Valle di Muggio

L'Alpe Loasa cerca guardiani e vuol parlare di più l'italiano

La capanna si prepara a un cambio di gestione – Manterrà la sua identità di luogo aperto dove praticare agricoltura biologica e lasciarsi alle spalle la frenesia urbana – Da rafforzare i legami con il territorio 
©ALPE LOASA
Giuliano Gasperi
06.05.2024 06:00

È la capanna più a Sud della Svizzera italiana, ma nonostante sia così vicina in linea d’aria alla distesa urbana sottostante, che nei decenni è avanzata quasi a voler abbracciare la montagna, l’Alpe Loasa riesce a offrire una via d’uscita a chi vuole staccarsi dalla frenesia della vita moderna. E continuerà ad offrirla anche dopo il cambio di gestione in programma per il prossimo autunno: è la filosofia del rifugio e azienda biologica dove, oltre a godere della pace e della bellezza del luogo, situato a quasi mille metri di altitudine e raggiungibile in un’ora e mezza a piedi da Bruzella, in Valle di Muggio, è possibile fare un’esperienza «immersiva».

Il lavoro non manca

Come racconta Gaia Fortunato, membro della cooperativa che gestisce il ritrovo, «lassù si può trascorrere una vacanza in piccoli o grandi gruppi, ma anche dare una mano in diversi ambiti: fienagione, giardinaggio, lavori edili e altro ancora». Ci sono sei ettari di prato per il fieno, sei e mezzo di pascolo e trenta di bosco e orto, tutti gestiti fin dal 1995 secondo le direttive di Bio Suisse. Insomma, il lavoro non manca. E i comfort ovviamente non sono quelli della distesa urbana sottostante, ma fa tutto parte del «pacchetto» ed è giusto così. «Sull’alpe non c’è una ricezione diretta del telefono cellulare, l’elettricità viene fornita solo dai pannelli solari e non c’è un frigorifero, però si può vivere in modo autosufficiente. In questo modo è davvero possibile staccare la spina dalla routine quotidiana». Per chi diventa guardiano della capanna, invece, quella diventa la nuova vita quotidiana. Nel suo annuncio pubblicato sul sito della struttura, la cooperativa fa sapere di cercare persone con una formazione in agricoltura e un’esperienza nell’agricoltura biologica, capacità organizzativa, abilità artigianale e voglia di coinvolgere i visitatori (che siano occasionali o per un periodo di tempo più lungo) nelle attività dell’alpe.

Connessioni locali

La nuova nevèra. ©ALPE LOASA
La nuova nevèra. ©ALPE LOASA

La maggior parte degli ospiti e dei membri della cooperativa è germanofona, perciò è richiesta la conoscenza del tedesco. È tuttavia ritenuto prezioso anche l’italiano, perché la volontà dell’Alpe Loasa è creare una connessione più forte con il resto del cantone. «Ci farebbe molto piacere se venissero più ticinesi» spiega sempre Fortunato. «Già per l’inaugurazione della nevèra – una costruzione parzialmente interrata dove la neve veniva accumulata e compattata in modo da creare un ambiente fresco dove conservare il latte d’estate, ndr – abbiamo collaborato con il Museo Etnografico e altri enti e personalità della Valle di Muggio: ora vogliamo consolidare questi legami». Detto della volontà di aprirsi di più al Ticino – una traduzione in italiano del sito ufficiale è un passo obbligato in questo senso – e del fatto che l’Alpe Loasa manterrà il suo spirito di fondo, è interessante capire come cambierà la capanna con i futuri gestori – quello attuale è Chrigu Lehmann. «Non posso dirlo con certezza –conclude Fortunato –. Siamo molto aperti alle idee e ai concetti di chi subentrerà. La Loasa è un luogo dove si possono fare e provare tante cose, a patto che queste rispettino la visione di base:quella di un luogo d’incontro, di agricoltura biologica, lavoro e sperimentazione, in cui tutti sono benvenuti per una vacanza o per dare una mano».