"Io che da anni ospito le prostitute"

Sesso negli appartamenti: parla Bruno, storico affittacamere di Lugano
Red. Lugano
11.08.2014 04:00

LUGANO - Quattrocento, cinquecento o anche seicento franchi alla settimana. Duemila quattrocento franchi al mese, trentamila all'anno. Sembra essere questo «l'affitto» che viene chiesto alle prostitute per un monolocale in città e, a volte, in un monolocale – o poco più – di prostitute a pagare quella cifra ce ne stanno anche 3 o 4. A Lugano gli «appartamenti osé» sono almeno una quarantina. Alcuni sono tenuti bene, molto bene. Altri sono in condizioni precarie, per non dire indecenti. Siamo stati avvicinati da un affittacamere e, per avere un visione un po' diversa su questo fenomeno, abbiamo deciso di incontrarlo e sentire il suo parere. Nell'ambiente è conosciuto come Bruno e da parecchi anni svolge questa attività accessoria. Ci spiega un po' come funziona questo mondo e ha anche qualche consiglio da dare alle autorità. Il primo è rivolto al Municipio di Lugano (a cui tra l'altro ha già scritto), che in queste settimane è sotto pressione dopo che la stampa ha fatto emergere i «casi» di Besso, Pregassona.

«Mi chiedo se la politica di far chiudere indistintamente tutti gli appartamenti di Lugano – sottolinea Bruno – sia vincente.Fare di tutta l'erba un fascio, mettere i sigilli a tutti gli appartamenti, non risolverebbe il problema ma, semplicemente, lo sposterebbe in altri appartamenti di Lugano e nei comuni limitrofi.

Qualcosa però si deve pur fare«Hanno ragione il sindaco Borradori e al capodicastero Bertini quando dicono di voler dare un segnale forte e immediato. Ma che con questo segnale tutti gli appartamenti di Lugano vengano chiusi dalla sera alla mattina non mi sembra positivo. Il segnale dovrebbe essere rivolto verso gli appartamenti problematici che vengono gestiti da chi se ne approfitta, o per cui il Municipio riceve continue lamentele del vicinato. Bisogna far rispettare severamente determinate regole, responsabilizzare maggiormente l'affittacamere con normative che devono essere imposte dal Municipio e dalla Polizia. Penso per esempio all'obbligo di annunciare al controllo abitanti e a agli agenti gli appartamenti, obbligare il giorno stesso l'affittacamere ad annunciare gli arrivi e le partenze delle ragazze e fare loro ottenere il permesso di lavoro».

Il permesso di 5 anni è troppo lungo«La stragrande maggioranza delle ragazze non sta in Ticino più di due settimane. Molte partono subito per città dove guadagnano di più (Zurigo, Ginevra, Basilea o Lucerna) e dove non pagano nessuna prestazione sociale visto che figurano domiciliate in Ticino. Non trovo giusto che a chi esercita l'attività di prostituta venga concesso un permesso (il B) valido per 5 anni. Altri cantoni rilasciano permessi validi solo per 3 mesi. Dovrebbe poi anche esserci un divieto assoluto di esercitare il subaffitto, per chi ottiene il permesso B, visto che lo stesso è dato esclusivamente per esercitare la prostituzione. Propongo di emettere un permesso di 90 giorni (una sorta di «periodo di prova») e concordare una tassa di 300 franchi al mese da pagare anticipatamente quando si presentano per annunciarsi a TESEU. Scaduti i 3 mesi, dopo i controlli da parte della polizia, la prostituta potrà decidere se continuare a esercitare ed eventualmente chiedere i permessi B o G, non prima di un colloquio informativo con i responsabili del controllo abitanti, in cui vengono spiegate le regole a cui devono sottostare, soprattutto in merito alle prestazioni sociali e alle imposte che dovranno pagare e che oggi la stragrande maggioranza non paga (come non pagano altre cose visto che mi capita spesso di ricevere richiami o precetti esecutivi per abbonamenti di telefonini o altri debiti non pagati, con le ragazze che intanto si sono volatilizzate)».

Prostitute in assistenza?Bruno è invece scettico all'idea di imporre, con una domanda di costruzione, il cambiamento di destinazione degli immobili. «C'è il rischio che tutte le richieste vengano negate dal Municipio. È strano e contraddittorio il fatto che il Cantone conceda un permesso di tipo B con relativa facilità, ma che siano poi i Comuni a impedire loro di esercitare, impedendo di regolarizzare gli appartamenti. Le prostitute hanno in mano un permesso B. Se riescono a provare che è a causa delle decisioni comunali che non possono lavorare, be', avrebbero anche diritto all'assistenza. Facile immaginare cosa succederebbe se iniziasse a spargersi la voce... ».