Alpe Caviano

La capanna del Mendrisiotto pronta a scrivere nuove storie

Da edificio rurale a struttura ricettiva con camere e ristorante – Sulle pendici del Monte Generoso la ristrutturazione in chiave turistica dello stabile del Patriziato di Castello è terminata – Arricchisce l’Albergo Diffuso
Lavoro di squadra: da sinistra Giorgio Bernasconi, Tiziano Zanetti, Nadia Fontana-Lupi, Dario Frigerio, Claudio Zanini, Alessia Ponti, Stefano Rizzi, Silvia Uehlinger e Norman Gobbi. ©CdT/Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
05.03.2024 19:32

Un luogo immerso nella natura, a 967 metri di altitudine, «in cui sono state scritte molte storie» e che sin dall’Ottocento del secolo scorso funge da «cuore e punto di riferimento per i nostri patrizi». È così che «con orgoglio e un po’ di emozione» ha descritto l’Alpe Caviano il presidente del Patriziato di Castel San Pietro Dario Frigerio. Un luogo che da oggi è pronto a scrivere nuove storie, proprio grazie al Patriziato che questa mattina ha coronato un lavoro lungo sette anni: la rinascita dell’Alpe Caviano che ora è una struttura ricettiva, una piccola capanna alpina, con una trentina di posti letto (suddivisi tra stanze doppie e una camera mansardata da 10 posti) con un custode che si occupa dell’accoglienza e del lato gastronomico.

Un tassello, quello inaugurato nelle scorse ore, che va ad arricchire il mosaico dell’Albergo Diffuso del Monte Generoso, dotandolo di una quarta struttura (dopo le tre ubicate a Scudellate) e in attesa della quinta (che aprirà a Casima).

Dall’agricoltura al turismo

Una nuova avventura – con un nuovo timoniere: il gerente è Riccardo Foti – per una struttura ubicata in zona privilegiata (un balcone naturale con vista su buona parte del Mendrisiotto, sulla Pianura Padana e la catena alpina, Cervino compreso) che nel corso dei decenni ha avuto gli scopi più diversi e ha saputo sempre reinventarsi. «Fino agli anni ‘70 il Caviano ha avuto vocazione agricola, poi è stato abitato per un po’ da persone in cerca di tranquillità», ha ricordato Frigerio. In seguito la ristrutturazione, iniziata dall’ex rifugio che presto diventerà l’abitazione del custode e dei suoi collaboratori, e culminata con lo stabile principale.

L’Alpe Caviano sarà il regno del turista che ama la natura, la tranquillità, il buon cibo e le camminate: è infatti raggiungibile solo a piedi e in bici. Ma ci sarà posto anche per le attività ricreative alternative: escursioni guidate, yoga, volo a vela, eccetera.

Oltre il Distretto

L’inaugurazione è stata sia un momento per celebrare il traguardo raggiunto, sia per guardare al futuro. «Questa opera contribuirà al rilancio turistico della regione, aiuterà a far apprezzare ulteriormente il Mendrisiotto e questo deve renderci fieri», ha sottolineato la sindaca di Castello Alessia Ponti, ringraziando il Patriziato per il lavoro e la passione con cui si è occupato del progetto. «Una collaborazione vincente tra pubblico e privato, un grande risultato ottenuto grazie anche al volontariato che dà lustro non solo al Comune», ha rilanciato Ponti.

Della rinascita del Caviano beneficerà ben più del Mendrisiotto, ne è convinto anche il Consigliere di Stato Norman Gobbi: «Il nostro cantone è magnifico – ha detto dopo aver raggiunto a piedi l’Alpe –, ma è anche concreto e con una forza dinamica che consente di portare avanti progetti come questo per valorizzare il nostro patrimonio. Spero che il Caviano funga da modello». Al momento inaugurale non ha voluto mancare quasi nessuno, a Gobbi ha fatto eco Stefano Rizzi direttore della Divisione dell’economia: «Questa è davvero una struttura splendida, che si è rifatta il look mantenendo il suo fascino originale», ha voluto evidenziare.

Dal poker al pokerissimo

L’Alpe Caviano può anche essere considerata il tassello di un mosaico, o la maglia di una rete. Rete che ha il nome Albergo Diffuso del Generoso, un progetto in cui Mendrisiotto Turismo crede molto e che si caratterizza per il suo dinamismo. Più è propositivo e ha successo chi ne fa parte, più ne beneficia tutta la regione. «È come un miracolo che si compie – non ha nascosto il presidente dell’Albergo Diffuso Claudio Zanini –, quando tutto è iniziato eravamo davvero quattro amici al bar, invece oggi abbiamo raggiunto un obiettivo completando la prima tappa. Ora inizia l’avventura». Altri presto vi prenderanno parte, iniziando da Casima, ma ulteriori tasselli potrebbero presto arricchire il mosaico, ha lasciato intuire Zanini.

Se l’Alpe Caviano è rinata il merito è di tanti. Un contributo è giunto anche da Berghilfe, rappresentata da Silvia Uehlinger: «Tante piccole realtà locali possono realizzare qualcosa di grande», ha detto come omaggio al progetto di cui si è occupato l’architetto Giorgio Bernasconi. «Con un progetto così, l’architetto deve avere molto rispetto dell’edificio che ristruttura», ha commentato ricordando con un sorriso alcune discussioni avute con i membri del Patriziato. Il risultato del lavoro di tutti ora è pronto per essere ammirato e vissuto.

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