Il caso

La cava della discordia e il pregiato marmo bianco

Castione: la ditta ticinese che voleva riprendere l’attività estrattiva è sempre interessata, anche se la decisione del Municipio di dare al comparto una valenza paesaggistica pregiudica in sostanza questa possibilità - La pietra, intanto, è ricercatissima in tutto il mondo
La zona delle cave nella foto scattata ieri. © CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
24.02.2022 06:00

«Noi siamo sempre interessati». È lapidario il commento di Chiara Ongaro Pescioli, titolare della ditta Ongaro & Co. SA di Cresciano, a proposito della possibilità di riprendere limitatamente nel tempo e nella volumetria l’attività estrattiva alla cava piccola di Castione. Un’eventualità che però pare destinata a restare tale, in quanto come abbiamo riferito ieri il Municipio attraverso la variante di Piano regolatore attualmente in pubblicazione esclude il ripristino del sito (di sua proprietà da oltre un lustro) chiuso dal 2000. Si vuole trasformarlo in un elemento di valenza paesaggistica e storico-culturale inserendolo in un progetto più ampio che comprende, inoltre, la valorizzazione della strada romana e la realizzazione di un percorso pedonale.

La sollevazione popolare

La scelta dell’Esecutivo è pertanto un fulmine a ciel sereno per l’azienda rivierasca. L’intenzione, come detto, è quella di «non rinunciare. Siamo in attesa della licenza edilizia», ribadisce la nostra interlocutrice. Naturalmente ora tutto si complica, anche se l’iter della modifica pianificatoria prevede la possibilità entro il 24 marzo di inoltrare osservazioni e/o proposte. Verosimilmente la Ongaro si farà sentire. E lo farà forte del preavviso del Dipartimento del territorio del 6 maggio 2019. Il Cantone non si era infatti detto contrario all’estrazione di un quantitativo limitato di materiale e questo in ragione della particolare rarità della pietra.

Ossia del marmo bianco, di cui diremo più avanti. Il Piano regolatore di Arbedo-Castione che assegna l’impianto alla zona delle cave, tuttavia, non è conforme al diritto superiore in quanto il sito non è inserito nella scheda V8 del Piano direttore cantonale, fatta eccezione per delle considerazioni sul pericolo di crollo di roccia. L’autorità comunale ha pertanto optato per assegnare la cava alla zona senza destinazione specifica, escludendo de facto la riattivazione seppur per soli sei mesi. Lo ha fatto, immaginiamo, anche alla luce della sollevazione popolare che c’era stata ad inizio 2018 quando fu svelato il progetto della Ongaro SA. A tal punto che contro il rilascio della licenza edilizia era stata inoltrata una maxiopposizione da parte di una ventina di confinanti supportata dall’Associazione per il miglioramento ambientale del quartiere.

Il Cantone ora condivide

Nell’esame preliminare della variante di PR attualmente all’albo, il Dipartimento del territorio condivide ora la proposta di stralciare il sito dalla zona delle cave ed invita il Municipio a valutare l’eventuale necessità di procedere alla sistemazione finale della cava «per evitare un abbandono incontrollato, utilizzazioni abusive, situazioni di pericolo, crescita di formazioni vegetali problematiche, eccetera». Problematica, infine, viene considerata anche la ripresa dell’attività nelle altre due cave di Castione (la grande e la media). Da un lato in quanto bisognerebbe liberare le strutture dal materiale di ricolmo e, dall’altro, per via della verticalità del fronte della montagna.

Il marmo bianco di Castione ha una storia secolare. I primi tagliatori fecero la loro apparizione all’inizio del Novecento. La pietra diventò presto l’oggetto del desiderio di mezza Europa. Al suo fascino non resistettero nemmeno il Ticino ed il resto della Svizzera. Fra le costruzioni di maggior pregio citiamo il Palazzo delle Orsoline a Bellinzona, il Palazzo federale a Berna, la sede dell’UEFA a Zurigo, quella amministrativa del CERN a Ginevra e diversi ospedali. C’è tuttora una grande richiesta; il materiale però è rarissimo. Si trova(va?) a Castione e in pochi altri posti.

Faceva gola all’archistar

Persino una celebrità dell’architettura mondiale, come l’inglese David Chipperfield, si era «innamorato» del marmo bianco di Castione. Si mormora che il suo staff abbia fatto negli scorsi anni un sondaggio per capire se la pregiata pietra fosse ancora disponibile, considerando che il sito è inattivo dal 2000. Al britannico serviva per l’ampliamento del museo di arte contemporanea Kunsthaus di Zurigo. L’edificio denominato «Extension», costato oltre 200 milioni, è stato inaugurato negli scorsi mesi dopo un iter durato più di due lustri. Effettivamente i pavimenti della struttura sono in marmo bianco. Non sappiamo, in tutta onestà, la provenienza del materiale, che al mondo è presente in pochi siti.