Lugano

L'antico studio di Mario Chiattone sarà ristrutturato: poi ci entrerà la Città

Fresco di tutela cantonale quale bene protetto, l’edificio sta per andare sotto i ferri per un intervento conservativo che guarda alle esigenze del probabile futuro inquilino: il Servizio di prossimità di Lugano - Manca solo l’ufficialità - La presidente Silvia Torricelli: «Verrà un gioiellino»
CdT/ Chiara Zocchetti
Federico Storni
08.05.2024 06:00

Negli ultimi anni appariva un po’ negletto, ma non mancava di incuriosire chi percorreva via Frasca, una laterale di Corso Elvezia. L’ampio piazzale oggi adibito a parcheggio inquadra quello che è praticamente l’unico edificio basso dell’intera zona, tanto da apparire un po’ incongruo. Ma la facciata principale con i suoi finti capitelli e la scritta in latino lasciano intuire che quell’edificio era – è – qualcosa in più. E infatti. Lo scorso anno il Consiglio di Stato lo ha inserito nei beni tutelati a livello cantonale e ora la Fondazione che ne è proprietaria intende restaurarlo e riportarlo agli antichi fasti. La domanda di costruzione è in pubblicazione in questi giorni ed è particolarmente esaustiva: vi si trova ad esempio una dettagliata relazione storico-conoscitiva e valutativa dello studioso e professore Pier Giorgio Gerosa. Parliamo dello studio dell’architetto ticinese Mario Chiattone (1891-1957), costruito da lui stesso nel 1926. E chissà che non si riuscirà a festeggiarne il centenario con un’inaugurazione con i nuovi inquilini. Il restauro è infatti stato concepito con l’intenzione di dare un uso pubblico all’edificio. Di più: sarà probabilmente la nuova casa del Servizio di prossimità della Città di Lugano.

Rilevanza storica e artistica

L’importanza artistica e storiografica dello studio nella vita e nella carriera di Chiattone è illustrata da Gerosa – che di Chiattone è uno dei massimi esperti – nella sua relazione: «Lo studio è la sua prima opera significativa dopo il suo rientro definitivo a Lugano a seguito dell’infelice esperienza lucernese. Esso illustra la sua prima stagione creativa luganese caratterizzata dalla rivisitazione inquieta del linguaggio classico dell’architettura. Come edificio di sua proprietà e destinato al suo uso fa anche parte di una categoria di opere oltremodo particolari per la storia dell’architettura in generale, quelle in cui le idee dell’architetto possono esprimersi liberamente assumendo anche il carattere di manifesto». Inoltre lo studio «resta uno dei rari edifici dell’architetto Chiattone conservati nello stato quasi originario».

Il progetto di restauro è quindi conservativo e la relazione di Gerosa era tesa anche a capire cosa avesse in mente l’architetto al momento di costruire l’edificio (non sempre è stato possibile, o facile). Le forme dell’edificio non cambieranno, dunque, e le decorazioni sulle facciate e interne verranno mantenute. Sarà inoltre valorizzato il piazzale di fronte all’entrata principale, che oggi è una distesa d’asfalto che ospita una decina di auto. L’intenzione è diminuire gli stalli e dotare lo spiazzo – la quinta facciata – di una pavimentazione esteticamente più piacevole.

Un investimento importante

«Verrà un gioiellino», dice da noi raggiunta Silvia Torricelli, presidente della Fondazione Gabriele Chiattone, proprietaria dell’immobile. Oggi l’edificio è sfitto dopo che il suo ultimo occupante – una copisteria – l’ha lasciato in cerca di spazi più grandi. Difficile se non impossibile riaffittarlo nelle condizioni attuali, da cui la decisione di restaurarlo; una procedura resa più complicata dal riconoscimento della tutela a livello cantonale (è anche per questo che fra la documentazione vi è la ricerca storica di Gerosa). In tempi recenti vi sono stati diversi contatti con potenziali inquilini, fra cui uno studio d’architettura, ma alla fine la Fondazione ha optato per una destinazione a uso pubblico: «Siamo stati contattati dalla Città, che cercava una nuova sede per il proprio servizio di prossimità. Allo stato attuale non abbiamo ancora firmato alcun contratto d’affitto o altro, ma gli spazi verranno ristrutturati in funzione delle loro esigenze». Sembrerebbe dunque mancare solo l’ufficialità: «Siamo contenti di poter mettere a disposizione della città questo stabile prestigioso». Una scelta che peraltro ha complicato ulteriormente il progetto di restauro: «Non è stato facile coniugare le esigenze dell’Ufficio beni culturali con quelle di un edificio a uso pubblico, quali la garanzia d’accesso ai disabili».

Problemi che in ogni caso sono stati risolti, da cui la domanda di costruzione in pubblicazione. Ricorsi permettendo, l’avvio dei lavori dovrebbe essere abbastanza rapido perché, contrariamente a quanto può accadere in queste situazioni, i soldi per fare i lavori – che si stima costeranno oltre un milione mezzo - ci sono. Come spiega Torricelli la Fondazione dispone di un patrimonio importante frutto della vendita di due edifici già appartenuti alla famiglia Chiattone nell’area oltre una decina d’anni fa. I lavori in questo senso non intaccheranno le normali elargizioni benefiche fatte dalla Fondazione, che si attestano a circa 150.000 franchi l’anno. Lo scopo della Fondazione è l’«aiuto alla gioventù bisognosa di educazione fisica e psichica speciale, direttamente o tramite istituzioni benefiche che perseguono analoghi scopi». In questo senso, sottolinea Torricelli, destinare in affitto lo studio Chiattone al Servizio di prossimità ha il bonus aggiunto di essere in linea con gli scopi della Fondazione.

In questo articolo: