Il caso

Lassù dove i terremoti fanno meno paura

Bedretto: nel cuore della montagna stanno entrando nel vivo gli esperimenti condotti dal Poli di Zurigo - Promettenti anche i dati sull'energia geotermica: presto un progetto pilota pure in Ticino?
Ricercatori al lavoro nel tunnel in disuso. © Bedretto Lab
Alan Del Don
29.08.2022 06:00

Lassù, a 1.400 metri di altitudine, il cuore della montagna emana calore. Il mondo intero guarda a Bedretto, dove il Politecnico di Zurigo sta studiando le risorse energetiche della geotermia nel vecchio cunicolo di servizio (in disuso da quarant’anni, è lungo poco più di 5 chilometri) di proprietà della Matterhorn Gotthard Bahn. I test, entrati nel vivo nella primavera 2019, sono decisamente promettenti. I lavori della fase 2 del progetto «Valter» - che in giugno e luglio si sono concentrati sulle cosiddette stimolazioni sperimentali - sono appena ripresi.

In queste settimane i ricercatori, oltre ad andare meritatamente in vacanza, si stanno concentrando sull’analisi dei numerosi dati raccolti. Il team è particolarmente «interessato a comprendere meglio i piccoli terremoti indotti che si sono verificati all’interno del giacimento e più lontano. Questi eventi erano attesi ma esplorare il loro verificarsi in modo dettagliato è esattamente ciò che serve per far progredire la nostra comprensione del comportamento del sottosulo profondo quando viene stimolato nel contesto di un giacimento geotermico», si legge in una nota pubblicata di recente sul sito Internet del Bedretto Lab.

Miglioramenti nella fisica

Quello dei movimenti tellurici, d’altronde, sarà un tema che finirà sotto la lente degli studiosi del Poli nei prossimi anni. Attraverso il progetto denominato «Fear» (Fault Activation and Earthquake Rupture) si vuole capire «come si scatenano e si arrestano i terremoti modificando lo stress sulle faglie usando iniezioni di acqua per provocare dei piccoli» sismi non dannosi (ossia fino a 1 grado di magnitudo). Le scoperte - prosegue il bollettino informativo inviato negli scorsi giorni alla popolazione del Comune altoleventinese - miglioreranno «la comprensione della fisica delle rotture sismiche» e contribuiranno a poter prevedere con viepiù largo anticipo i terremoti.

I test tuttora in corso verranno replicati all’inizio del 2023. Occorrerà una rete ancora più fitta in grado di rilevare anche gli eventi picosismici (come vengono chiamati in gergo, essendo di magnitudo fino a -6) più piccoli. Gli studi sono condotti dall’ateneo zurighese in collaborazione con l’università di Aquisgrana in Germania e con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. I finanziamenti sono invece garantiti dal Consiglio europeo della ricerca.

Un settembre denso di test

Parallelamente alla fisica dei terremoti, i collaboratori del Bedretto Lab si stanno focalizzando sulle ricerche sull’energia geotermica (il progetto «Valter»). A questo proposito, sino a fine settembre, si procederà con una campagna di stimolazione più approfondita durante la quale si «prevede di osservare nuovi numerosi eventi di grado pico e nanosismico. Oltre a essere necessari per creare il giacimento, questi rappresentano una ricca fonte di informazioni sulla sua evoluzione». Ovviamente gli esperimenti saranno monitorati dai sismologi e qualora si dovessero raggiungere i livelli di magnitudo o di vibrazione predefiniti come soglia di sicurezza, i test verrebbero immediatamente interrotti.

L’esempio da seguire

La speranza dei ricercatori è quella di ottenere informazioni e dati sulla progettazione di un giacimento «di scala significativa per l’applicazione nel mondo reale: ne è un esempio il progetto geotermico in programma nella zona di Haute-Sorne». Nel Comune di 6.000 abitanti o poco più nel distretto di Delémont il Governo giurassiano mira a concretizzare un’iniziativa pilota per la produzione di elettricità dall’energia geotermica.

Calore dalle rocce

Il Governo del Canton Giura ci crede. A tal punto che, alla fine di giugno, ha sottoscritto una convenzione con Geo-Energie Suisse SA. Attraverso il progetto pilota di Haute-Sorne ben 6.000 famiglie riceveranno l’elettricità prodotta dal calore estratto dalle rocce. Ma è altresì da considerare un apripista, seguito con molto interesse anche dal Consiglio federale che è pronto ad investire in questa tecnologia.