La domenica del Corriere

La scuola prova a cambiare pelle fra proposte, critiche e ritardi

Su Teleticino un confronto sul grande cantiere dell’insegnamento
©Chiara Zocchetti
Red. Cantone
15.06.2025 20:16

La scuola ticinese si appresta a vivere gli ultimi giorni prima delle vacanze estive. È dunque giunto il tempo di tracciare un bilancio di un settore in perenne trasformazione. Tanti dunque i dossier sul tavolo, affrontati a La domenica del Corriere condotta dal vicedirettore del CdT Gianni Righinetti con Marina Carobbio (direttrice del DECS), Andrea Giudici (UDC), Maddalena Ermotti-Lepori (Centro) e Tiziano Zanetti (PLR). Il primo tema è «fresco» e molto sentito, e cioè l’iniziativa del Centro di vietare i telefonini a scuola. «Verrà lanciata a settembre», premette Ermotti-Lepori, che parla di «vera emergenza educativa». La deputata fa poi degli esempi di altri Paesi che hanno introdotto la misure, come l’Austria. «Lo smatphone è una dipendenza». «Non è questo il tema principale», spiega Giudici, che tuttavia «condivide» la proposta del Centro. «Sono molto preoccupata per l’utilizzo delle nuove tecnologie come telefonini e social da parte dei giovani, un problema che tocca la scuola ma anche le famiglie», sottolinea Carobbio. «C’è già un divieto alle Medie, come deciso dal Parlamento. Stiamo valutando quali sono le buone pratiche per evitare che il telefono venga utilizzato durante le pause o il pranzo». Per Carobbio, «quando c’è una dipendenza di questo tipo è un problema di salute pubblico. L’iniziativa? La affronteremo quando verrà depositata ma come DECS stiamo già lavorando su questo tema». «Sono preoccupato di questa situazione», evidenzia Zanetti, che però si chiede come la scuola abbia messo in pratica quanto stabilito dal Gran Consiglio già nel 2020. «Se il Dipartimento non riesce a metter in pratica le indicazioni emerse, bisogna capire perché». «Il problema è della società e delle famiglie», risponde Carobbio. «Ci si sta chinando sulla questione anche a livello federale». Inoltre, rispetto a quando è stata presa la decisione per le Medie, le tecnologie sono cambiate.

Un altro dossier che riguarda il mondo della scuola è la decisione di posticipare l’insegnamento del tedesco in prima Media. Come mai questo rinvio, chiede Righinetti? «La decisione di anticipare il tedesco è stata presa a fine della scorsa Legislatura», rimarca Carobbio. «Anticipare non significa mettere lì qualche ora in più». Insomma, la novità andava elaborata. Per farlo, si è svolta un’ampia consultazione. «E bisogna anche avere i docenti necessari, circa una ventina», ricorda ancora la direttrice del DECS. «Non ci sono abbastanza insegnanti formati di tedesco», sottolinea Giudici. «Questo porta a dei ritardi. Bisognava prevedere già allora delle contromisure per una lingua molto importante». «C’è una certa preoccupazione», dice invece Zanetti. «Occorrerà non solo avere i docenti, ma un approccio didattico particolare. Si va a influire sul rendimento degli studenti». «Il mio partito era contrario al tedesco già in prima Media», ricorda Ermotti-Lepori. «I ragazzi si trovano con troppe materie, ora ne aggiungiamo una in più. Come si può pensare che ciò migliorerà le cose?». «C’è un problema di carico per gli allievi di scuola media, un problema che va affrontato», spiega Carobbio. «Bisogna riflettere sull’insegnamento delle lingue. Ma l’anticipo del tedesco arriva dal Parlamento e dobbiamo applicarlo».

A proposito di novità: è necessario riformare le scuole Medie? In fondo, sono decenni che non si tocca più questo settore. «L’ultima è stata fatta 50 anni fa», spiega Giudici. «C’è bisogno di una profonda riforma. Le bocciature al liceo, ad esempio, sono importanti». Tra i due ordini scolastici, c’è troppa differenza. «Non possiamo rimanere fermi», aggiunge Zanetti. Anche Ermotti-Lepori si dice d’accordo. «Stiamo lavorando su una nuova legge per la scuola dell’obbligo», spiega da parte sua Carobbio. Intanto si lavora «al superamento del sistema dei livelli». In questo senso, si sta per concludere la sperimentazione. «Nel complesso, però, la scuola ticinese è buona anche nel confronto intercantonale». Una riforma è dunque auspicata da tutto lo spettro politico. E le proposte sul tavolo sono molte. Ora, resta da capire quale direzione prendere.