Dibattito

Il ruolo della stampa? «Coltivare il pluralismo»

Come sta evolvendo in Svizzera l'informazione fra cartaceo, digitale e social? Quale la funzione del giornalismo in una società democratica? È il tema affrontato dall'editore e presidente del gruppo TX Pietro Supino
© CdT/Chiara Zocchetti
15.09.2023 22:00

Cosa ne sarà della carta stampata? È stata questa la domanda che ha tenuto banco durante la conferenza di oggi a Lugano, organizzata da Fondazione Möbius, Coscienza Svizzera e Gruppo Multi, in cui il giornalista Aldo Sofia ha conversato con Pietro Supino, editore e presidente del TX group (ex Tamedia). Di fronte a una ricca e variegata platea, la discussione con il numero uno dell’importante gruppo editoriale è iniziata con il tentativo di scoprire la formula magica per il successo dell’informazione stampata, per poi concludersi con uno scambio di opinioni sull’intervento statale nel settore dell’informazione.

«Nubi all’orizzonte»

L’introduzione alla conferenza è stata la descrizione della situazione in cui si trova il giornalismo tradizionale, in particolare quello della carta stampata: calo dei lettori e degli introiti pubblicitari, avvento della digitalizzazione e aumento dei costi di produzione. «Tuttavia», come ha osservato Aldo Sofia per dare il via alla discussione, «in Ticino la situazione è attualmente ancora abbastanza buona, con due testate importanti e diversi canali radio e tv sia pubblici sia privati. È più la prospettiva che fa inquietare».

La concorrenza

«Non vedo una crisi», ha affermato il presidente del gruppo TX, «vedo piuttosto un’offerta talmente grande da confondere la gente a proposito del mezzo di comunicazione da cui servirsi. Una volta eravamo praticamente un monopolio. Oggi, con i social media, ogni politico, museo, istituzione ha il proprio canale per comunicare direttamente con il proprio pubblico. Non c’è più bisogno di passare attraverso di noi», ha detto Supino, aggiungendo che la sfida è «trovare il modo per ottenere l’attenzione in questa vasta concorrenza di offerte».

L’avvento dell’intelligenza artificiale lo preoccupa solo in parte: «È anche un’opportunità, e per affrontarla stiamo facendo frequentare ai giornalisti corsi di ingegneria e agli ingegneri corsi di giornalismo, per farli lavorare fianco a fianco».

Aiuti ai media

La mentalità da imprenditore di Supino traspariva. Con il trascorrere del tempo e delle domande, e soprattutto quando si è parlato dei finanziamenti pubblici, la discussione si è accesa. Inizialmente Sofia ha portato la questione dei grandi gruppi editoriali, che possono portare a una concentrazione delle idee che potrebbe danneggiare il pluralismo svizzero. E poi si è parlato dei finanziamenti pubblici. «Noi coltiviamo la pluralità di opinioni» ha rassicurato Supino riguardo al primo tema, aggiungendo che loro si distinguono dalle «bolle di idee» in cui il consumatore di informazioni ascolta e legge soltanto quello che vuole sentire e capire, facendo riferimento ai giornali di partito. Parlando dei finanziamenti statali, in sala è nato un confronto animato.