In Ticino siamo nel pieno dell'influenza

Ci siamo, anche se in anticipo sui tempi: l’influenza è tornata. E il Ticino, almeno da quanto emerge dai dati del monitoraggio dell’Ufficio federale della sanità pubblica, sembra essere il cantone più colpito. Non c’è comunque da allarmarsi, per ora, chiarisce il dottor Mattia Lepori, vice capo dell’area medica dell’Ente ospedaliero cantonale. «Attualmente - spiega - siamo nella terza settimana della fase epidemica dell’influenza di tipo A. Ma la situazione, nei reparti, è sotto controllo». In totale, nelle quattro sedi dell’EOC, finora sono stati ricoverati una cinquantina di pazienti. «Ieri ne avevamo una trentina, ma il grosso delle ospedalizzazioni dovrebbe registrarsi entro le prossime tre settimane, quando ci attendiamo di raggiungere il picco».
L’influenza, spiega il dottor Lepori, si presenta con una certa regolarità: «Quando arriva, di solito i casi continuano a salire per 6-7 settimane per poi tornare a scendere mettendoci più o meno lo stesso tempo. In totale, quindi, normalmente abbiamo al massimo 10-12 settimane di attività influenzale intensa». Questa volta, essendo arrivata con 3-4 settimane di anticipo rispetto a quanto accade di solito, secondo il dottor Lepori possiamo immaginare che ci saremo completamente sbarazzati dell’influenza entro la fine di gennaio, o al più tardi alla metà di febbraio.
Chi è a rischio
In corsia, lo dicevamo, la situazione si mantiene per il momento tranquilla. «Le persone a rischio di contrarre complicazioni sono gli anziani e i pazienti con patologie pregresse. Non abbiamo indizi che fanno pensare che la tipologia di pazienti a rischio sia cambiata rispetto agli anni scorsi». Per contro, è ancora troppo presto per sapere se un’influenza più «pesante» rispetto al passato: «Il numero delle persone ricoverate si mantiene per il momento in linea con quello degli anni scorsi. Tuttavia, occorrerà osservare l’andamento delle prossime settimane per capire se, alla fine, il numero delle ospedalizzazioni (ed eventualmente dei decessi) sarà superiore». E quindi se l’influenza avrà colpito più duramente.
Prima in Ticino
Dal monitoraggio condotto dall’Ufficio federale della sanità pubblica, il nostro cantone - con i suoi 44 casi per 100.000 abitanti - per il momento è il cantone più colpito. Ma questo, sostiene Lepori, non deve sorprenderci: «La geografia dell’estensione dell’influenza è sempre la stessa: parte dal sud-est asiatico e dall’Australia spingendosi poi a ovest, risalendo verso nord. È normale, quindi, che l’influenza compaia in Ticino con una o due settimane di anticipo rispetto al resto della Svizzera».
Non solo influenza
A circolare, tuttavia, non è solo l’influenza, con i classici sintomi di raffreddore, febbre e dolori muscolari. «È ben presente il rhinovirus, che causa tosse e raffreddore ma una febbre più bassa rispetto all’influenza, e in modo meno marcato il virus respiratorio sinciziale (RSV)». Mai del tutto scomparso, poi, è il coronavirus. «Il COVID non è mai sparito, e in questo momento fa parte dei vari virus respiratori in circolazione, anche se la sua attività sembra essere leggermente più bassa rispetto alle tre settimane precedenti», dice il dottor Lepori, spiegando che anche durante il periodo estivo ci sono stati alcuni pazienti che hanno necessitato delle cure ospedaliere. «La mia impressione - prosegue il medico - è che il coronavirus non si presenterà più a ondate massicce, come quelle che abbiamo conosciuto ormai cinque anni fa, ma continuerà a essere una presenza costante, con brevi fasi contraddistinte da un aumento di casi».
