Processo

In aula la truffa da 12 milioni del sedicente principe etiope

È iniziato il processo all’uomo che dice di essere discendente dell’ultimo imperatore del paese africano. Sull’arco di 10 anni si è fatto versare milioni promettendo la fetta di una ricca torta tedesca
© CdT / Gabriele Putzu
Lidia Travaini
28.09.2022 12:27

È una storia degna di una fiction, o di una di quelle serie televisive che vanno per la maggiore al giorno d’oggi, quella approdata questa mattina in aula penale a Lugano, di fronte a una Corte delle Assise criminali di Mendrisio presieduta da Amos Pagnamenta.

Alla sbarra un sedicente principe etiope al centro di un raggiro da oltre 12 milioni di franchi, ai danni di tre ticinesi, di cui un noto imprenditore del Mendrisiotto.

Il 66.enne deve rispondere di truffa per mestiere e falsità in documenti ripetuta, reati presumibilmente commessi tra il 2007 e il 2017.

Riassumere la vicenda non è semplice, perché l’uomo, cittadino italiano, ha costruito quello che metaforicamente si può definire un castello di menzogne, di cui è il presunto principe. Presunto perché tra le molteplici carte dell’inchiesta curata dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, di cui 200 documenti rivelatisi falsi, nessuno accerta né la sua nobiltà, né chi siano con certezza i suoi genitori. «Sono nato principe signor presidente – ha detto in aula -. Uno nasce e muore con quel titolo, come diceva Totò. Anche se in Etiopia la monarchia non c’è più», ha fatto notare l’imputato.

Ma è probabilmente proprio grazie a questa sua capacità di argomentare, di costruire relazioni con personalità politiche e non solo e di sapersi «vendere» che l’uomo è riuscito a farsi versare oltre 12 milioni di franchi da persone che non possono certo essere definite novellini dell’imprenditoria.

Al centro della vicenda vecchi bond di cui è in possesso, titoli emessi dalla Germania tra la prima e la seconda Guerra Mondiale. Titoli dal valore di centinaia di miliardi di dollari che una volta riscossi avrebbero permesso all’uomo di incassare circa il 10% del loro valore: decine di miliardi di dollari quindi. A chi negli anni gli ha versato soldi il forse principe ha quindi anche promesso una fetta di questa ricca torta. Ma ha anche millantato investimenti per la ricostruzione e rinascita del Paese etiope, parlato di beneficenza in Africa, così come chiesto aiuti economici per riuscire a sbloccare una volta per tutte la riscossione dei bond. «C’era sempre una scusa per chiedere altri soldi e per cui i bond restavano bloccati, nel corso degli anni si sono susseguite a centinaia», ha detto Pagnamenta in aula.

L’imputato si professa innocente e oggi si è dilungato nello spiegare l’accaduto. Talvolta divagando, talvolta avvalendosi della facoltà di non rispondere. Quasi sempre confondendo i numerosi presenti in aula, noi compresi. Ma forse questa è proprio una delle abilità che gli hanno permesso di farsi versare oltre 12 milioni di franchi.

Il dibattimento riprenderà nel pomeriggio.