fiorenzo Dadò rilancia: «Dispiace che si sia potuto concretizzare quasi nulla con i liberali radicali nella scorsa Legislatura. Anni fa abbiamo lanciato, a più riprese, un’offerta di alleanza. Il PLR ha sempre chiuso la porta. È prematuro, ora, capire se potrà cambiare qualcosa nei prossimi quattro anni». Oltre ai partiti storici, però, il Centro apre anche ai «piccoli», in primis al movimento di Amalia Mirante. «Con Amalia Mirante ho un ottimo rapporto e mi era molto dispiaciuto il modo in cui era stata trattata dal PS», premette Dadò. «Una collaborazione con Avanti con Ticino&Lavoro è sicuramente fattibile. Con loro, ma non soltanto con loro».

Fonio il più votato assieme a Gianella. Le donne sono dieci

ll Centro con 5 ingressi

Il più votato, nel Centro, anche oggi si è confermato essere il sindacalista dell’OCST Giorgio Fonio, che ha racconto ben 38.679 voti personali. Sul podio dei più votati si sono piazzati anche il presidente Fiorenzo Dadò (35.028 voti) e il capogruppo Maurizio Agustoni (33.467). Le donne restano 4: accanto alle rielette Sabrina Gendotti, Nadia Ghisolfi e Maddalena Ermotti, fa il suo ingresso in aula Sara Demir. Tra i nuovi eletti per il Centro ci sono: Michel Tricarico, Gianluca Padlina, Arnaldo Caccia e Alessandro Corti.

Nel PLR 6 volti nuovi

In casa PLR, la più votata è stata invece la capogruppo Alessandra Gianella, che ha raccolto 42.120 preferenze, seguita da Nicola Pini (39.586) e Bixio Caprara (36.889). Ben 6 i nuovi ingressi: i due candidati al Governo Luca Renzetti e Andrea Rigamonti, insieme a Simona Genini, Gabriele Ponti, Tiziano Zanetti e Patrick Rusconi. Non è invece stata riconfermata la deputata Michela Ris. Le donne liberali radicali in Parlamento restano quindi 6: Alessandra Gianella, Natalia Ferrara, Diana Tenconi, Simona Genini, Roberta Passardi e Cristina Maderni.