Monte Generoso

Il lusso che si raggiungeva in mulo

Viaggio nel tempo di oltre 150 anni all’epoca del primo albergo della montagna: l’Hotel Bellavista – Arrivò quando la strada carrozzabile non c’era ancora, ma la struttura era sfarzosa e frequentata da benestanti, alcuni dei quali venivano trasportati da Mendrisio in portantina
©Facebook/Mendrisiotto di una volta
Lidia Travaini
15.05.2023 06:00

«Costruire in quel luogo un edificio di notevoli proporzioni, quando appena cominciavano a sorgere i primi alberghi a Lugano, sembrava una pazzia». Pazzia, in questo caso, sembra la parola adeguata anche a noi, a maggior ragione perché all’epoca «non c’erano strade e doveva ancora venire la ferrovia; la regione era raggiungibile soltanto per sentieri e mulattiere».

Per iniziare questo articolo rubiamo alcune frasi a Kurt Baumgartner, autore del volume «Un viaggio in immagini sul Monte Generoso: il servizio postale, luoghi, alberghi, ritrovi, ferrovia, curiosità». La panoramica montagna momò e le sue strutture ricettive in questo periodo sono spesso al centro della cronaca; per progetti che nascono e prendono piede (come quello dell’albergo diffuso), ma anche per strutture che chiudono e necessitano di rilancio (come il Park Hotel di Rovio). Per questo abbiamo deciso di parlarvi di chi è arrivato prima di tutti: il primo hotel costruito sul monte, l’Albergo Monte Generoso-Bellavista (che all’inizio si chiamava Hôtel et Pension du Generoso).

Molti di voi lo ricorderanno, perché è restato al suo posto, imponente seppur in rovina, nella radura in zona Bellavista dove oggi c’è una panoramica area pic nic, fino a poco più di 20 anni fa. Alcuni di voi, forse, vi si sono anche introdotti di nascosto per vedere con i propri occhi lo sfarzo in decadenza che nascondevano le alte pareti erette tra il 1864 e il 1867 con pietre proveniente da cave del Generoso (perché il materiale per l’edificazione era sostanzialmente tutto a chilometro zero). Io l’ho fatto, entrando da una delle poche finestre del primo piano che presentavano una fessura, sostanzialmente «lanciata» all’interno da un coraggioso e un po’ imprudente genitore. Ero poco più di una bambina ma ricordo soffitti e solette crollati che lasciavano intravedere vecchie stanze con letti eleganti ancora fatti. Ma c’è sicuramente anche chi si ricorderà del Rifugio Alpino, il locale caratteristico diventato negli ultimi anni di apertura un luogo di ritrovo e realizzato all’epoca del passaggio di proprietà ai fratelli Casoni là dove c’era originariamente un forno per il pane.

Dietro l’edificazione della grande (e lussuosa, ci torneremo tra poco) struttura alberghiera a circa 1.200 metri di altitudine ci fu però qualcun altro: Carlo Pasta, a cui si devono molti progetti realizzati sulla montagna (e che meriterebbe un intero articolo). Di lui il libro «Il Monte Generoso» di Adolfo Bächtold e Gino Macconi riporta: «Innamorato del Generoso, deciso a valorizzarlo e farlo conoscere».$

Lusso per ospiti illustri

L’albergo era lussuoso e, di riflesso, frequentato da persone di alto rango, «ricchi e personalità illustri come la regina d’Italia Margherita di Savoia, il musicista e poeta Arrigo Boito, Hector Malot (l’autore del romanzo “Senza famiglia”) e Ada Negri, poetessa di forte ispirazione sociale», riassumono Bächtold e Macconi. Ospiti che potevano usufruire di una struttura vasta e con svariati servizi. «Ha quattro piani, 60 camere da letto, una grande sala da pranzo ornata di quadri ad olio eseguiti dal fratello di Carlo Pasta – il valido pittore Bernardino -, una sala di lettura, la saletta da bigliardo, un locale per i fumatori e un ufficio per il telegrafo e la posta», elenca Baumgartner. Nei primi anni del Novecento si dotò anche di un salone per i concerti: una struttura accessoria decorata esternamente.

Il gemellaggio e il mulo

Il Bellavista era gemellato con un altro albergo: l’Hôtel Mendrisio (che oggi ospita la Fondazione Torriani). I clienti trascorrevano lì la notte e poi, il mattino, si mettevano in cammino per il Generoso: a dorso di mulo o in portantina. C’era anche chi partiva da Rovio, un servizio di trasporto a dorso di mulo per qualche tempo fu organizzato anche da quella sponda del monte. Il viaggio divenne meno complicato e più confortevole dal 1890, quando entra in servizio la ferrovia del Monte Generoso. E ancora più agevole dall’anno successivo quando per coprire i 540 metri che separano la stazione di Bellavista e l’albergo venne costruita una tranvia a scartamento ridotto per il trasporto di ospiti e bagagli. In sostanza un tram trainato da un cavallo che correva su un binario. La strada forestale carrabile è storia di 40 anni dopo: entra in funzione nel 1938.

Aneddoti

L’hotel restò in funzione fino agli anni Settanta. Poi fu abbandonato ma restò al suo posto ancora per diversi anni, fino al 2000 quando la Fondazione Monte Generoso lo demolì e utilizzò parte del materiale di scarto per terrazzare l’area di svago esistente oggi. Una sua parte che è stata conservata è la campana (in bronzo) con banderuola metallica per indicare la direzione del vento che svettava sul tetto: oggi è conservata nel cortile del Museo etnografico della valle di Muggio. Forse un po’ paradossalmente, sugli ultimi anni di attività della struttura è più difficile trovare informazioni che sui primi anni. In che anno chiuse definitivamente? Il rifugio Ristorante Alpino restò in funzione più a lungo dell’albergo? Per rispondere a queste domande chiediamo il vostro aiuto e vi invitiamo a scriverci a [email protected], indirizzo a cui vi invitiamo anche a mandarci foto o ricordi legati alla struttura.

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